Strage in caserma/ «Forse mio fratello è
un saggio che si è fatto giustizia da solo»

Giovedì 4 Ottobre 2012 di Giuseppe Pietrobelli
Il maresciallo Antonino Zingale e la moglie Ginetta Giraldo
ROVIGO - Renato era martirizzato dal maresciallo... E avevano voluto fargli dire cose che non erano vere.... Il dottor Luigi Addario, medico al Cardarelli, soppesa le parole. Che hanno comunque la gravit delle pietre, per il loro contenuto che svela lampi di una verità diversa in una vicenda tragica, e per il modo pacato, quasi riflessivo, con cui sono pronunciate. Parla uno dei fratelli di Renato Addario, l’appuntato che ha ucciso il suo comandante e la moglie di lui, sparandosi poi alla testa.



Il dottor Luigi Addario, è gastroenterologo al Cardarelli di Napoli, specializzato in tumori al fegato. Esprime argomentazioni ancora dubbiose, sospese, in quella che appare una ricerca che coinvolge tutta la famiglia. E quindi anche Susi, la moglie di Renato, chiusa nel dolore della sua casa a due passi dalla caserma.



I fratelli dell’appuntato sono due. Carmine fa il carabiniere in Campania, e sa cos’è la disciplina nell’Arma. Forse per questo si limita a dire: «Ci sono molte cose che stiamo capendo...». La famiglia Addario vuole la verità e ha cominciato a cercarla, mettendo assieme ricordi, tasselli di vita di caserma, confidenze di Renato. Non perchè non si fidi di quella ufficiale, ma perchè in gioco ci sono onore e memoria di un buon padre di famiglia, ottimo carabiniere e uomo irreprensibile.



Dottor Luigi, cosa state capendo?

«Parlerò al momento opportuno. Ma posso dire che sui giornali abbiamo letto cose assurde».



Ad esempio?

«La follia. Ma quale follia? E neanche ragioni passionali. C’era qualcosa di molto più importante».



A che cosa pensate?

«Forse quello che ha fatto mio fratello è il gesto di una persona estremamente saggia che si è fatto giustizia da solo».



Di fronte a tre morti sono supposizioni molto gravi.

«Guardi, conoscendo bene mio fratello, io so che non ha agito in modo premeditato. Non pensava di uccidere fino a quel giorno, quando qualcosa è scattato».



Che cosa?

«Probabilmente gli è stato riferito qualcosa che lo ha reso irascibile e lo ha profondamente urtato».



È evidente che pensate al rapporto con il comandante.

«Il maresciallo è stato descritto come una persona tanto per bene, ma noi abbiamo l’idea che fosse ben altra cosa. E che ci sia gente che sapeva, anche tra i carabinieri. E che non è intervenuta».



Zingale aveva avuto quel processo per un supposto tentativo di baciare una donna in caserma. Fu assolto.

«Ma le pare possibile per un comandante di una Stazione dei carabinieri? È vero è stato assolto, ma da lì sono nati i problemi».



Sono solo deduzioni?

«Io parlavo con mio fratello, lui si lamentava con me di essere stato martirizzato dal maresciallo».



Perchè?

«Forse gli volevano far dire cose che non erano vere...».



Suo fratello testimoniò dicendo che non ricordava.

«Lui gli ha dato una mano e quello lo faceva martire. Renato era come un secchio che si riempiva, giorno dopo giorno, fino a quando... Probabilmente lui gli avrà detto qualcosa. La reazione di mio fratello è quella di chi ha subito un torto molto grave».



Una falsa testimonianza indotta?

«Prima di parlare voglio acquisire altre notizie, parlare a fondo con la moglie di mio fratello. Adesso voglio aspettare le autopsie, a cui intendo presenziare. Parlerò a tempo debito. Ci possono essere cose molto serie, per quello che ci stava dietro».



Quanto serie?

«Ma vi siete chiesti perchè ha ucciso anche la moglie del maresciallo?».



Le domande dei familiari richiamano le dichiarazioni severe rilasciate ieri da Antonio Savino, presidente dell’Unione nazionale Arma dei Carabinieri. «Faremo una nostra indagine. Cercheranno di far passare Addario per pazzo. Ma tutti sanno. A partire dai massimi vertici. Qualcosa di grave dev’esserci stato per far esplodere così un uomo mite di cinquant’anni».
Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 15:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA