Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Venezia 77 giorno 2
Dolori, massacri e il gioiello di Pedro e Tilda

Venerdì 4 Settembre 2020
E dopo tante chiacchiere su una Mostra che mai è stata così e speriamo non sia nemmeno più così, si comincia. Primo giorno: dolori e massacri. Come si conviene ai festival. Primi film in Concorso, prime donne (rigorosamente staccato), nell’edizione in cui Barbera non verrà rimproverato di essere maschilista. “Quo vadis, Aida?” della bosniaca Jasmila Žbanić ci porta dentro una delle pagine più tragiche della recente storia: il genocidio di Srebenica, luogo diventato simbolo dell’efferata guerra che ha dilaniato l’ex Jugoslavia. Aida è l’interprete che lavora con le truppe dell’Onu in loco, nel momento in cui il generale Mladic (successivamente condannato all’ergastolo a L’Aia) irrompe in città e, nonostante sia protetta dalle forze olandesi dell’Onu, compie l’orribile massacro. Seguiamo Aida (una Jasna Đuričić efficace che potrebbe anche trovare qualche segnale positivo dalla giuria) quando tenta, invano come purtroppo è noto, di salvare il marito e i due figli, dalle fasi di entrata nel rifugio dell’Onu fino al (finto) trasporto della popolazione in un posto sicuro. La nota più interessante del film è la dimostrazione dell’impotenza delle Nazioni Unite e la loro responsabilità, vista la loro incapacità a creare ostacoli, se non blandamente diplomatici, con Mladic. Žbanić punta sull’effetto numeroso della massa per creare tensione ed emozione, pur nella vicenda privata, e dimostra come oggi sia difficile parlare di una guerra ancora troppo recente, tanto assurda quanto crudele, senza schierare in campo i buoni e i cattivissimi, dove forse la realtà è stata più complessa. Una guerra insensata vista al femminile davanti a un fatto storicamente chiarissimo, dove ogni dialettica tra bene e male cessa. Ma al netto di tale lettura, lo stile è piuttosto grezzo e frontale, anche nella marcata similitudine con le deportazioni naziste. Sono comunque film che spesso si definiscono, e lo sono, necessari. Voto: 6.
Meno utile e soprattutto meno indispensabile in Concorso è “Amants” della francese Nicole Garcia che gioca sul maledettismo di una coppia giovane: a Parigi Simon procura la droga ad amici, finché uno di questi ci resta. Scappa senza lasciare traccia e la sua ragazza Lisa cede alle lusinghe di un agiato uomo svizzero più maturo, che sposa. Tre anni dopo, in un viaggio in Madagascar alla ricerca di un bambino da adottare, Lisa ritrova casualmente Simon, che fa l’operatore turistico. I due diventano così amanti e a Ginevra dove il trio si sposta successivamente, Simon e Lisa tentano di nuovo di tornare insieme. Né thriller, né noir, ma banalmente cupa eco di codici narrativi consumati, dove corpi e atmosfere finiscono inghiottiti da una sceneggiatura che predilige casualità e stupidaggini (Simon cuoco che diventa autista in un secondo, per dirne una), senza mai creare tensione, nemmeno nello scontro tra i due uomini. Voto: 4.

Lezione di classe da Tilda Swinton e Pedro Almodóvar nel cortometraggio (30’) “The human voice”, rielaborazione personale del regista spagnolo della celebre pièce di Jean Cocteau e sulle orme di Anna Magnani (e Rossellini), tra sfavillanti colori e originali titoli di testa di utensileria d’autore, colpi d’ascia e smascheramento della teatralità (e del cinema): un piccolo gioiello. Voto: 7,5.
Infine massacri per fortuna finzionali in “Night in paradise” (Fuori concorso) del coreano Park Hoon-jung, ferocissima resa di conti tra bande rivali, tra temporali di pallottole, parentesi quasi comiche e il romanticismo di un amore impossibile, dove si trovano tracce di Kitano. Voto: 6,5.
 
Ultimo aggiornamento: 07:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA