Superbonus 110, proroga per i condomini (ma arriva la stretta). Il conto della misura sale a 76 miliardi

In vista della manovra il governo studia un’ulteriore stretta

Giovedì 7 Settembre 2023 di Francesco Bisozzi
Superbonus 110, proroga per i condomini (ma arriva la stretta). Il conto della misura sale a 76 miliardi

Il conto del Superbonus è come una palla di neve: più rotola e più diventa imponente, ingombrante e minaccioso.

Imponente perché stando all’ultimo report dell’Enea le detrazioni maturate per lavori già conclusi e a carico dello Stato sono salite a 76,1 miliardi, risultando in aumento di circa 25 miliardi di euro rispetto a un anno fa. Ingombrante perché come evidenziato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, la misura messa in moto tre anni fa, quando a Palazzo Chigi sedeva Giuseppe Conte, oggi impegna risorse che potrebbero essere utilizzate per altri interventi. Minaccioso perché, come ribadito sempre dall’inquilino del dicastero di via XX settembre, il bonus «ingessa la politica economica» mettendo di conseguenza a repentaglio la crescita, proprio ora che il Pil (evidenzia il dato Istat relativo al secondo trimestre) ha frenato dello 0,4%. 

IL PESO

Come se ne esce? In vista della manovra il governo studia un’ulteriore stretta, che nella sostanza prevede un nuovo ritocco al ribasso delle aliquote del Superbonus per i prossimi anni, tutelando però condomini e redditi bassi. Insomma, la misura per le ristrutturazioni edilizie sta pesando in modo eccessivo sui conti pubblici. Nel dettaglio, stando a quanto comunicato dall’Enea, al 31 agosto 2023 gli investimenti ammessi a detrazione per il Superbonus al 110% sono saliti a 85 miliardi di euro, su un totale di investimenti (comprese le somme non ammesse a detrazione) di 86,3 miliardi. Le detrazioni maturate per lavori conclusi, invece, hanno superato come detto la soglia dei 76 miliardi di euro. Il numero degli edifici coinvolti è pari a 425.351. Di questi 73.837 sono condomini, per 47,2 miliardi di investimenti, 46,9 dei quali ammessi a detrazione. Gli edifici unifamiliari coinvolti dalla richiesta di Superbonus ammontano invece a più di 236 mila, per 27,77 miliardi di investimenti e 26,99 miliardi ammessi a detrazione. Infine, le unità funzionalmente indipendenti interessate dalla misura sono state 115.035 per 11,3 miliardi di investimenti (11,1 ammessi a detrazione). In media sono stati spesi dunque 639.830 euro per i condomini, oltre 117 mila euro per gli edifici unifamiliari, 98.493 euro per gli edifici funzionalmente indipendenti e, ciliegina sulla torta, 281.586 euro per i castelli (sei in tutto). 

Numeri che in queste ora devono aver ulteriormente peggiorato il «mal di pancia» di cui ha parlato il ministro Giorgetti, dicendo di soffrirne ogni volta che pensa al maxi bonus edilizio. Il problema è che i tagli all’aliquota dell’agevolazione, passata quest’anno dal 110 al 90% (con delle eccezioni) e destinata a scendere al 70% a partire dal 2024, e lo stop alle operazioni di cessione dei crediti (arrivato a febbraio di quest’anno), non sembrano essere stati sufficienti a tenere sotto controllo quella che è diventata a tutti gli effetti una seria emorragia. Da qui l’idea, che l’esecutivo sta valutando in questi giorni, di inserire per l’anno prossimo nuovi paletti, sul modello di quanto fatto per esempio per le villette, che nel 2023 hanno beneficiato del Superbonus al 90% solo a fronte di un reddito familiare entro i 15 mila euro. 

Capitolo condomini: quelli che hanno presentato nei tempi previsti le carte per sfruttare anche nel 2023 la misura con l’agevolazione al 110%, ma che ora risultano in ritardo con i lavori, da gennaio rischiano di essere tagliati fuori e di doversi accontentare di uno sconto del 90%. Da fonti parlamentari e governative trapela tuttavia che potrebbe ricevere semaforo verde un’ennesima proroga, di tre mesi, legata però alla soglia di avanzamento dei lavori nei condomini (si ragiona sul 60-70%). 

GLI INTERVENTI

Di Superbonus ha parlato ieri anche il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenendo all’evento organizzato dall’Ispi e dedicato al futuro dell’inflazione. «Ci sono stati interventi necessari durante la pandemia, ma non possono essere strumenti permanenti in atto nel tempo da mantenere», così il numero uno di via Nazionale. E ancora. «Il Superbonus – ha detto Visco – doveva finire presto. Il fatto che sia cresciuto, e che ci fossero dei meccanismi un po’ strani, lo abbiamo detto noi ma anche l’Ufficio del bilancio». 

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