Quando la Laverda passò
sotto il controllo dei nazisti

Venerdì 8 Maggio 2015 di Claudio Strati
Un gruppo di operai durante l'occupazione (archivio Pietro Laverda)

BREGANZE - Quando lo stabilimento Laverda finì sotto il controllo nazista. Dopo l'8 settembre 1943 le autorità tedesche imposero un controllo ferreo sulle industrie e la Laverda, a partire dal gennaio del 1944, divenne "stabilimento protetto" soggetto al controllo diretto del Ministero per gli armamenti e la produzione bellica del Reich.

Ogni attività aziendale fu da quel momento soggetta all'autorizzazione da parte dei tedeschi. La fabbrica continuò a produrre macchine agricole, anche se con grande difficoltà a causa della scarsità di materie prime. Già nel febbraio del 1944 il comando tedesco dell'aviazione ordinò l'acquisto di numerose macchine agricole per la manutenzione degli aeroporti del nord Italia. Poi l'esercito tedesco ordinò alla Laverda di produrre grandi quantità di parti meccaniche per mezzi militari e, a partire da ottobre, affidò all'azienda la costruzione di 700 carri da trasporto a traino animale da dare in dotazione ai reparti di stanza nel Vicentino.

Quegli anni vengono ricostruiti da Piergiorgio Laverda, storico principe delle vicende industriali dell'azienda, in un nuovo libro che ripercorre gli avvenimenti alla Laverda durante l'occupazione tedesca. L'industria contava in quegli anni circa 350 dipendenti ed era già una delle più importanti aziende italiane per la produzione di macchine agricole.

Tra le altre commesse richieste dai tedeschi, vi fu quella della costruzione di 1500 impianti a gassogeno di legna per l'alimentazione, in sostituzione della benzina, dei camion militari requisiti dai tedeschi all'esercito italiano. Queste forniture militari raggiunsero anche il 60% del totale dei prodotti dell'azienda e proseguirono fino all'immediata vigilia della Liberazione. Gli ultimi carri furono infatti consegnati il 24 aprile del 1945. La qualifica di stabilimento protetto ebbe anche dei risvolti positivi in quanto agli operai, anche delle classi di leva, fu garantito il posto stabile di lavoro evitando così l'arruolamento nell'esercito fascista o la deportazione in Germania.

A loro e alle loro famiglie era assicurata una maggiore quantità di beni alimentari, all'epoca fortemente razionati.

Piergiorgio Laverda ha rintracciato una notevole mole di documenti riguardanti quegli anni, conservati nell'archivio aziendale e assolutamente inediti. Si tratta di uno dei pochi fondi di archivio industriale su questa materia che si siano conservati sino ad oggi. Il 13 maggio, alle 20.45, in biblioteca civica Boschiero a Breganze, presenterà il suo libro "Una fabbrica in guerra" nella serata dal titolo "Alla Laverda, fino all'ultimo giorno. Fabbrica, lavoro e società sotto l'occupazione tedesca". Il libro è la nuova pubblicazione dell'archivio storico Pietro Laverda, nel 70. della Liberazione.

Durante la serata presenterà e leggerà alcuni di questi documenti, mentre Emilio Franzina, noto storico vicentino e studioso di quel periodo, potrà inquadrare le vicende locali nel contesto della situazione sociale ed economica vicentina durante la Repubblica Sociale Italiana.

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