Centri migranti in Albania pronti in sei mesi per svuotare Lampedusa: 40 mila ospiti ogni anno

In campo anche forze di polizia di Roma, esclusi minori, vulnerabili e donne incinte

Martedì 7 Novembre 2023 di Francesco Bechis e Andrea Bulleri
Centri migranti in Albania pronti in sei mesi per svuotare Lampedusa: 40 mila ospiti ogni anno

Due strutture di «ingresso e accoglienza temporanea».

Una nel porto di Shengjin (San Giovanni Medua), sulla costa nord dell'Albania. L'altra nell'entroterra, a meno di venti chilometri di distanza. Per gestire le domande di asilo e rimpatriare chi non ha diritto alla protezione internazionale. Ospitando sotto giurisdizione di Roma fino a 39mila migranti all'anno, tra quelli salvati nel Mediterraneo dalle imbarcazioni italiane. Con l'obiettivo di alleggerire la pressione sui centri di accoglienza del nostro Paese, a cominciare dall'hotspot di Lampedusa. E scoraggiare il business dei trafficanti di esseri umani. Sono questi i punti fondamentali dell'accordo siglato a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni ed Edi Rama. Che ha ora i riflettori dell'Europa puntati addosso: «È importante che qualsiasi accordo di questo tipo sia nel pieno rispetto del diritto comunitario e internazionale», è il monito arrivato in serata dalla Commissione Ue.

 

IL PATTO

Il protocollo, che entrerà a regime «entro la primavera del 2024», sei mesi al massimo, ha avuto una lunga gestazione. Iniziata in piena estate, quando la premier, era il 14 agosto, lasciando il buen retiro in Puglia ha fatto un blitz a Tirana dove è rimasta per tre giorni, lei "sorella di Albania", come la chiama Rama. Poi la missione albanese del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi a metà settembre, per perfezionare l'accordo. Sul quale, in ogni caso, la trattativa è stata gestita con il massimo riserbo tra i due premier. Del resto per Meloni l'intesa ricalca il "modello Sunak", il patto siglato dal primo ministro britannico con il Ruanda per "delocalizzare" nei Paesi di transito il controllo delle richieste di asilo.
Ma cosa prevede il protocollo italo-albanese? Il punto centrale dell'intesa, alla quale dovranno seguire ulteriori «provvedimenti normativi», (e le relative coperture finanziarie, spiegano da Chigi), è la costruzione a spese italiane di due nuove strutture in territorio albanese. Due centri di ingresso e accoglienza temporanea in grado di ospitare simultaneamente fino tremila persone, e fino a 39mila in un anno. Entrambi, viene chiarito, saranno sotto giurisdizione italiana, seppur gestiti con la collaborazione delle forze di polizia di Tirana. La prima struttura sorgerà nel porto di Shengjin. È qui, sulla costa settentrionale dell'Albania nella provincia di Alessio, che verranno fatti sbarcare i migranti salvati in mare dalle imbarcazioni italiane della Marina e della Guardia di finanza (dunque, a quanto si apprende, non quelli trasportati dalle navi delle Ong). L'accordo, insomma, non si applica a chi arriva autonomamente sul territorio italiano. E neanche viene sottolineato a «minori, donne in gravidanza e soggetti vulnerabili».
Quello di San Giovanni Medua sarà a tutti gli effetti un centro di prima accoglienza e screening: qui l'Italia gestirà le procedure di sbarco e identificazione dei migranti e si farà carico delle eventuali richieste d'asilo. La seconda struttura, invece, nascerà nell'area interna di Gjader, dove verrà realizzato un centro «modello Cpr» per le procedure successive. A cominciare dal rimpatrio di chi non ha diritto alla protezione internazionale. Restano però punti da chiarire. Ad esempio: come garantire la gestione italiana delle procedure amministrative, come le domande d'asilo, in centri situati al di fuori del territorio dello Stato (e dell'Ue)? E poi: quanti (e quali) fondi saranno necessari, per costruire e gestire le due nuove strutture?

Le reazioni

In attesa di conoscere i dettagli, le opposizioni non risparmiano le critiche all'accordo. Con il Pd che parla di un «pericoloso pasticcio» e la deputata di Azione, Daniela Ruffino, che attacca: «Doveroso sapere quanto costerà all'Italia costruire due Cpr in Albania». In serata il commento di Bruxelles: «La Commissione è a conoscenza dell'accordo», ma viene spiegato «non abbiamo ancora ricevuto informazioni dettagliate». Poi il monito: «È importante che l'accordo rispetti il diritto comunitario e internazionale». Una risposta arriva poco dopo da Edi Rama: «Il protocollo replica il premier albanese è molto preciso». E «tutto assicura è stato fatto secondo i criteri ben precisi dell'Ue».

Ultimo aggiornamento: 8 Novembre, 09:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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