Da Perugia a Pignataro/ Quei diritti minacciati dagli archivi riservati

Mercoledì 13 Marzo 2024 di Massimo Martinelli
Da Perugia a Pignataro/ Quei diritti minacciati dagli archivi riservati

La vicenda dei dossier illegali svelata dalle indagini della procura di Perugia segna un punto di svolta nella storia ultradecennale di violazioni della sfera privata dei cittadini.  Questa volta non siamo di fronte alla diffusione (illegale) di informazioni riservate raccolte allo scopo (legittimo) di scoprire i responsabili di un reato, cioè la fattispecie comune della rivelazione del segreto istruttorio.

A Perugia sta emergendo piuttosto il livello più alto della profanazione del diritto fondamentale alla riservatezza: la raccolta illegale di informazioni riservate da parte di apparati dello Stato che dovrebbero garantire il rispetto degli stessi diritti che calpestano.

Con una aggravante, che finora – anche negli anni più bui della Repubblica – non si era mai verificata: le informazioni, in molti casi, venivano commissionate da giornalisti e utilizzate per condurre campagne stampa contro le forze politiche al governo. E’ l’applicazione più evoluta e distorta dell’antico adagio del filosofo Francis Bacon, “Scientia potentia est”. Anche se quando lui, o il suo collaboratore Thomas Hobbes (a seconda delle ricostruzioni), vergarono quello che poi diventerà un aforisma, si riferivano al sapere che deriva dallo studio, dall’apprendimento delle scienze, dall’osservazione della natura. 

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Ormai da decenni, invece, il concetto del “sapere è potere” è riferito soprattutto alle informazioni sensibili che riguardano persone fisiche, movimenti politici, aziende pubbliche, imprese private, persino assetti di governo e forze armate. Da quando sono stati creati, all’alba del secolo scorso, i servizi segreti occidentali hanno raccolto incessantemente informazioni riservate con lo scopo di garantire la sicurezza nazionale. E per farlo sono stati dotati di strumenti fortemente invasivi rispetto ai diritti fondamentali della privacy del cittadino comune. Tutt’ora – solo per fare un esempio - gli apparati di intelligence possono intercettare autonomamente le comunicazioni dei cittadini ed esplorare qualsiasi banca dati con informazioni riservate di tipo finanziario, anagrafico, fiscale. E questo enorme “potere” in termini di conoscenza di dati personali viene esercitato di norma solo per difendere la sicurezza delle Istituzioni.


La distorsione del sistema è avvenuta quando si è ritenuto opportuno utilizzare il “potere del sapere” i fatti privati degli italiani per combattere il malaffare: il terrorismo, la criminalità organizzata, la criminalità economica. E’ stato allora che il sistema a tenuta stagna che fino a quel momento aveva garantito la privacy degli italiani, ha cominciato a fare acqua da tutte le parti.  In principio sono state le intercettazioni telefoniche che contenevano frasi – anche colorite – sulle modalità con cui venivano commessi i reati: finivano negli atti giudiziari e quindi sui giornali. Poi sono arrivate le intercettazioni ambientali di frasi private, perchè l’imputato viveva momenti di intimità in casa propria,che pure venivano raccontati negli atti giudiziari. Infine i trojan, installati a distanza nei telefonini, che trasmettevano nella sala ascolti delle procure tutto quello che accadeva intorno alla persona sotto osservazione. 


Il problema irrisolto è quello del controllo del controllore. Chi controlla le persone che “controllano” gli italiani? Chi verifica che non ci sia un utilizzo anarcoide o illegale di quel potere che si ritrova concentrato nelle mani di pochi soggetti? Tuttavia, il tema delle intercettazioni telefoniche e ambientali, nella vicenda di Perugia, è marginale. Le modalità di raccolta dei dossier confezionati e ceduti a terze persone dal finanziere Pasquale Striano pongono all’attenzione di Palazzo Chigi il tema ancor più delicato della gestione delle banche dati. “Dal primo gennaio 2019 al 24 novembre 2022 Striano all’interno della banca dati Siva ha consultato 4.124 Sos (segnalazioni operazioni sospette), un numero spropositato – ha spiegato il procuratore di Perugia, Cantone, davanti all’Antimafia - Ha consultato 171 schede di analisi e 6 schede di approfondimento, digitando i nominativi di 1.531 persone fisiche e 74 persone giuridiche. Ha cercato 1.123 persone sulla banca dati Serpico (dell’Agenzia delle Entrate), ha effettuato 1.947 ricerche alla banca dati Sdi (con le indagini di tutte le forze dell’ordine). Siamo a oltre 10 mila accessi e il numero è destinato a crescere in modo significativo”. 


Una siffatta mole di ricerche negli archivi riservati che contengono le vita privata degli italiani, non giustificate da esigenze istruttorie, dovrebbe suggerire alle istituzioni e al governo Meloni in prima battuta, una attenta riflessione sugli accorgimenti necessari a rendere meno vulnerabili questi depositi telematici di informazioni sensibili che riguardano società e privati cittadini. Una delle strade possibili, forse la più breve, potrebbe essere quella di evitare la concentrazione di potere d’azione nelle mani di poche persone. Lo conferma la mole di ricerche sviluppate dal finanziere infedele di Perugia, ben descritta dal procuratore Cantone: se avesse avuto meno password di accesso, il danno sarebbe stato limitato. 


E lo stesso ragionamento può essere sviluppato in riferimento alle banche dati economico-finanziarie che possono finire in mano a singoli soggetti privati. E’ il caso della scalata del finanziere Andrea Pignataro, bolognese di nascita e trapiantato a Londra, alla società Prelios, il colosso del risparmio gestito e dei servizi immobiliari già noto come Pirelli Real Estate, che ha il più grande archivio dei crediti in sofferenza degli italiani. 
Pignataro ha già acquisito con un investimento di oltre 4 miliardi e mezzo Cerved e Cedacri, due delle più note aziende specializzate in gestione dei dati e servizi bancari, diventate anch’esse giganteschi archivi con i nominativi di persone fisiche e società che versano in precarie condizioni economiche. Questo fa di Pignataro, già adesso, il depositario dei segreti delle aziende più vulnerabili e quindi esposte ai rischi di azioni ostili. Acquisendo anche Prelios, sarebbe praticamente il detentore unico di questo patrimonio informativo che può offrire infinite possibilità di utilizzo illecito qualora gestito da dirigenti infedeli, esattamente come abbiamo visto fare all’ufficiale della Finanza Pasquale Striano. Non è un caso che il governo Meloni abbia valutato la possibilità di applicare le norme del golden power per bloccare l’operazione o per imporre stringenti condizioni di gestione a tutela della riservatezza dei dati. Una valutazione che – alla luce di quanto accaduto a Perugia - diventa quantomai attuale e opportuna.
 

Ultimo aggiornamento: 12:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA