«Riaprire le malghe sul Col Visentin»

Sabato 22 Marzo 2014
Erano 16 le malghe attive nel gruppo del Visentin sino agli anni Sessanta del secolo scorso. Poi l'industrializzazione, le nuove esigenze anche igienico-sanitarie e alcune scelte poco felici come il rimboschimento perseguito dalla Forestale che ha sottratto ettari al pascolo, mandarono in crisi un sistema che oltre ad essere redditizio garantiva anche la cura dei prati.
È la fotografia che emerge dallo studio commissionato dall'Unione dei Comuni di Belluno e Ponte nelle Alpi a Simone Tormen. Un lavoro corposo che oltre ad essere un'importante ricerca che potrebbe essere pubblicata dall'Istituto Storico per la Resistenza, sarà assunta dal prossimo «Piano di sviluppo rurale» elaborato dalla stessa Unione che intende finanziare il recupero di alcune delle malghe censite. Lo ha detto ieri Orlando Dal Farra, presidente dell'Unione, presentando lo studio assieme allo stesso Tormen. Il progetto di recupero è sostenuto fra l'altro dalla richiesta di alcuni allevatori di Belluno e Ponte nelle Alpi che per la monticazione sono costretti a scegliere pascoli fuori dai due Comuni dell'Unione, e dalle domande di chi, da fuori provincia, chiede di avere una malga sul Visentin; vi è infine la volontà di offrire un'opportunità in più di impiego a quanti, e sono in aumento, intendono aprire un'attività lattiero-casearia e di allevamento.
«Uniremmo insieme due obiettivi - ha aggiunto Dal Farra - la riapertura delle malghe e la cura dei prati; diversamente il bosco continua ad avanzare».
Non tutte le malghe sono recuperabili, perché di alcune non esistono nemmeno più le tracce dei manufatti, altre sono diroccate. Solo due di esse sono ancora attive: Col Toront di proprietà della Comunità Montana Bellunese (50 bovini e un pascolo di 106 ettari) e Faverghera (Veneto agricoltura, 1.500 ovini e 60 ettari) La ricerca ha censito sedici malghe, metà di proprietà privata, metà comunali, comprese nei territori dei Comuni di Belluno e Ponte, fatta eccezione per malga Faverghetta (Farra d'Alpago) e malga Pezza, confinante con Limana. Le malghe utilizzavano circa 1.370 ettari con 645 bovini e 1.340 ovini. Fra le fonti orali anche il premio San Martino Benito Segat e l'ex sindaco di Ponte nelle Alpi Giovanni Bortot che ricorda ancora molte delle pratiche di un tempo.
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