Cadavere carbonizzato a Milano, il gip: «Hanno ucciso per futili motivi, devono restare in carcere»

Mercoledì 3 Aprile 2019 di Claudia Guasco
Cadavere carbonizzato a Milano, il gip: «Hanno ucciso per futili motivi, devono restare in carcere»

MILANO «Hanno ucciso per futili motivi dopo una banale lite, devono restare in carcere». Lo ha deciso il gip Manuela Scudieri, che ha convalidato i fermi due colombiani, uno di ventuno anni accusato di omicidio aggravato dalla crudeltà e l’altro di trentotto anni accusato di soppressione e vilipendio di cadavere, fermati nei giorni scorsi nell’inchiesta della procura di Milano sul corpo mutilato e carbonizzato trovato sabato scorso vicino ad un gabbiotto di rifiuti nel quartiere Bovisasca. Un terzo colombiano, anche lui ventunenne, è stato fermato martedì in Francia, vicino a Parigi, e dovrà essere estradato in Italia.

IL CORPO NEL TROLLEY
Il pm Paolo Storari, nella richiesta di custodia in carcere per i primi due fermati accolta dal giudice, ha evidenziato per i due i pericoli di reiterazione del reato, fuga e inquinamento probatorio.

Gli inquirenti sono finalmente riusciti a dare un nome alla vittima, ventenne colombiano, anche se sono in attesa degli ultimi riscontri per la certezza. Il giovane, stando a quanto ricostruito finora, è stato ucciso dopo una lite durante una grigliata in giardino nell’appartamento di via Carlo Carrà del trentottenne. Quest’ultimo è in carcere con l’accusa di aver aiutato i due ventunenni - accusati, invece, di averlo ammazzato a coltellate - a fare a pezzi il cadavere con un’accetta. Il corpo è stato poi dato alle fiamme in via Cascina dei prati, dove è stato trasportato con un carrello dopo essere stato rinchiuso in un trolley, per provare a distruggere le prove. Stando alle indagini, alla festa nella casa hanno partecipato otto persone, tutte sudamericane, ma a uccidere l’ospite arrivato a Milano da pochi giorni sarebbero stati i due coetanei.
 

GLI INTERROGATORI
Il movente non è stato ancora definitivamente accertato, ma gli inquirenti lo hanno ricondotto a «futili motivi» dovuti a vecchie ruggini risalenti a quando i giovani vivevano in Colombia. E hanno escluso, invece, contrasti nel mondo del narcotraffico o delle gang latinoamericane. Gli investigatori sono ancora al lavoro per definire con precisione i ruoli nell’omicidio e nella distruzione del cadavere mentre, da quanto si è saputo, l’identità della vittima è stata accertata, anche se mancano ancora elementi per la conferma definitiva. Negli interrogatori di ieri, intanto, il ventunenne accusato dell’omicidio ha provato a scaricare le responsabilità su altri, mentre il trentottenne si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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