Campi Flegrei, l'ultima eruzione del 1538: la deformazione del suolo durò 150 anni

Lo studio dei vulcanologi INGV in collaborazione con Roma tre

Sabato 30 Settembre 2023
foto

Lo spostamento di magma prima dell'ultima eruzione del 1538 nella caldera dei Campi Flegrei è stato eccezionalmente monitorato utilizzando dati storici, archeologici e geologici. I vulcanologi dell'INGV in collaborazione con l'università di Roma tre hanno esteso questa serie di dati fino al 1650 per scoprire eventuali trasferimenti di magma durante la subsidenza post-eruttiva (il fenomeno di abbassamento del suolo). I risultati mostrano due fasi di subsidenza post-eruttiva, separate da un sollevamento precedentemente non documentato durante il 1540-1582.

Lo dimostra uno studio dei vulcanologi INGV in collaborazione con Roma tre e firmato da Elisa Trasatti, Carmine Magri, Valerio Acocella, Carlo Del Gaudio, Ciro Ricco, Mauro A. Di Vito. 

Il sollevamento evidenzia la pressurizzazione delle sorgenti pre-eruttive centrali (circa 3,5 km di profondità) e periferiche (circa 1 km di profondità), suggerendo un'eruzione interrotta. Gli eventi di subsidenza richiedono principalmente la depressurizzazione della sorgente centrale e la pressurizzazione di uno strato magmatico più profondo (circa 8 km di profondità). Pertanto, nonostante la deflazione post-eruttiva complessiva, dopo il 1538 il serbatoio più profondo ha sperimentato un continuo rifornimento di magma, con magma quasi in eruzione tra il 1540 e il 1582, sfidando l'ipotesi comune di deflazione post-eruttiva. Ciò sottolinea l'importanza di monitorare i sistemi magmatici più profondi, anche dopo le eruzioni, per valutare correttamente il loro potenziale eruttivo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA