Morta dopo le trasfusioni con il sangue infetto, il caso di una ciociara si riapre dopo 50 anni

Il caso di una donna di Arce e la battaglia giudiziaria del figlio

Martedì 2 Gennaio 2024 di Giovanni Del Giaccio
Morta dopo le trasfusioni con il sangue infetto, il caso di una ciociara si riapre dopo 50 anni

Sono trascorsi 50 anni e solo nei giorni scorsi la Cassazione ha riaperto il caso di una donna di Arce, morta nel 2004 ma sottoposta a trasfusioni all'ospedale di Ceprano nel 1973.

La novità? Di Marilena, il nome è di fantasia, dovrà nuovamente occuparsi una diversa sezione di Corte d'appello in quanto «il tempo trascorso non conta se il danneggiato non è stato in grado di conoscere l'origine della malattia».

LA RICOSTRUZIONE

Marilena nel 1973 venne sottoposta a diverse trasfusioni di sangue presso l'ospedale di Ceprano. Solo nel 2017 il figlio della donna, allarmato dalle notizie di decessi per malattie, decise di fare chiarezza sulla morte della madre avvenuta 13 anni prima a seguito di un tumore al fegato ed epatite C.

L'uomo, residente a Frosinone, si era rivolto all'avvocato Renato Mattarelli che, dopo una difficile ricostruzione delle cartelle cliniche incomplete del 1973 e quella della morte del 2004, citava in giudizio e il ministero della Salute. Secondo l'avvocato era molto probabile che l'epatocarcinoma e la cirrosi erano conseguenze immediate dirette delle trasfusioni di sangue infette del virus della epatite C.

Il tribunale di Roma, competente per le cause di risarcimento contro lo Stato italiano, rigettava la domanda dell'uomo di Frosinone poiché il tempo trascorso dalla morte della madre - nel 2004 - al 2018 in cui iniziò la causa, aveva fatto maturare la prescrizione del diritto al risarcimento del danno.
Sulla stessa linea anche la corte d'appello di Roma, aveva rigettato il ricorso proposto, affermando che era impossibile che, nei mesi prima del decesso la donna di Arce, non avesse saputo che quel tumore al fegato e la cirrosi (diagnosticati nel 2004) erano stati originati dalle trasfusioni di sangue del 1973.

LA DECISIONE

La Corte di Cassazione, invece, ha avuto un orientamento diverso e con l'ordinanza dei giorni scorsi ha annullato la senza della Corte di Appello e del Tribunale di Roma.

«È stato chiarito un principio di civiltà giuridica - spiega Mattarelli - che praticamente riapre, per tutti i danneggiati da emotrasfusioni infette (e da tutte le altre patologie rimaste sconosciute per decenni), i termini per l'ottenimento del risarcimento dei danni. Non è infatti giusto secondo la Corte di Cassazione che possa considerarsi conosciuto il danno da parte della donna di Arce per il solo fatto che qualche mese prima del decesso le venivano comunicate le patologie di cui era affetta. È quindi ingiusto solo pensare che la povera donna di Arce si dovesse attivare nel 2004 a fare la causa al Ministero visto il suo stato di terminalità».

Le sue priorità, è evidente, erano ben altre. «L'ordinanza della Cassazione dà finalmente giustizia al figlio della donna deceduta, accoglie e trascrive di fatto le ragioni che abbiamo sostenuto - aggiunge l'avvocato - ovvero la comunicazione della diagnosi della patologia costituisce solo il punto di partenza, e non anche il punto di arrivo, della complessa fattispecie a formazione progressiva di cui consta l'acquisizione della piena consapevolezza del danno a cui far corrispondere l'esordio della prescrizione poiché la malattia è un fatto naturale, conosciuto dal paziente all'esito della diagnosi. Il danno è la conseguenza di un atto umano illecito, che non si esaurisce con la diagnosi».

Venire a conoscenza della patologia, di fatto, non corrisponde a sapere che potrebbe essere stata causata da un danno legato alle trasfusioni. È per questo che adesso il processo tornerà in corte d'appello per il giudizio di merito. Vale a dire che dovrà esserci l'accertamento della relazione fra le trasfusioni del 1973 a Ceprano, il contagio del virus Hcv, l'epatite C, la cirrosi epatica, l'epatocarcinoma e il decesso della donna di Arce.
 

Ultimo aggiornamento: 09:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA