Roma, bimbo americano resta sul bus: l'autista lo riporta ai genitori. «Era curvo su se stesso e con gli occhi pieni di lacrime»

"Ho provato a tranquillizzarlo, anche mostrandogli le foto di mio figlio che avevo sul cellulare", racconta Daniele D'Ortenzi

Domenica 7 Gennaio 2024 di Luisa Urbani
Roma, bimbo americano resta sul bus: l'autista lo riporta ai genitori. «Era curvo su se stesso e con gli occhi pieni di lacrime»

«L'ho visto lì, era seduto, curvo su se stesso e con gli occhi pieni di lacrime. In silenzio e palesemente terrorizzato. Appena ho potuto mi sono fermato e l'ho portato nel gabbiotto per tenerlo vicino a me». Un gesto che, a detta sua, avrebbe compiuto chiunque. Ma quello che ha fatto Daniele D'Ortenzi, da 15 anni alla guida degli autobus Atac non è affatto scontato. Anzi. È la mattina del 31 dicembre, nella Capitale c'è folla ovunque tra turisti e romani alle prese con gli ultimi preparativi per Capodanno. Sui mezzi è ancora peggio. Daniele è in servizio sull'autobus 30 quando a un certo punto riceve una telefonata dalla centrale. «Mi dicono racconta l'autista 43enne che a bordo del mio autobus c'è un bambino americano di 8 anni che era stato dimenticato dai genitori a bordo. In quel momento c'erano molte persone sul bus, ma sono riuscito a identificarlo facilmente. Così, alla prima fermata, ho spento l'autobus e sono andato ad assisterlo». Cimentandosi con l'inglese, D'Ortenzi ha spiegato tutto al piccolo turista. «Ho provato a tranquillizzarlo, anche mostrandogli le foto di mio figlio che avevo sul cellulare.

I due bimbi hanno la stessa età. Per farlo sentire a suo agio - prosegue - gli ho detto di mettersi vicino a me finché non fossimo arrivati al capolinea dove a breve l'avrebbe raggiunto il padre» che nel frattempo era a bordo di un altro 30, quello guidato da Maurizio Sisto, l'altro "angelo custode" della storia.

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L'ANGOSCIA DEL PADRE

«Alla fermata di via Marco Polo - spiega Sisto - sale un uomo straniero molto agitato e si avvicina subito a me. Usando il traduttore del cellulare e parlando inglese cerca di dirmi che ha dimenticato suo figlio su un bus sempre della linea 30. Ed è lì che io allora ho subito chiamato la centrale dicendogli di avvertire il collega che stava guidando la vettura "davanti" alla mia». I due autobus, uno con a bordo il padre del bimbo e uno con il piccolo, viaggiavano sulla stessa tratta, ma a circa 15 minuti di distanza. «Fatte le dovute telefonate - prosegue Sisto - ho detto al signore che erano stati avvertiti tutti e che il figlio lo aspettava al capolinea insieme al mio collega e ai carabinieri, che nel frattempo erano stati allertati». La madre del bambino, infatti, mentre suo padre cercava di farsi aiutare dagli autisti, aveva segnalato l'emergenza al 112 spiegando che tutta la famiglia era scesa alla fermata Piramide, dimenticando però uno dei 7 figli a bordo dell'autobus che procedeva in direzione Laurentina.
E così, poco dopo, grazie anche ai carabinieri del Nucleo Radiomobile l'incubo del piccolo e della sua famiglia è finito.

IL LIETO FINE

«Una volta che si sono ricongiunti raccontano i due autisti sia il padre che il piccolo, giustamente, si sono tranquillizzati. Il bimbo, ancora un po' turbato ci ha sorriso e per salutarci ha battuto il cinque. Il signore, invece, cercando di farsi capire ci ha ringraziati un'infinità di volte. Una sorta di "Mamma ho perso l'aereo" in versione romana che, anche in questo caso, è finita nel migliore dei modi.

Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 08:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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