All’attacco sferrato questa mattina, alle 7, da Hamas, con il lancio di almeno 2.200 razzi, Israele ha reagito dando inizio all’ “Operazione Spade di ferro”. Il bilancio è in continuo aggiornamento, d'ambo le parti. Ad analizzare situazione davvero molto delicata il generale Giorgio Battisti che ha alle spalle missioni in Somalia, Bosnia e che è stato il primo comandante del contingente italiano della missione Isaf in Afghanistan.
Generale Hamas ha annunciato di aver lanciato 5000 razzi da Gaza verso Israele. Perché l'operazione Alluvione al - Aqsa è stata avviata proprio ora?
«Che ci fossero contrasti è cosa nota.
La motivazione addotta da Hamas è quella di una reazione per la profanazione dei luoghi santi a Gerusalemme e di un rifiuto di Israele di liberare prigionieri? Cosa intendono? C'è altro dietro?
«Penso che queste siano motivazioni formali da fornire agli occhi del mondo e dei paesi arabi. I luoghi considerati santi lo sono sia per i musulmani che per gli ebrei ed i cristiani. Quindi ovviamente Hamas parla di profanazione. Israele inoltre non libera i prigionieri in quanto li reputa terroristi».
Il premier Netanyahu ha annunciato alla nazione che il Paese è in guerra e decine di aerei israeliani stanno attaccando a Gaza obbiettivi di Hamas nella striscia. Sarà una guerra lampo o si trascinerà a lungo?
«Lo Stato di Israele ha un’organizzazione difensiva e di sicurezza molto rodata. Vive praticamente in uno stato di guerra da quanto è nato nel 1948. Non sarà una guerra lampo. Si protrarrà per diversi giorni. Israele ora deve vendicarsi delle vittime civili. Alcune località israeliane come Kibbutz sono controllate da Hamas. C’è il rischio anche di un attacco a Nord da parte di Hezbollah. Proprio per questo sono state spostate truppe al Nord. Un attacco dell’ intensità e della portata di oggi non si era mai verificato in passato. Se volessimo fare un paragone dovremmo pensare a quanto accade durante il capodanno vietnamita del 1968 con l’offensiva del Têt».
Israele ha richiamato migliaia di riservisti che dovranno essere pronti a combattere. Come funzionano le forze armate in quel Paese e perché c'è bisogno di questo ricorso ai riservisti?
«Il sistema israeliano è collaudato da anni di conflitti e rappresenta qualcosa di unico che non esiste nel resto del mondo. L’Esercito permanente è quello che deve garantire la sicurezza in condizioni di normalità. In casi di emergenza vengono movimentati i riservisti che, nel giro di 24 ore, sono in grado di raggiungere i rispettivi reparti e sono pronti a combattere. A casa custodiscono armi e uniformi. Un sistema che consente di reagire in maniera efficace ed efficiente. I riservisti effettuano periodici richiami per l’addestramento. D’altronde Israele non può tenere in armi decine di migliaia di persone costantemente. Il sistema di collegamenti efficiente consente inoltre ai riservisti richiamati di muoversi velocemente ed essi sono animati da un forte sentimento nazionale».
Italia ed Europa hanno espresso solidarietà a Israele. La Russia si è detta sorpresa dell'attacco e invita alla moderazione e sostiene che se lo avesse saputo lo avrebbe evitato. Quale può essere il ruolo di Mosca in questa guerra?
«Il ruolo della Russia sarà limitato. Potrebbe intervenire perché una cinquantina tra civili e militari sono stati catturati e Mosca potrebbe intervenire per agevolare il rilascio dei prigionieri. Hamas potrebbe utilizzare i prigionieri israeliani come “merce di scambio” per il rilascio di suoi prigionieri. Inoltre ha portato via anche i corpi dei soldati uccisi e Israele non lascia nessuno indietro per cui potrà chiedere la restituzione delle salme».