Stipendi infermieri, aumenti medi di 156 euro per quasi 600mila dipendenti. Il piano per fermare la fuga dalle corsie

Partirà oggi il tavolo con l’Aran per il rinnovo del personale sanitario

Mercoledì 20 Marzo 2024 di Andrea Bassi
Contratto infermieri, aumenti medi di 156 euro per quasi 600mila dipendenti. Il piano per fermare la fuga dalle corsie

La stagione dei rinnovi contrattuali del pubblico impiego si aprirà ufficialmente oggi. E, questa volta, il primo comparto a sedersi al tavolo negoziale non sarà quello dei ministeriali. Si partirà dal personale sanitario: infermieri, tecnici di laboratorio e impiegati amministrativi. Quasi 600 mila dipendenti, oltre la metà dei quali sono personale infermieristico. Secondo le primissime stime dell’Aran, l’Agenzia che siede al tavolo delle trattative per il governo, l’aumento medio di questa tornata contrattuale per gli infermieri sarà di 156 euro. Nell’ultimo contratto, quello del triennio 2019-2021, gli aumenti tabellari medi avevano oscillato tra 60 e 98 euro a seconda dell’inquadramento. Ma gli infermieri avevano anche ottenuto dei fondi ad hoc che avevano aumentato una voce della loro retribuzione, l’indennità di “specificità”, portando in questo modo gli aumenti complessivi fino a 175 euro. Una decisione presa anche per ricompensare lo stoico impegno dimostrato dal personale sanitario durante la pandemia. Ma il nuovo contratto dovrà affrontare una altro effetto collaterale che si è manifestato con forza dopo la fine dell’emergenza Covid: il burn out del personale infermieristico. Turni e orari lunghissimi, con retribuzioni comunque più basse di quelle di altri Paesi e anche del privato, hanno determinato una “fuga” degli infermieri dal servizio pubblico.

Di questo la direttiva consegnata all’Aran dalle Regioni, che sono i datori di lavoro degli infermieri, ne prende atto. C’è, si legge, un «logoramento del personale dovuto anche a fenomeni di burn out e all’aumento dei tassi di intenzione di lasciare il lavoro che ha portato e potrebbe portare a una ulteriore significativa ondata di dimissioni tra gli operatori sanitari nei prossimi anni». È un livello di allarme molto alto. Soprattutto un Paese come l’Italia dove, ricorda la stessa direttiva delle Regioni, la popolazione continua ad invecchiare e dunque la domanda di servizi sanitari tenderà ad aumentare. «Il sistema sanitario italiano», si legge nella direttiva, «potrebbe non essere in grado di far fronte a questi cambiamenti». 

Sono le stesse Regioni, in qualità di datori di lavoro degli infermieri, a chiedere dunque che nel nuovo contratto si inseriscano delle norme per il «benessere psico-fisico degli operatori sanitari», per «combattere lo stress la depressione e il burn out e, più in generale, per trattenere i professionisti oggi in servizio». Per il comparto ci sono a disposizione 1,5 miliardi. Una somma che, a regime, garantirà un aumento di stipendio del 5,78 per cento. Gli aumenti, dunque, sono già stabiliti. Il negoziato verterà su altri aspetti. A partire, come detto, dalle condizioni di lavoro del personale infermieristico. 

L’INDICAZIONE

Ora sono le stesse Regioni a chiedere un severo rispetto degli orari di lavoro, evitando che gli infermieri possano essere ancora chiamati a turni infiniti nei reparti. Ma per rendere esigibile questa indicazione, sarebbe necessario aumentare il personale. Questo ovviamente il contratto non lo può fare. Così come tra le norme da inserire nei nuovi accordi, ce n’è anche una per convincere chi si è dimesso a tornare sui suoi passi. Se lo vorrà, potrà essere riassunto alle stesse condizioni di quando ha lasciato il lavoro, riconoscendo tutta la carriera fatta fino a quel momento. Anche qui forse, si dà al contratto un obiettivo troppo alto. Si vedrà. Intanto ieri il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha spiegato che a stretto giro arriverà anche l’atto di indirizzo per il comparto degli enti locali. Entro giugno, poi, si apriranno i tavoli delle Funzioni centrali (ministeri e agenzie fiscali) e quello dell’istruzione, il più numeroso, con 1,2 milioni di dipendenti tra professori e personale ausiliario. 

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