ROMA Ancora un buco nell'acqua. Il voto in Commissione Lavoro della Camera sul salario minimo proposto per legge dalle opposizioni slitta ancora, stavolta a martedì prossimo.
Salario minimo, Tajani: «In Italia non serve, non siamo in Unione Sovietica: serve un salario ricco»
Salario minimo, più inflazione e lavoro nero
La strategia delle opposizioni è stata identica a quella vista già martedì, con numerosi iscritti a parlare per ritardare il voto dopo l'emendamento soppressivo della maggioranza che mira a cancellare in blocco la proposta Conte-Schlein, senza entrare nel merito dei contenuti. Ieri in Commissione è stato proprio il presidente M5s a scagliarsi contro il governo «insensibile alla dignità dei lavoratori». Un governo «chiuso al confronto», secondo Matteo Richetti di Azione. Il centrodestra però tira dritto. Abbattere il cuneo fiscale e detassare le tredicesime, questa è la soluzione indicata da Antonio Tajani. L'arbitro in Commissione è il presidente, Walter Rizzetto (FdI), ormai piuttosto spazientito: «Ho l'obbligo di traghettare il provvedimento in aula il 28 luglio, se l'opposizione continua con questa fase di illustrazione in aula non ci arriviamo».
Le schermaglie parlamentari si sovrappongono al dibattito di merito sullo strumento.
Le perplessità avanzate sulla proposta dell'opposizione si concentrano sia su questioni di principio che su aspetti tecnici del progetto. Un nodo delicato è il rapporto tra salario minimo e contrattazione. La direttiva europea sul tema non impone uno specifico strumento legislativo ai Paesi come il nostro che hanno tradizionalmente un forte ruolo delle parti sociali. Se è vero che la Germania, con una struttura simile a quella italiana, il salario minimo recentemente lo ha introdotto, almeno una parte dei sindacati nostrani resta scettica, temendo un depotenziamento del proprio ruolo. E le imprese come la pensano? Da parte di Confindustria non c'è una contrarietà assoluta, ma il presidente Bonomi ha sempre fatto notare come lo strumento non risulti necessario nel comparto manifatturiero, nel quale le retribuzioni sono più elevate del livello dei 9 euro l'ora contenuto nella proposta.