Tim, Poste valuta di salire al 25%. Possibile partnership su energia

Il gruppo guidato da Matteo Del Fante sarebbe pronto ad accrescere la propria quota fino alla soglia limite dell’opa obbligatoria. Ipotesi acquisto di azioni da Vivendi, che punta a rientrare nella governance

sabato 29 marzo 2025 di Angelo Ciardullo
Tim, Poste valuta di salire al 25%. Possibile partnership su energia

Poste Italiane accelera sul dossier Tim. A 48 ore dal via libera del consiglio al bilancio 2024, secondo Bloomberg, il gruppo dei recapiti guidato da Matteo Del Fante sarebbe pronto ad accrescere la propria quota in Telecom portandolo dal 9,81% di metà febbraio a ridosso del 25%. Difficilmente, tuttavia, la salita nel capitale della tlc potrebbe superare quel limite: secondo la normativa vigente, infatti, raggiungere il 25% comporterebbe in automatico l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica di acquisto. Più probabile, dunque, che Poste acquisisca un altro 14-15% fermandosi un passo prima della fatidica soglia. Dal gruppo, per ora, solo un «no comment».

TEMPI E MODI

L’operazione potrebbe aver luogo entro maggio, considerando che l’assemblea di Tim, inizialmente fissata il 10 aprile, è stata posticipata al 24 giugno così da consentire un assestamento dell’azionariato prima dell’appuntamento con i soci. C’è ancora del tempo, dunque, per capire dove Poste andrà ad attingere per rafforzare il proprio peso nella compagine azionaria di Telecom. L’ipotesi più accreditata, anche alla luce dell’attuale distribuzione dei pesi, è che il gruppo di Del Fante vada ad attingere da Vivendi, azionista di riferimento con il 18,37%. Considerata la recente diluizione effettuata dalla media company francese con la vendita sul mercato di un 5,41%, difficilmente Vivendi rinuncerà a ulteriori quote del proprio pacchetto. Non prima, quantomeno, di aver conosciuto le reali intenzioni di Poste Italiane sul futuro di Tim. E fermo restando il fatto che, pur in caso di cessione a Poste di un 10-15%, l’azionista transalpino resterebbe nel capitale con una quota di minoranza e un ritorno nella governance di Telecom dalla quale è assente (in polemica) da oltre due anni dopo gli addii ravvicinati di Frank Cadoret (novembre 2022) e Arnaud de Puyfontaine (gennaio 2023): Vivendi ha impugnato in appello la causa contro Tim per la vendita della rete.

 Qualche indicazione sulla futura collaborazione con Poste è arrivata nelle scorse ore dall’ad di Tim, Pietro Labriola: «Ci sono degli operatori mobili virtuali che stanno venendo da noi e tra questi c’è Poste – ha spiegato ieri – c’è una negoziazione in corso e, considerando che Poste è diventato anche nostro azionista, dobbiamo fare estrema attenzione a tutte le tematiche legate alle parti correlate». «Anche sull’energia – ha aggiunto – la nostra strategia è quella della customer platform, ovvero vendere assicurazioni, luce e gas: con un player come Poste Italiane, ora ne abbiamo l’opportunità».

GLI SCENARI

Sullo sfondo resta poi ancora l’ipotesi, mai del tutto accantonata, di un possibile matrimonio Tim-Iliad che spingerebbe il comparto delle tlc verso un consolidamento auspicato da più parti, a cominciare dagli operatori del settore. Commentando con gli analisti i risultati del gruppo in Italia, giovedì il ceo di Iliad Thomas Reynaud ha ribadito il concetto in maniera molto chiara: «Il consolidamento da quattro a tre player ha pienamente senso per tutti, ma la finestra per realizzarlo potrebbe chiudersi presto. Noi vogliamo continuare a crescere in Italia, qualunque sia lo scenario». Oltre all’interesse di Iliad per la divisione Consumer, c’è poi da ricordare quello del fondo britannico Cvc, non particolarmente gradito al governo, su quella Enterprise.

Intanto a Piazza Affari, il titolo Poste Italiane ha archiviato la seduta di ieri con un +0,6%.

Speculare ma di segno opposto, la chiusura di Tim, mentre sul Cac40 di Parigi Vivendi si è fermata poco sotto il +1%.

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