BOLOGNA - «Questo racconto parte dalla fine, da un pianto liberatorio, se vogliamo arrabbiato, del piccolo, che ha permesso a me e ai suoi genitori di tirare un sospiro di sollievo dopo 15 minuti veramente impegnativi».
DANIELE CELIN, INFERMIERE DEL 118 SALVA LA VITA AL PICCOLO PATRICK DI 2 ANNI Minuti di terrore per mamma Stefania e...
Pubblicato da Ordine delle Professioni Infermieristiche Bologna su Sabato 2 gennaio 2021
L'angelo
La storia, raccontata dal Resto del Carlino, è accaduta la sera dell'antivigilia di Natale a Bologna. Una giovane coppia, Stefania e Michele, sta preparando la cena, una pizza fatta in casa. Il bimbo, due anni, chiede un pezzetto di mozzarella ma, poco dopo averlo ingerito, comincia a non respirare più. Decisiva la prontezza dei due genitori di telefonare immediatamente il 118 ma anche la professionalità dell'infermiere Daniele, un «angelo» a distanza che con la coppia instaura un rapporto di fiducia determinante. Grazie al quale non è mai persa lucidità anche se in un momento di forte ansia per il bambino. «Serviva un massaggio cardiaco - spiega l'infermiere - così ho iniziato a dare alla signora le prime indicazioni ma senza però poter vedere i loro movimenti e tutto era molto più difficile».
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L'immagine nello schermo
Così Daniele decide di proporre l'uso di 'FlagMiì, un'applicazione medica utilizzata da poco più di un anno da Emilia-Romagna e Piemonte, che consente, attraverso lo smartphone, di migliorare i tempi e la qualità dell'intervento dell'operatore 118 che può controllare tutto, in diretta video, seduto dalla centrale operativa. Daniele invia al cellulare della madre un sms; accettate le richieste di privacy (il videointervento è registrato dalla centrale operativa) si attiva la videocamera e Daniele può guidare coi suoi occhi il padre del piccolo nella rianimazione.
Il quarto d'ora più lungo, forse, nella vita di questa coppia, durante il quale - racconta l'infermiere «il piccolo, incosciente, è stato rianimato dai genitori in base alle istruzioni che gli impartivo». E soprattutto, aggiunge, nel frattempo «i colleghi dall'altro capo della centrale si occupavano dell'invio dei mezzi, ambulanza e automedica. Ô una catena che non si è mai fermata». Un particolare che ha colpito l'infermiere, «il rapporto di fiducia che si è creato con i genitori: non hanno mai dubitato di niente, hanno sempre fatto tutto quello che gli veniva chiesto» aiutando a non perdere tempo prezioso. Senza quei 15 minuti di rianimazione guidata, le probabilità di salvezza sarebbero state poche. Il bimbo ora sta bene. La sera del 23 dicembre è stato ricoverato in rianimazione al Policlinico Sant'Orsola, operato e poi dimesso dopo qualche giorno.