ERACLEA
Il boss della camorra di Eraclea, Luciano Donadio, si occupava anche

Mercoledì 17 Febbraio 2021
ERACLEA
Il boss della camorra di Eraclea, Luciano Donadio, si occupava anche di prestiti usurai, ma premurandosi di non figurare in prima persona in quanto l'attività usuraia viene considerata disdicevole dai casalesi e chi la pratica giudicato una persona squallida.
A raccontare una serie di episodi avvenuti tra il 2004 e il 2005, è stato un collaboratore di giustizia, Franco Bianco, che dal 1998 si era trasferito da Casal di Principe in Veneto per lavorare nel settore dell'edilizia e fu costretto a chiedere aiuto per far fronte alle difficoltà economica della sua impresa e di quella condotta assieme ad Antonio Basile, un napoletano residente a Mestre, ora accusato di aver partecipato all'associazione di stampo camorristico capeggiata da Donadio.
Bianco, ascoltato nel corso del processo celebrato nell'aula bunker di Mestre, in collegamento da una località protetta,ha ricostruito quattro prestiti che Donadio e uno dei suoi uomini di fiducia, Raffaele Buonanno, gestirono dicendosi semplici intermediari per conto di un loro conoscente, Michele Pezone. «Ma in realtà gli usurai erano loro», ha dichiarato il collaboratore di giustizia, parlando di interessi mensili compresi tra il 5 e il 10 per cento.
Complessivamente il prestito accordato fu di circa 600 mila euro: le prime tre tranche sarebbero state restituite nel termine previsto di 3-4 mesi, interessi compresi; per il quarto prestito ci furono problemi e, dopo alcuni solleciti, con tanto di minacce da parte di Donadio e Buonanno, fu chiesto l'intervento di uno dei cugini di Bianco, Augusto, importante capozona affiliato alla famiglia camorristica degli Schiavone, il quale incontrò Donadio e Buonanno per trovare una soluzione, assicurando loro che il capitale sarebbe stato restituito, ma senza interessi, dopo aver ricordato che l'usura non è consentita tra i casalesi.
PASSIONE PER LE ARMI
Rispondendo alle domande dei pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, il collaboratore di giustizia ha raccontato anche della passione di Donadio per le armi, di cui faceva sempre sfoggio, ricordando un paio di episodi nei quali lo vide con diverse pistole, sia in ufficio che in auto. Infine ha spiegato che, durante gli anni trascorsi al Nord, era solito pagare il pizzo ai casalesi in relazione all'attività svolta dalle sue imprese: «L'uso di regali periodici alle famiglie del clan è abitudine a cui sono tenuti tutti gli imprenditori che svolgono fuori da Casal di Principe attività economiche, anche illecite».
La difesa, in particolare quella di Donadio, ha cercato di mettere in difficoltà Bianco per screditare il suo racconto. Il processo proseguirà il 25 febbraio con l'audizione di un altro pentito, Salvatore Laiso.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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