I nemici di Putin morti, avvelenati o imprigionati: la fine di chi si oppone allo Zar

Con il capo della Wagner lo Zar ha deciso di mostrare tutta la sua potenza per liberarsi dell'ennesimo nemico interno. La lunga scia di morte e il destino degli avversari del Cremlino

Giovedì 24 Agosto 2023 di Silvia Sfregola
I nemici di Putin morti, avvelenati o imprigionati: la fine di chi si oppone allo Zar

L'ultimo in ordine di tempo è lo schianto dell'aereo su cui viaggiava il capo del gruppo della Wagner Yevgney Prigozhin. Così la catena di omicidi e "suicidi" in Russia si allunga tra decessi misteriosi e controversi di personaggi diventati sgraditi al presidente Vladimir Putin: personaggi che spariscono, improvvisamente, dalla scena. Senza contare gli arresti di oppositori politici, come Alexei Navalny.

Questa volta però lo Zar ha mostrato tutta la sua potenza per liberarsi dell'ennesimo nemico interno - esattamente due mesi dopo l'imperdonabile “marcia della giustizia” su Mosca - al quale aveva giurato vendetta.

Il Cremlino continua a tacere sulla morte di Prigozhin

L'aereo a bordo del quale viaggiava il leader dei mercenari Prigozhin è stato abbattuto mentre volava tra Mosca e San Pietroburgo, esattamente dopo 60 giorni (24 giugno) dall'annuncio della marcia su Mosca di Prigozhin. Insieme a lui è morto anche il suo braccio destro Dmitry Utkin. Una dimostrazione di forza per decapitare la milizia che più, in questi mesi, ha insidiato il potere del Cremlino raccogliendo spesso molti consensi. Non è né il primo avversario e nemmeno l'ultimo a cadere sotto la scure dello Zar: da quando governa questa è il destino di chi osa non essere d'accordo con lui o, peggio ancora, gli si oppone.

I nemici dello Zar: da Politkovskaja a Nemtsov

Una fine violenta toccò anche a Boris Nemtsov, ex vice primo ministro, ucciso a 55 anni nel 2015 con un colpo di pistola mentre camminava su un ponte di Mosca, vicino al Palazzo del Cremlino. Nemtsov pagò con la vita le critiche all'annessione unilaterale della Crimea nel 2014. Per la sua morte venne accusato di connivenza anche il leader ceceno Ramzan Kadyrov, che ovviamente negò le accuse. Nel 2006 venne avvelenato invece Alexander Litvinenko, ex ufficiale del Kgb diventato cittadino britannico e oppositore del presidente russo. Fu utilizzato il polonio per ucciderlo in un hotel di Londra dove aveva incontrato due uomini: l'ex spia morì settimane dopo tra atroci sofferenze. Ma nella lunga lista delle vittime del Cremlino non figurano solo oppositori politici o ex spie, compaiono anche giornalisti. Il 7 ottobre del 2006 la reporter di Novaya Gazeta Anna Politkovskaya con “La Russia di Putin” firmò la sua condanna a morte: venne  uccisa di fronte alla sua casa di Mosca proprio nel giorno del compleanno del leader russo. La giornalista rea di criticare la gestione russa della situazione in Cecenia. La magistratura russa indagò Boris Berezovsky: il 23 marzo 2013 l'oligarca fu trovato impiccato nella sua casa di Sunninghill (Regno Unito), ma i giudici inglesi non riuscirono a stabilire se effettivamente si trattasse di suicidio. Dopo Politkovskaya il Cremlino silenziò anche un'altra reporter collaboratrice di Novaya Gazeta, Anastasia Baburova, assassinata nel gennaio 2009 insieme all'avvocato difensore dei diritti umani Stanislav Markelov mentre si trovavano per le strade di Mosca.

Nel mirino letale del Cremlino anche diversi critici come l’ex presidente della compagnia petrolifera Lukoil Ravil Maganov e il miliardario Pavel Antonov, entrambi morti lo scorso anno dopo aver rilasciato dichiarazioni poco gradite sull’Operazione militare speciale. Maganov è precipitato dalla finestra di un ospedale moscovita, mentre Antonov è caduto da quella di un albergo mentre si trovava in India per festeggiare il suo compleanno.

Navalny condannato ad altri 19 anni di carcere

C'è poi chi il Cremlino non sarebbe riuscito a uccidere. Come Alexei Navalny, rinchiuso in carcere da due anni e da poco condannato a scontarne altri 19 per «estremismo». Navalny è stato avvelenato una prima volta nel 2020 con l'agente nervino novichok - le intelligence occidentali hanno puntato il dito contro i servizi russi - ma suoi fedelissimi giurano che ora stia subendo lo stesso trattamento dietro le sbarre attraverso una sostanza a lento rilascio inserita nel cibo. Chi non è in carcere o non è stato ucciso è fuggito o si è autoesiliato all'estero. L'ex magnate del petrolio Mikhail Khodorkovsky e il presentatore televisivo Maxim Galkin sono tra questi. Khodorkovsky abita a Londra dopo aver scontato 10 anni di prigione e ora finanzia progetti mediatici critici nei confronti del Cremlino. Galkin, marito dell'icona pop russa Alla Pugacheva, vive invece in Israele ed è diventato una delle voci contro l'offensiva ucraina sui social media. È considerato da Mosca «un agente straniero», come tutti quelli che non sono allineati con il Cremlino.

Ultimo aggiornamento: 16:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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