MILANO «Hanno ucciso per futili motivi dopo una banale lite, devono restare in carcere». Lo ha deciso il gip Manuela Scudieri, che ha convalidato i fermi due colombiani, uno di ventuno anni accusato di omicidio aggravato dalla crudeltà e l’altro di trentotto anni accusato di soppressione e vilipendio di cadavere, fermati nei giorni scorsi nell’inchiesta della procura di Milano sul corpo mutilato e carbonizzato trovato sabato scorso vicino ad un gabbiotto di rifiuti nel quartiere Bovisasca. Un terzo colombiano, anche lui ventunenne, è stato fermato martedì in Francia, vicino a Parigi, e dovrà essere estradato in Italia.
IL CORPO NEL TROLLEY
Il pm Paolo Storari, nella richiesta di custodia in carcere per i primi due fermati accolta dal giudice, ha evidenziato per i due i pericoli di reiterazione del reato, fuga e inquinamento probatorio.
GLI INTERROGATORI
Il movente non è stato ancora definitivamente accertato, ma gli inquirenti lo hanno ricondotto a «futili motivi» dovuti a vecchie ruggini risalenti a quando i giovani vivevano in Colombia. E hanno escluso, invece, contrasti nel mondo del narcotraffico o delle gang latinoamericane. Gli investigatori sono ancora al lavoro per definire con precisione i ruoli nell’omicidio e nella distruzione del cadavere mentre, da quanto si è saputo, l’identità della vittima è stata accertata, anche se mancano ancora elementi per la conferma definitiva. Negli interrogatori di ieri, intanto, il ventunenne accusato dell’omicidio ha provato a scaricare le responsabilità su altri, mentre il trentottenne si è avvalso della facoltà di non rispondere.