Strage in caserma/ Indagini puntate sulle
reticenze dell'appuntato in un processo

Martedì 2 Ottobre 2012
Antonino Zingale e scene di disperazione davanti alla caserma di Porto Viro
ROVIGO - nel rapporto interpersonale la pista maggiormente battuta per chiarire il raptus omicida che ha portato l'appuntato Renato Addario, 50 anni, a uccidere ieri pomeriggio nel cortile della stazione dei carabinieri di Porto Viro il suo comandante, il maresciallo Antonino Zingale, 49, e la moglie di questi, Ginetta Giraldo, 51, prima di togliersi la vita con la pistola d'ordinanza. Non è stata ancora fissata la data dei funerali per le tre vittime che potrebbero celebrarsi a fine settimana. Prima il magistrato disporrà l'autopsia, probabilmente entro dopodomani.



Scartata la pista passionale, gli investigatori, coordinati dal pm rodigino Stefano Longhi, stanno cercando di scoprire la molla che ha fatto scattare una soluzione così estrema. Tra le varie ipotesi, trova spazio quella dei rapporti tra i due. Rapporti, che in linea di semplice ipotesi di lavoro, potrebbero essersi incrinati dopo la testimonianza di Addario nel processo che vedeva il maresciallo accusato di molestie per presunti tentativi di baci denunciati da una donna, che però si è concluso a fine gennaio scorso con la piena assoluzione del sottufficiale "perché il fatto non sussiste". In quell'occasione l'appuntato avrebbe forse tenuto un atteggiamento diverso da quello che ci si sarebbe potuto aspettare, non difendendo pienamente il suo comandante, sfilandosi dalla testimonianza con dei "non so".



Da quel giorno qualcosa potrebbe essere cambiato e certe tensioni, che sono naturali in un ambito lavorativo, si sarebbero acuite, seppure in modo quasi impercettibile all'esterno. Nessuno tra i militari della caserma avrebbe notato l'incrinatura, né l'appuntato lo avrebbe dichiarato apertamente, né si sarebbe confidato con la moglie, verso la quale avrebbe tenuto un comportamento riservato, non entrando mai in questioni personali relative al lavoro.



Maresciallo e appuntato si conoscevano da 14 anni, lavorando fianco a fianco e mai erano emersi screzi evidenti, né tantomeno discussioni con toni aspri o ad alta voce. Zingale era un militare deciso, dal carattere definito burbero, ma accomodante. Addario invece era un riservato e introverso. Forse il mancato saluto, qualche volta, del suo comandante, uno sguardo un po' sfuggente, un permesso negato o una battuta di troppo, che in una situazione diversa non avrebbe pesato, potrebbero invece essere stati macigni per lo spirito introverso di Addario.



Anche la moglie del maresciallo potrebbe essere stata vista, forse per le posizioni assunte a difesa del marito, come un "avversario". Una situazione di malessere velata di cui nessuno in caserma si sarebbe accorto, né tra i commilitoni né nella comunità di Porto Viro, dove le tre vittime avevano scelto di vivere.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 20:53