LA GIORNATA

Guerra Israele, Biden frena Netanyahu: «Fermate l'escalation a Gaza. Non fate i nostri errori dopo l’11 settembre»

La visita del presidente Usa: «Per la rabbia commettemmo errori». Pieno sostegno a Netanyahu. Aiuti (e corridoi) ai palestinesi

Giovedì 19 Ottobre 2023

di Anna Guaita

Sette ore in terra d’Israele, durante le quali Joe Biden ha tentato di portare non solo la solidarietà e l’amicizia della sua gente, ma anche un appello alla moderazione. In un discorso emotivo e commosso, Biden ha spiegato le ragioni del suo viaggio, il suo bisogno di venire a portare di persona la sua amicizia agli israeliani, la sua comprensione del dolore e dell’orrore dopo gli atti barbari di Hamas, alcuni dei quali ha elencato nell’ovvio intento di non far dimenticare all’opinione pubblica mondiale dove è cominciata questa crisi: «Il 7 ottobre è stato per voi come l’11 Settembre moltiplicato quindici volte.

Hamas ha commesso atrocità che ricordano le peggiori devastazioni dell’Isis, scatenando il male puro e semplice sul mondo. Non è possibile razionalizzarlo, né scusarlo» ha affermato con evidente sofferenza. Ma è stato anche un appello all’umanità e a non dimenticare i valori morali della democrazia: «Anche noi reagimmo con feroce rabbia. Ma per quella rabbia commettemmo anche degli errori». Errori che ha supplicato Israele di evitare: «Siete uno Stato ebraico, ma anche una democrazia. E come gli Stati Uniti non vivete secondo le regole dei terroristi, ma secondo lo stato di diritto». Un suggerimento affinché non si smetta di «credere nella dignità fondamentale di ogni vita umana, israeliana, palestinese, araba, ebrea, musulmana, cristiana. Di tutti. Non puoi rinunciare a ciò che ti rende ciò che sei. Se si rinuncia, i terroristi vincono. E non possiamo permettere che vincano». 

 

IL VIAGGIO

Il discorso è stato trasmesso in diretta dalle tv americane, che hanno sottolineato come il presidente Usa sia molto più popolare in Israele di Netanyahu, e che per questo le sue parole misurate potrebbero avere l’effetto di lenire la rabbia cieca che attanaglia la popolazione. Nelle sue sette ore israeliane, Biden ha visto leader, politici, first responders, parenti delle vittime del massacro, parenti di ostaggi ed ha parlato privatamente con Netanyahu per due ore. Purtroppo la parte forse più importante del viaggio, il summit con i leader arabi della regione - re Abdullah di Giordania, il presidente egiziano Abdel Fattah al Sissi e il leader dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas - è saltato dopo la micidiale esplosione nell’ospedale a Gaza. Quel summit doveva essere una parte essenziale della tela che Biden ha cercato di tessere con questo viaggio, per garantire che il conflitto non si allargasse. L’esplosione ha invece fatto il gioco dei guerrafondai, e non a caso Biden ha sottolineato che grazie alle analisi delle prove da parte delle forze armate e dell’intelligence Usa si è convinto che la mano killer non era israeliana, ma «dell’altra parte». Una dichiarazione che farà poco per calmare la piazza araba già inferocita, ma può servire a mantenere più compatto il sostegno occidentale intorno a Israele, uno dei compiti che Biden si era assegnato partendo da Washington. 

GLI IMPEGNI

Il presidente Usa ha poi promesso alle famiglie degli ostaggi di «fare tutto il possibile» per contribuire a salvarli. E si è anche mosso con Netanyahu per ottenere lo sblocco degli aiuti umanitari fermi al valico di Rafah con l’Egitto, ottenendo dal premier la promessa che verrà aperta la porta ad «aiuti essenziali». Bisognerà vedere se la concessione verrà mantenuta adesso che Biden è tornato a casa, ma se qualcuno di quelle migliaia di camion fermi da giorni riuscirà a portare acqua, cibo e medicinali oltre il valico, vorrà dire che il viaggio ha ottenuto qualche successo pratico. Biden, allo stesso tempo, si è impegnato a mandare «aiuti senza precedenti» a Israele, ma ha anche annunciato lo stanziamento di 100 milioni di dollari per aiuti umanitari a Gaza e in Cisgiordania, dove «il popolo palestinese sta soffrendo molto, dove tante vite innocenti sono state perse». E quasi a parlare ai suoi compatrioti in Usa e agli israeliani, ha ricordato che i palestinesi non sono la stessa cosa di Hamas, e che anzi ne sono le prime vittime perché «usate come scudi umani». 

LA DE-ESCALATION

Importante la richiesta di «continuare a perseguire la pace che permetta a Israele e al popolo palestinese di vivere in sicurezza, dignità e pace». Una pace, ha aggiunto, che può essere solo trovata «con la soluzione dei due Stati». Dopo anni che hanno visto l’idea dei due Stati progressivamente disintegrarsi, il presidente Usa ha dunque messo sul tavolo una scommessa molto ardita, forte del fatto di essere il primo presidente straniero che si sia recato a Israele in tempi di guerra, come il premier Netanyahu ha ammesso, abbracciandolo all’arrivo all’aeroporto. I disaccordi fra i due uomini, che risalgono alla disapprovazione di Biden per le tentazioni autoritarie di Natanyahu, sono sembrate evaporate. 

Ultimo aggiornamento: 14:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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