Daniele De Rossi non ci sarà contro l'Uruguay. E se il suo cammino Mondiale resta a forte rischio, non è solo perchè l'Italia dovrà sudare senza di lui al sole di Natal per proseguire il viaggio ai Mondiali. La risonanza magnetica al quale il centrocampista è stato sottoposto stamattina ha dato il suo responso: risentimento al polpaccio destro con edema. «Non ci sono lesioni delle fibre muscolari, è quella che in gergo noi medici chiamiamo "lesione di primo grado", ha detto il medico della nazionale, Enrico Castellacci.
«Al momento, è altamente improbabile che il giocatore sia a disposizione per l'Uruguay: anche se non possiamo escludere nulla, seguendo di giorno in giorno le reazioni del muscolo».
Detta così, tra diplomazia e voglia di ottimismo, è andata meno peggio di quanto temuto in un primo momento all'interno della nazionale. Ma il volto scuro col quale De Rossi ha lasciato l'ospedale ha un motivo preciso, e non è solo la maledizione della seconda partita ricordatagli da un inviato straniero nei giorni scorsi, nel ricordo dell'espulsione in Italia-Usa del 2006. Stavolta a costar caro a De Rossi potrebbe essere proprio essere rimasto in campo, nonostante il dolore avvertito in partita: il muscolo interessato è il soleo, il punto è considerato il peggiore dai medici.
La diagnosi "normale" è addirittura di 15 giorni, ma Castellacci non si sbilancia: «È un tipo di infortunio che comporta diversi giorni: ma lavoriamo di partita in partita». De Sciglio - tornato a disposizione tra l'altro in questi giorni - si era fermato per un problema simile ma ai flessori, un punto meno delicato: è stato fermo 12 giorni.
L'ipotesi per De Rossi è verificare se reagisce in tempi più rapidi del previsto ed è recuperabile per l'eventuale ottavo, il 28 o il 29 giugno.
«Daniele - ha raccontato Castellacci - durante la partita ha avvertito un fastidio. La situazione è peggiorata continuando a giocare». Una prova di sopportazione del dolore o una scelta avventata?
«Il fatto è che il giocatore non ha avvertito una fitta, ma un normale fastidio....», l'efficace dribbling del medico azzurro.
Per il resto, Buffon «ha reagito bene al ritorno in campo, per lui è stato anche un test psicologico»; Barzagli, nonostante i problemi ai tendini, è arruolabile anche per la terza partita. Così come Marchisio, uscito per un problema al ginocchio «assolutamente gestibile». Ma lui il cambio lo aveva chiesto.
«Al momento, è altamente improbabile che il giocatore sia a disposizione per l'Uruguay: anche se non possiamo escludere nulla, seguendo di giorno in giorno le reazioni del muscolo».
Detta così, tra diplomazia e voglia di ottimismo, è andata meno peggio di quanto temuto in un primo momento all'interno della nazionale. Ma il volto scuro col quale De Rossi ha lasciato l'ospedale ha un motivo preciso, e non è solo la maledizione della seconda partita ricordatagli da un inviato straniero nei giorni scorsi, nel ricordo dell'espulsione in Italia-Usa del 2006. Stavolta a costar caro a De Rossi potrebbe essere proprio essere rimasto in campo, nonostante il dolore avvertito in partita: il muscolo interessato è il soleo, il punto è considerato il peggiore dai medici.
La diagnosi "normale" è addirittura di 15 giorni, ma Castellacci non si sbilancia: «È un tipo di infortunio che comporta diversi giorni: ma lavoriamo di partita in partita». De Sciglio - tornato a disposizione tra l'altro in questi giorni - si era fermato per un problema simile ma ai flessori, un punto meno delicato: è stato fermo 12 giorni.
L'ipotesi per De Rossi è verificare se reagisce in tempi più rapidi del previsto ed è recuperabile per l'eventuale ottavo, il 28 o il 29 giugno.
«Daniele - ha raccontato Castellacci - durante la partita ha avvertito un fastidio. La situazione è peggiorata continuando a giocare». Una prova di sopportazione del dolore o una scelta avventata?
«Il fatto è che il giocatore non ha avvertito una fitta, ma un normale fastidio....», l'efficace dribbling del medico azzurro.
Per il resto, Buffon «ha reagito bene al ritorno in campo, per lui è stato anche un test psicologico»; Barzagli, nonostante i problemi ai tendini, è arruolabile anche per la terza partita. Così come Marchisio, uscito per un problema al ginocchio «assolutamente gestibile». Ma lui il cambio lo aveva chiesto.