Scandalo migranti, le richieste per essere parte civile

Mercoledì 17 Febbraio 2021
Scandalo migranti, le richieste per essere parte civile
IN AULA
PADOVA È proseguito ieri mattina, davanti ai giudici del Tribunale collegiale, il processo sullo scandalo della gestione dei migranti. In aula ha chiesto di costituirsi parte civile il comune di Bagnoli di Sopra. Lo stesso hanno fatto alcune associazioni in rappresentanza di sette cittadini africani, difesi dagli avvocati di giuristi democratici Maria Pia Rizzo, Aurora D'Agostino, Rosa Scarpino, Chiara Pernecchele e Davide Zagni. Già nell'udienza del 14 gennaio dell'anno scorso il legale aveva dichiarato: «Sono stati danneggiati - ha dichiarato il legale Rizzo - dalla cattiva gestione dei centri di accoglienza. Non avevano da vestirsi, non avevano sostegno psicologico e non erano sottoposti alle visite mediche. Questi sette sono molto coraggiosi, noi speriamo che per la prossima udienza il numero aumenti». Alla prossima udienza i giudici decideranno chi ammettere come parte civile. I sette imputati invece sono l'ex vice prefetto vicario Pasquale Aversa di 64 anni, Simone Borile, 50 anni di Battaglia Terme, ritenuto la figura chiave dell'inchiesta e socio volontario di Ecofficina ma di fatto l'amministratore occulto della cooperativa. Poi la moglie Sara Felpati, 46 anni di Battaglia Terme vice presidente di Ecofficina e a decorrere dal 28 marzo del 2017 presidente di Edeco. Ma anche consigliere e presidente del Cda della parafarmacia Felfarma di Battaglia Terme dove, secondo l'accusa rappresentata dal pubblico ministero Sergio Dini, Borile faceva acquistare i medicinali per i migranti facendo guadagnare tutta la famiglia. Quindi Gaetano Batocchio, 45 anni di San Martino di Venezze in provincia di Rovigo, secondo gli inquirenti il braccio destro di Borile e presidente di Ecofficina fino al 28 marzo del 2017, quando è poi subentrata Sara Felpati. Altra figura chiave dell'indagine è Tiziana Quintario 59 anni di Monselice, già funzionario economico finanziario alla Prefettura di Padova incaricata della gestione dei migranti e della predisposizione di bandi e contratti, e ora in forze alla Prefettura di Bologna. In passato ha rivestito la carica di consigliere comunale dell'Udc a Monselice. Parlando di lei, Simone Borile, ha detto: «La mia donna in Prefettura». Tra i vertici prefettizi c'è anche il vice prefetto Alessandro Sallusto (difeso dall'avvocato Fabio Pinelli), ora anche lui in forza alla procura di Bologna, e più volte intercettato dai carabinieri al telefono con Borile o la moglie Sara Felpati per avvisarli, secondo l'accusa, delle ispezioni dell'Ulss alla Prandina e all'Hub di Bagnoli. Infine il consulente del lavoro Marco Zangrossi di 57 anni residente a Sant'Elena d'Este, non è una figura di spicco dell'inchiesta sullo scandalo della gestione dei migranti.
Marco Aldighieri
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