Ceprano, fusti tossici interrati all'ex Olivieri: dopo 30 anni non pagherà nessuno per i veleni

Il sito industriale, dopo 13 anni, è stato dissequestrato ed è tornato nelle disponibilità della proprietà.

Lunedì 15 Maggio 2023 di Pierfederico Pernarella
Ceprano, fusti tossici interrati all'ex Olivieri: dopo 30 anni non pagherà nessuno per i veleni

Fusti con sostanze tossiche buttati nelle buche poi ricoperte con il cemento.

Scene da Terra dei fuochi che avvenivano alla luce del sole anche in provincia di Frosinone. Ma per quell'attività illecita non pagherà nessuno e soprattutto ora non si sa chi dovrà farsi carico della bonifica. Trenta anni dopo, il caso dell'ex Olivieri di Ceprano, uno dei simboli dello scempio ambientale nella Valle del Sacco, resta irrisolto, appeso ancora una volta alle carte bollate. L'ex sito industriale, dopo 13 anni è stato dissequestrato ed è tornato nelle disponibilità della proprietà. Nel frattempo però l'area, inserita nel Sito d'interesse nazionale (Sin) "Bacino del Fiume Sacco", era stata destinataria di un finanziamento (4,3 milioni di euro) per la messa in sicurezza in danno dei proprietari: sarebbe stato il pubblico a farsi carico degli interventi di ripristino ambientale per poi rifarsi sui proprietari inadempienti attraverso il recupero delle somme o l'acquisizione del sito. Ora però due sentenze hanno rimesso tutto in discussione.

LA PRIMA SENTENZA

La prima sentenza è stata emessa ad ottobre dell'anno scorso e depositata lo scorso gennaio. Il processo, partito nel 2013, era scaturito dall'inchiesta del 2010 sul rinvenimento del sito dell'ex Olivieri di rifiuti interrati. A giudizio sono finiti Giuseppe Russo, direttore dallo stabilimento dal 2002 al 2009, e Luigi Olivieri figlio dell'ingegnere Aldo Olivieri, il professore come lo chiamavano i dipendenti, morto nel frattempo. Luigi Olivieri è stato legale rappresentante nel periodo 1999-2009. Ai due erano stati contestati i reati di smaltimento illecito di rifiuti e disastro ambientale. Olivieri è stato difeso dall'avvocato Giuseppe Pizzutelli, Russo dall'avvocato Emilio Biancucci.
Le indagini appurarono tre distinti casi di interramento di rifiuti. Il primo nel 1995 di 40 fusti buttati in una buca scavata a ridosso del fiume Sacco e poi tombata con il cemento. Il secondo nel 2006 di rifiuti di vario genere (medicinali, monitor, computer) sempre ricoperti di cemento e l'ultimo tra il 2007 e il 2008 durante i lavori di terrazzamento dell'argine del fiume Sacco durante i quali vennero interrati, a ridosso del fiume stesso, fusti contenenti medicinali e scarti di lavorazioni industriali. Per tutti e tre gli episodi, essendo trascorsi 5 anni, è intervenuta la prescrizione.

LA RICOSTRUZIONE

Pur tuttavia il giudice si è espresso nel merito arrivando alla conclusione che, pur in presenza dell'inconfutabile interramento dei rifiuti, per quello risalente agli anni Novanta è emersa l'assoluta assenza di prove di colpevolezza dei due imputati. In quegli anni, come testimoniato in aula dagli ex dipendenti, a gestire tutte le attività, comprese quelle di smaltimento illecito dei rifiuti, era l'ingegnere Aldo Olivieri. Per i casi di interramento avvenuti tra il 2006 e il 2008, il giudice, al di là della prescrizione, ha concluso che dal dibattimento non è emersa né un'assoluta prova di colpevolezza né una prova positiva della loro innocenza. Il rappresentante legale tra il 1999 e il 2009 era Luigi Olivieri, all'epoca poco più che ventenne, ma lo stesso ha dichiarato che non era conoscenza di cosa avvenisse nello stabilimento, di fatto gestito dal padre. Luigi Russo si occupava degli aspetti commerciali, ma secondo alcuni dipendenti sarebbe stato presente quando interravano i rifiuti. Ad ogni modo, diversamente dagli episodi risalenti alla metà degli anni Novanta, in questo caso per gli altri gli imputati non possono essere riconosciuti innocenti per non aver commesso il fatto, ma solo per la prescrizione.

Rispetto, invece alla contestazione del reato di disastro ambientale, il giudice scrive che tale imputazione non può essere presa in considerazione perché, pur tenendo conto dei potenziali rischi per la pubblica incolumità causati dall'interramento dei rifiuti a ridosso del fiume Sacco, al contempo è mancata un'indagine specifica (analisi, carotaggi, pozzi) volta ad accertare in materia compiuta la contaminazione delle falde acquifere sottostanti, dell'aria e del fiume.

L'OMESSA BONIFICA

E quindi arriviamo all'altra sentenza di assoluzione nel secondo processo sempre nei confronti di Luigi Olivieri e Giuseppe Russo accusati in questo caso per l'omessa bonifica disposta dalla Provincia di Frosinone. Secondo il giudice tuttavia a Provincia avrebbe fatto proprie in maniera acritica ciò che era emerso dalle indagini giudiziarie (risoltesi con un'assoluzione), senza svolgere un accertamento autonomo sulle responsabilità per i mancati interventi di ripristino ambientale.

NUOVE CARTE BOLLATE

E arriviamo all'ultima puntata. Il sito dell'ex Olivieri è stato dissequestrato e la società proprietaria, la Copart Invest SA, è tornata in possesso del sito. Il sindaco di Ceprano Marco Galli ha diffidato la società a svolgere qualsiasi attività, inoltre la Procura ha aperto un'indagine su presunti accessi anomali nel sito industriale dismesso durante il periodo in cui era posto sotto sequestro. Ma ora chi dovrà farsi carico della bonifica? Che fine farà l'intervento programmato nell'ambito del Sin da 4,3 milioni?
 

Ultimo aggiornamento: 15:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA