Brigate in Africa, dai romeni ai francesi: tutte quelle che si spartiscono gli affari (compreso Shoigu)

I leader dei piccoli o grandi Stati africani hanno solo l’imbarazzo della scelta

Venerdì 25 Agosto 2023 di Marco Ventura
Brigate in Africa, dai romani ai francesi: tutte quelle che si spartiscono gli affari (compreso Shoigu)

Pochi sanno che il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, il grande nemico di Prigozhin, può contare anche lui su un proprio esercito privato, chiamato “Patriot”, che per un soffio ha perso l’appalto per proteggere le miniere d’oro nella Repubblica centrafricana, battuto proprio dal Wagner Group dell’ex cuoco di Putin.

Adesso che Prigozhin è morto (o così pare), “Patriot” è una delle decine di Pmc, o Compagnie private militari, che si accalcano per spartirsi le spoglie della Wagner, assumendone i mercenari in cerca di nuovo padrone.

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I leader dei piccoli o grandi Stati africani hanno solo l’imbarazzo della scelta, perché sono già decine i gruppi paramilitari che operano da un capo all’altro del continente, anche se nessuno finora era riuscito a creare un meccanismo così efficace di sicurezza da un lato, e gestione delle risorse naturali come compenso dall’altro. Un modello di business che tutti vogliono imitare. E sostituire. Qualcuno fa risalire la storia dei mercenari russi in Africa a un incontro a porte chiuse dell’ex ufficiale delle forze speciali sudafricane dei tempi dell’Apartheid, Eben Barlow, fondatore di una compagnia privata, con esponenti del ministero della Difesa russo nel 2010 a San Pietroburgo, città di Putin e Prigozhin. Barlow spiegò come le compagnie mercenarie russe avrebbero penetrato l’Africa. L’altro ispiratore di Prigozhin, paradossalmente, è un americano, l’ex marine Erik Prince con l’Academi, la terza incarnazione dell’infausta Blackwater irachena, legata alla Cia e finanziata dagli Emirati. Prince ha combattuto i pirati del Corno d’Africa addestrando la forza marittima del Puntland, in Somalia. Con un altro marchio, il Frontier Services Group, base a Hong Kong, ha protetto armi in pugno gli interessi cinesi in Africa, e insieme a un socio australiano ex pilota di caccia e ad alcuni veterani sudafricani, ha potenziato la guerra civile del generale Haftar in Libia contro il governo di Tripoli, che a sua volta si è rivolto alla turca Sadat International Defense Consultancy (base a Istanbul e solidi rapporti coi servizi segreti di quel Paese). Ci sono poi i francesi della Secopex riuniti dall’ex parà Pierre Marziali, ucciso a Bengasi nel 2011 perché contrastava la rivoluzione. L’altro co-fondatore di Secopex, David Hornus, ha istituito la CorpGuard, vincitrice dell’appalto per il training dei soldati della Costa d’Avorio. E non potevano mancare, in questo quadro ricostruito su “New Lines Magazine” da Amanda Kladec, ricercatrice del King’s College già investigatrice del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, i legionari francesi del romeno Horatiu Potra con la Asociata Ralf, attiva nell’Africa francofona. I francesi sono stati poi estromessi dal Mali e rimpiazzati da Wagner nella guerra alla Jihad, grazie anche a una intensa campagna di comunicazione sugli insuccessi francesi contro i jihadisti, che ha portato pure consensi al golpe in Niger e per ultimo all’espulsione ieri da Niamey dell’ambasciatore di Francia, Sylvain Itte. Ma gli stessi Wagner, chiamati a bonificare dallo Stato Islamico la provincia di Cabo Delgado, Mozambico, per incapacità sono stati sostituiti dal sudafricano Dyck Advisory Group.

CAPOSALDO

Oltre al Mali, il primo e principale caposaldo wagnerita è la Repubblica centrafricana. Non a caso, a margine del vertice Brics a Johannesburg il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha voluto incontrare a quattr’occhi il suo presidente. Così come viceministri della Difesa di Mosca sono andati in Siria e nella Libia di Bengasi per riannodare i rapporti e garantire, si presume, un fluido passaggio di consegne a qualche nuova organizzazione paramilitare putiniana. Alcuni gruppi si sono formati attorno alle grandi aziende di Stato: Gazprom, Lukoil e Roscosmos. La più quotata “Redut”, creata nel 2008 da veterani del Gru, il servizio segreto militare russo, con combattenti attinti alla 45a Brigata incursori, affidata a un parente del numero 2 del Gru, generale Alexeyev, e rodata nell’invasione del 24 febbraio in Ucraina col colpito di uccidere Zelensky. Inevitabile lo scontro col rivale Prigozhin. Poi Redut è entrata nell’orbita di Gazprom. E infine ci sarebbe Convoj, il gruppo che risponde a Sergey Aksyonov, il moldavo governatore della Crimea occupata. Qualche giorno prima della presunta morte di Prigozhin, Redut avrebbe cominciato ad arruolare mercenari per l’Africa. Guarda caso.

Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 15:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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