Fusti con sostanze tossiche buttati nelle buche poi ricoperte con il cemento.
LA PRIMA SENTENZA
La prima sentenza è stata emessa ad ottobre dell'anno scorso e depositata lo scorso gennaio. Il processo, partito nel 2013, era scaturito dall'inchiesta del 2010 sul rinvenimento del sito dell'ex Olivieri di rifiuti interrati. A giudizio sono finiti Giuseppe Russo, direttore dallo stabilimento dal 2002 al 2009, e Luigi Olivieri figlio dell'ingegnere Aldo Olivieri, il professore come lo chiamavano i dipendenti, morto nel frattempo. Luigi Olivieri è stato legale rappresentante nel periodo 1999-2009. Ai due erano stati contestati i reati di smaltimento illecito di rifiuti e disastro ambientale. Olivieri è stato difeso dall'avvocato Giuseppe Pizzutelli, Russo dall'avvocato Emilio Biancucci.Le indagini appurarono tre distinti casi di interramento di rifiuti. Il primo nel 1995 di 40 fusti buttati in una buca scavata a ridosso del fiume Sacco e poi tombata con il cemento. Il secondo nel 2006 di rifiuti di vario genere (medicinali, monitor, computer) sempre ricoperti di cemento e l'ultimo tra il 2007 e il 2008 durante i lavori di terrazzamento dell'argine del fiume Sacco durante i quali vennero interrati, a ridosso del fiume stesso, fusti contenenti medicinali e scarti di lavorazioni industriali. Per tutti e tre gli episodi, essendo trascorsi 5 anni, è intervenuta la prescrizione.
LA RICOSTRUZIONE
Pur tuttavia il giudice si è espresso nel merito arrivando alla conclusione che, pur in presenza dell'inconfutabile interramento dei rifiuti, per quello risalente agli anni Novanta è emersa l'assoluta assenza di prove di colpevolezza dei due imputati. In quegli anni, come testimoniato in aula dagli ex dipendenti, a gestire tutte le attività, comprese quelle di smaltimento illecito dei rifiuti, era l'ingegnere Aldo Olivieri. Per i casi di interramento avvenuti tra il 2006 e il 2008, il giudice, al di là della prescrizione, ha concluso che dal dibattimento non è emersa né un'assoluta prova di colpevolezza né una prova positiva della loro innocenza. Il rappresentante legale tra il 1999 e il 2009 era Luigi Olivieri, all'epoca poco più che ventenne, ma lo stesso ha dichiarato che non era conoscenza di cosa avvenisse nello stabilimento, di fatto gestito dal padre. Luigi Russo si occupava degli aspetti commerciali, ma secondo alcuni dipendenti sarebbe stato presente quando interravano i rifiuti. Ad ogni modo, diversamente dagli episodi risalenti alla metà degli anni Novanta, in questo caso per gli altri gli imputati non possono essere riconosciuti innocenti per non aver commesso il fatto, ma solo per la prescrizione.
Rispetto, invece alla contestazione del reato di disastro ambientale, il giudice scrive che tale imputazione non può essere presa in considerazione perché, pur tenendo conto dei potenziali rischi per la pubblica incolumità causati dall'interramento dei rifiuti a ridosso del fiume Sacco, al contempo è mancata un'indagine specifica (analisi, carotaggi, pozzi) volta ad accertare in materia compiuta la contaminazione delle falde acquifere sottostanti, dell'aria e del fiume.