Haiti, sale la tensione: incendiato il carcere di Port-au-Prince. Il giallo del poliziotto in missione trovato morto

Attaccata da banditi armati la casa del capo della polizia Frantz Elbé

Sabato 16 Marzo 2024
Haiti, sale la tensione: incendiato il carcere di Port-au-Prince. Giallo su un poliziotto in missione trovato morto

Haiti, è sempre più grave la situazione nel Paese che si trova al centro di una crisi senza precedenti.

Le bande hanno preso possesso di alcune zone e oggi controllano circa l'80% della capitale, Port-au-Prince. Le notizie di oggi sono drammatiche. Il più grande carcere di Port-au-Prince è stato incendiato nella notte come riferiscono i media locali. L'incidente avviene a poco meno di due settimane di distanza dalla fuga dalla stessa struttura di 3.597 detenuti. Dopo l'evasione del 2 marzo, il carcere è stato completamente evacuato e non ci sono più reclusi, anche se ancora non è chiaro se il rogo possa aver messo a rischio il personale penitenziario eventualmente presente sul posto.

 

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Devastata casa del capo della polizia

La casa del capo della polizia di Haiti, Frantz Elbé, è stata attaccata da banditi armati: lo riferiscono i media locali, sostenendo che i malviventi hanno dato fuoco all'abitazione dopo averla saccheggiata. Per il momento nessun gruppo criminale ha rivendicato il gesto ma il leader delle gang locali che hanno messo a ferro e fuoco Port-au-Prince, Jimmy Cherizier, noto come 'Barbecuè, nei giorni scorsi aveva minacciato di attaccare le residenze dei membri del governo e di tutti coloro che hanno collaborato direttamente o indirettamente con il primo ministro dimissionario, Ariel Henry. Secondo i calcoli delle Nazioni Unite, questi gruppi dominano attualmente l'80% della capitale haitiana. L'ondata di violenza non sembra dunque fermarsi nel piccolo Paese caraibico, che si trova ormai sull'orlo di una guerra civile.

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Ira degli Stati Uniti

Sono passati due giorni dalla data fissata nel vertice della Comunità dei Caraibi (Caricom) in Giamaica per ufficializzare la composizione del Consiglio presidenziale transitorio di Haiti, ma l'annuncio non è arrivato, evidenziando il pericolo di un vuoto istituzionale a Port au Prince. In un inatteso commento ieri, il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, ha chiesto alle parti haitiane di fare presto nell'indicare i loro rappresentanti nel Consiglio, altrimenti «sarà messo in atto un piano B». Il primo ministro haitiano, Ariel Henry, si è dimesso, e partiti e movimenti di Haiti sembravano aver accolto l'idea della costituzione immediata di un Consiglio presidenziale, composto di 7 membri a pieno titolo e di 2 osservatori, incaricato di nominare un nuovo premier e un nuovo governo. Ma le trattative per dare vita a questo organismo si sono protratte, con il partito Pitit Dessalin che, attraverso il suo presidente Jean Charles Moïse, ha addirittura detto di non voler far parte del Consiglio, incoraggiando la costituzione di un organismo alternativo di tre membri. Ieri la giornata si sono registrati numerosi atti di violenza a Port au Prince, mentre la diplomazia ha continuato le consultazioni con telefonate fra il segretario di stato americano, Antony Blinken, il primo ministro canadese Justin Trudeau e il presidente del Kenya, William Ruto, incaricato di guidare una Missione multinazionale di sostegno alla sicurezza (Mmas) per Haiti approvata dall'Onu. È stato in un commento alla pericolosa impasse esistente che Miller ha lanciato l'avvertimento della possibile attivazione di un piano B, che ha allarmato l'opinione pubblica e i media, come il portale HaitiLibre, secondo cui «si tratta di un piano alternativo di cui si ignora tutto».

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Il giallo del poliziotto morto  

È un mistero la morte dell'ispettore della polizia keniano Walter Nyankieya, trovato senza vita il 13 febbraio scorso in una stanza d'albergo nella capitale degli Stati Uniti Washington Dc. Nyankieya era in viaggio verso Haiti, in vista del previsto invio di agenti di polizia del Kenya nella nazione caraibica in preda alle gang armate, nell'ambito della missione di sicurezza sostenuta dall'Onu per riportare l'ordine nell'isola. La salma dell'ispettore, che faceva parte di una squadra di sicurezza inviata ad Haiti per una missione di ricognizione, è tornata ieri in patria e la famiglia ha chiesto al governo di Nairobi di fare luce sull'inspiegabile decesso, non avendo ricevuto né il suo certificato di morte, né il referto dell'autopsia, come riporta il sito Citizen Digital. «Era un alto funzionario di polizia; la sua morte misteriosa non dovrebbe rimanere senza risposta. Abbiamo chiesto al governo un rapporto provvisorio, ma non ci hanno ancora risposto a distanza di settimane dalla sua scomparsa», ha dichiarato il padre di Nyankieya.

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