Gianluca Ciardelli, il giornalista che uccise la moglie a Roma assolto per infermità mentale. «Incapace di intendere e di volere»

Dovrà trascorrere 15 anni in una Rems. Questa la sentenza emessa dalla Prima Corte d'Assise di Roma

Lunedì 4 Dicembre 2023
Il giornalista che uccise la moglie assolto per infermità mentale. «Incapace di intendere e di volere»

Gianluca Ciardelli, 63enne giornalista e autore di programmi, è stato assolto per incapacità di intendere e di volere e dovrà trascorrere 15 anni in una Rems. Questa la sentenza emessa dalla Prima Corte d'Assise di Roma nei confronti dell'uomo che nel maggio del 2021 uccise la moglie in casa, a Roma. Lorella Tomei fu colpita con un corpo contundente e quando arrivarono i carabinieri in casa, nel quartiere Balduina, trovarono l'uomo sul letto, accanto al cadavere della donna, a leggere un libro. «Da rappresentante dell'accusa, a fronte di un efferato delitto come questo avrei chiesto il massimo della pena ma in questo caso l'atto è stato commesso in stato di incapacità di intendere e di volere del soggetto come emerso sin dal primo intervento della polizia giudiziaria sul posto e come confermato poi dalle perizie», ha detto in aula il pm Antonio Verdi.

La «totale incapacità di intendere e di volere al momento del fatto» era emersa anche dalla perizia disposta dal tribunale.

La perizia

«Totale incapacità di intendere e di volere al momento del fatto», era stato il risultato della perizia effettuata dai medici legali, Vittorio Fineschi e Rolando Paterniti, nei confronti di Gianluca Ciardelli. I due periti nominati dai giudici della Corte d'Assise davanti ai quali è in corso il processo, il 22 novembre scorso hanno illustrato le conclusioni dell'attività svolta sull'imputato. «Siamo in presenza di un soggetto affetto da una grave forma di disturbo bipolare maniacale - hanno spiegato in aula -. La sua è stata una lunga storica clinica, il suo è un disturbo dell'umore gravissimo».

«Il suo tentativo di occultamento degli oggetti utilizzati per colpire la signora furono grotteschi e maldestri - hanno aggiunto i periti -. I resti dei cocci in ceramica furono gettati in una busta dell'immondizia. Stessa cosa può dirsi per quanto riguarda le macchie di sangue: utilizzò della candeggina che non produce effetti in questo senso». I due specialisti hanno spiegato che al momento del fatto l'imputato era «privo di copertura farmacologica, anche al suo psichiatra aveva mentito affermando che stava continuando ad assumere i farmaci per la sua grave patologia. «Resta l'alta pericolosità sociale». 

Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 11:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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