Sono almeno tre le ipotesi sul piatto del governo per limitare i tagli alle pensioni future dei medici e dei dipendenti pubblici. Tagli previsti dall'ultima Manovra, che valgono dal 5% al 25% degli assegni pensionistici, per tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dal 1981 al 1995. La decurtazione, così, può arrivare fino a 7mila euro lordi l'anno.
La platea
Se la norma in legge di Bilancio non cambia come auspicato dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, da qui al 2043 la platea massima delle persone coinvolte dal taglio alle pensioni future può arrivare a circa 730mila. Per Carlo Palermo, di Anaao Assomed, «già entro la fine dell’anno, oltre alle 7mila uscite GIà previste, rischiano di lasciare altri 3mila medici: hanno i requisiti per la pensione e possono trattenersi fino a 70 anni, ma ora non gli conviene più». Potrebbero uscire dal lavoro prima, secondo il sindacato, altri 3-4mila medici nel 2024, senza considerare chi non ha ancora i requisiti, ma «sfiduciato dalle nuove regole potrebbe scegliere di andare a lavorare nel privato».
Nei prossimi 10-15 anni, per Palermo «sono 50mila i medici coinvolti dal taglio». Tra dipendenti sanitari non medici, gli ufficiali giudiziari e i lavoratori di Regioni e Comuni, secondo Fp Cgil, in decine di migliaia potrebbero “scappare” nel privato nei prossimi anni o anticipare la pensione. Vediamo quindi quali sono le tre ipotesi sul tavolo per la modifica governativa.
Cosa prevede la norma sulle pensioni dei medici
La novità contenuta in manovra riguarda coloro che lasciano il servizio con una quota di pensione retributiva inferiore a 15 anni: si tratta cioè di dipendenti che hanno iniziato a lavorare tra il 1981 e il 1995, prima di transitare nel sistema contributivo. Ma in cosa consiste la novità? Per questa quota dell’assegno, calcolata con il vecchio criterio di calcolo, la tabella delle aliquote che risale al 1965 sarà sostituita da un’altra, inserita come allegato alla legge di Bilancio. La differenza essenziale è che la prima - generosamente - inizia da un valore positivo (0,23865) nel caso limite di zero mesi di contribuzione, per arrivare a 0,375 per un periodo di 15 anni, mentre la seconda arriva allo stesso traguardo numerico ma partendo da zero.
Durante l'incontro di oggi con i sindacati la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha spiegato che l'esecutivo lavora a modifiche alla norma per pensioni di vecchiaia senza penalizzazioni «per tutti, non solo per il comparto sanità». E per medici, infermieri e il comparto sanitario «un ulteriore meccanismo di tutela in modo da ridurre la penalizzazione all'approssimarsi all'età della pensione di vecchiaia» che però si sta ancora «valutando».
Tagli alle pensioni, le tre ipotesi per rivedere la norma
Salvaguardia dell'assegno per chi va in pensione raggiunti i requisiti di vecchiaia, taglio ma «graduale» per chi sceglie l'anticipo pensionistico e il mantenimento dei diritti acquisiti al 31 dicembre 2023 (in pratica chi ha i requisiti entro questa data non subirebbe tagli in nessun caso). Sarebbero queste, secondo quanto si apprende, le ipotesi avanzate dal governo al tavolo con i sindacati a Palazzo Chigi per rivedere la stretta sulle pensioni di medici, sanitari e altre categorie della Pa previste in manovra.
Dall'esecutivo è stato spiegato che si sta ancora «lavorando» per rivedere l'articolo 33 che taglia le aliquote di rendimento delle pensioni di alcune categorie, sottolineando che vanno rispettati i vincoli di bilancio. L'ipotesi più plausibile, al momento, sarebbe la prima. Si differenzierebbe tra chi lascia il lavoro in anticipo, grazie agli anni di contributi, e chi va in pensione di vecchiaia a 67 anni di età. Per quest’ultimi la penalizzazione non scatterà, forse per i prossimi tre anni.
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Il ricalcolo per il riscatto della laurea
Le nuove aliquote, stando alle regole attuali, verrebbero poi utilizzate per calcolare l’onere dei riscatti dal 2024: quattro anni di università potranno costare quasi 66 mila euro invece di poco meno di 19 mila. Ovvero circa 47 mila in più. «Siamo molto preoccupati per questa norma», dice Massimo Battaglia, segretario generale di Confsal-Unsa, «per questo», aggiunge, «chiediamo al governo di ritirarla». Ed in effetti si tratta di riduzioni ben più vistose di quelle che saranno applicate sulle pensioni di chi il prossimo anno sceglierà Quota 103.