Ucraina, Stati Uniti e Russia trattano per la pace ma l’inviato Onu fugge dalla Crimea

Giovedì 6 Marzo 2014 di Francesca Pierantozzi
Ucraina, Stati Uniti e Russia trattano per la pace ma l’inviato Onu fugge dalla Crimea
PARIGI - Vista dalla terrazza soleggiata dell'Eliseo la crisi in Ucraina sembra andare verso la distensione. L'americano John Kerry e il russo Sergei Lavrov hanno discusso ieri pomeriggio davanti a un caffè: Kerry ha spinto per un dialogo diretto tra Russia e Ucraina, Lavrov ha preso tempo, sembrava non voler incontrare il collega ucraino Andrei Dishizia, anche se ieri sera si trovavano entrambi al Quai d'Orsay. Se in Crimea la tensione resta alta, a Parigi, ieri crocevia diplomatico, le parole d'ordine sono state: dialogo, soluzione pacifica, gruppo di contatto, stop all’escalation.



OSPITI DI HOLLANDE

L’appuntamento parigino era fissato da tempo per una riunione internazionale sul Libano, ma l’ordine del giorno per i ministri di Italia, Gran Bretagna, Germania e il segretario di Stato Usa, tutti ospiti di François Hollande, si è spostato inevitabilmente sull’Ucraina. La data non poteva essere più strategica, alla vigilia della riunione straordinaria di Bruxelles in cui si potrebbero decidere sanzioni contro Mosca. Martedì sera, l'invito di venire a Parigi è stato esteso anche al ministro degli Esteri ucraino Andrei Dishizia. «Non vogliamo combattere i Russi - ha detto Dishizia - vogliamo mantenere un buon dialogo, buone relazioni con il popolo russo. Apprezziamo tutti i contatti possibili».



L’INCONTRO E IL PIANO

Il contatto con Lavrov, però non è facile. Nel pomeriggio Dishizia era pronto a tornare a Kiev davanti al no del collega russo a un colloquio diretto, poi i diplomatici americani lo hanno convinto a restare. Alla fine il Quai d'Orsay, sede del ministero degli Esteri francese, è sembrato un terreno abbastanza neutro per un primo approccio diplomatico diretto. La via diplomatica a Parigi si è allargata anche con un possibile piano franco-tedesco annunciato dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, che dovrebbe prevedere un governo di unione a Kiev, il ritiro dei russi, la dissoluzione di milizie estremiste ucraine, l’applicazione della costituzione del 2004 e l'organizzazione di elezioni presidenziali. «Mi sembra che la strada del dialogo sia e resti aperta» ha confermato la ministra degli Esteri italiana Federica Mogherini, secondo la quale questa mattina a Bruxelles «si capirà se la strada del dialogo» è ancora percorribile «o se l’Unione dovrà cominciare a considerare misure mirate». La comunità internazionale sta lavorando alla «creazione di un gruppo di contatto a cui potrebbero partecipare sia Mosca che Kiev».



LA TENSIONE

In Ucraina la tensione resta però alta. Le forze russe hanno preso ieri il controllo parziale di due basi missilistiche in Crimea, mentre l'inviato dell'Onu in Ucraina, Robert Serry, è stato costretto a rinunciare alla sua missione e a lasciare la regione dopo essere stato fermato e minacciato da una quindicina di uomini armati, che hanno assaltato il veicolo in cui si trovava. Anche gli Stati Uniti mantengono alto lo stato d’allerta. Ieri il segretario alla Difesa Chuck Hagel ha annunciato che gli Usa stanno rafforzando la cooperazione con gli alleati europei, in particolare con «l’intensificazione delle esercitazioni congiunte attraverso il nostro distaccamento aereo in Polonia e l'aumento della nostra partecipazione alle missioni di pattugliamento aereo della Nato» nei Paesi baltici. Da Bruxelles, anche la Nato ha deciso di rafforzare la cooperazione con l'Ucraina e di «riesaminare quella con la Russia».



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