Imprenditore sequestrato, Tamara Pisnoli: «Ma quali minacce, stavo scherzando»

Mercoledì 3 Dicembre 2014 di Sara Menafra
Imprenditore sequestrato, Tamara Pisnoli: «Ma quali minacce, stavo scherzando»
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E’ chiusa nel suo grande attico con vista sull’hinterland romano, in attesa di poter parlare col giudice delle indagini preliminari, Giuseppina Guglielmi, e raccontare la sua verità sull’accusa di estorsione e sequestro di persona che rischia di rovinarle la vita dorata che, dice ora, è stata anche la causa di tante sfortune. «SI SONO APPROFITTATI»

Tamara Pisnoli, ex moglie del calciatore Daniele De Rossi e al momento fidanzata con l’imprenditore Arnaud Mimran (lo stesso che ieri, per esprimerle vicinanza, ha pubblicato su Instagram una foto di loro due in manette) vedrà il magistrato venerdì mattina, accompagnata dal suo avvocato di fiducia Cesare Placanica. Nel frattempo, però, ha già spiegato la sua versione dei fatti. A cominciare dalla preoccupazione per Gaia, la bambina di nove anni avuta con il calciatore giallorosso: «Non farei mai qualcosa che potesse metterla in pericolo, la verità è che si sono approfittati di me». La giovane si dice disposta a spiegare tutte le accuse che le sono state attribuite.



A cominciare dalla frase di minaccia all’imprenditore Ieffi che rifiutava di restituirle i soldi per l’impianto fotovoltaico che le aveva venduto (dopo essersi lasciata con Manuel Milano, anche lui indagato, Tamara voleva ritirarsi dall’affare). «Sai quanto ce metto a fa ammazza’ ’na persona? Basta che metto 10mila euro in mano a un albanese? Non che metto niente!», è la frase che ha raccontato l’imprenditore. Ma Tamara ha spiegato a chi ha potuto parlarle in queste prime ore: «Era una battuta, una provocazione. Spiegavo solo che quelle reazioni violente sono a basso costo, ma proprio per dire che non mi interessano». La sua principale colpa è essersi fidata del fidanzato di un anno fa, Manuel Milano. E aver chiesto di uscire dall’affare che quest’ultimo le aveva proposto. Non saprebbe nulla, quindi, né del fatto che il prezzo nel frattempo sarebbe lievitato da 85mila a 150mila euro, né di come avrebbero costretto Ieffi a restituirli.



«TI AIUTO IO»

Non sarà facile dimostrare che Tamara non sapeva dei metodi a dir poco spicci con cui era stato trattato l’imprenditore Ieffi. Anche perché le celle telefoniche danno la sua presenza per quell’ora del 17 luglio 2013 proprio nella zona del suo appartamento. E’ vero però che lo stesso Ieffi poteva contare su appoggi pesanti negli ambienti della malavita romana. Il suo braccio destro Yuri Agostinis, subito dopo l’aggressione, propone di rispondere per le rime, ma Ieffi che sa di essere intercettato avrebbe cercato di mandare dei segnali agli investigatori. Agostinis: «Senti un attimo, quella pratica tua con... gli uomini che erano li al 20% al mese... se vuoi risolverla, ti presento uno che te la risolve in tre secondi»; Ieffi: «Ah guarda, io guarda, sinceramente la... la persona migliore che me la può risolvere èèè.... è i Carabinieri a cui ho fatto denuncia, che mi ascoltano... che questo telefono, come tutti i miei telefoni sto sotto controllo».



Non solo.
Ieffi, aveva come socio in alcuni affari anche Fabio Pacassoni, è «indagato nel procedimento penale iscritto a carico di Carmine Fasciani e del suo “clan ”». Subito dopo l’aggressione subita da Ieffi anche Pacassoni si mette a disposizione: «A stretto giro, con l’sms delle ore 15.26 del 26.7.2013, gli rispondeva “La persona che ti ha fatto il regalo in testa”, lasciando, quindi, intendere di conoscere anche i responsabili dell’azione illecita in danno dello Ieffi e le modalità con le quali questa era stata posta in essere».
Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 10:41

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