Buone notizie per i lavoratori fragili del pubblico e del privato. Come anticipato dal Messaggero, il governo si prepara a prorogare la possibilità per questa categoria di lavoratori (ma anche per i genitori con figli under 14) di ricorrere allo smart working semplificato. Oggi, nella Pubblica amministrazione il lavoro agile è regolato da accordi individuali tra datore di lavoro e singolo dipendente, ma i fragili, ovvero gli statali affetti da gravi patologie individuate dal ministero della Salute e certificate da Asl e medici di base, beneficiano di una corsia preferenziale. Il governo Draghi, con il decreto Aiuti bis di questa estate, ha allungato le tutele per i lavoratori a rischio solo fino alla fine dell’anno.
Smart working, arriva la proroga
La proroga è allo studio del Governo, come confermato anche dal ministero del Lavoro.
Da gennaio, inoltre, le aziende non potranno più ricorrere allo smart working con decisioni unilaterali. Nel privato, infatti, a differenza di quanto avviene nel pubblico, il lavoro agile non è ancora disciplinato dagli accordi individuali. Intanto, secondo i dati in possesso dell’Osservatorio sullo smart working del Politecnico di Milano, in Italia ora lavorano quasi 3,6 milioni di smart worker, che nel 2023 dovrebbero aumentare fino a raggiungere quota 3,63 milioni, proprio per effetto di una nuova fiammata del lavoro agile nella Pa.
In pandemia oltre 5 milioni di persone hanno fornito la prestazione lavorativa da remoto. Il precedente esecutivo ha spinto molto a favore del lavoro in presenza negli uffici pubblici, per esempio introducendo l’obbligo della prevalenza del lavoro in presenza. Un limite che sta stretto al nuovo ministro della Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, più orientato a introdurre maggiori controlli sulle performance dei lavoratori da remoto. Prima del coronavirus il lavoro agile rappresentava un fenomeno di nicchia, con 600mila lavoratori coinvolti, di cui 40mila circa nelle pubbliche amministrazioni. Lo smart working, sottolinea sempre l’osservatorio del Polimi, è ormai presente nel 91 per cento delle grandi imprese italiane, contro l’81 per cento nel 2021, mediamente con nove giorni e mezzo di lavoro da remoto al mese. Nella Pubblica amministrazione coinvolge il 57 per cento degli enti (erano il 65 per cento di un anno fa) con in media otto giorni di lavoro da remoto al mese.
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