Stabilire una soglia minima, uguale per tutti, sotto la quale non si può andare, oppure “lavorare” di comparto in comparto prendendo a riferimento il minimo contrattuale complessivo già fissato dai contratti più rappresentativi estendendolo a tutti i lavoratori del settore. È questo il bivio davanti a cui si trovano in Italia i sostenitori del salario minimo, dopo anni di discussioni e polemiche. Da una parte il provvedimento - a prima firma Nunzia Catalfo, pentastellata ex ministro del Lavoro - in commissione Lavoro al Senato; dall’altra la proposta di mediazione al tavolo con le parti sociali dell’attuale titolare del dicastero del Lavoro, il ministro dem Andrea Orlando. La Catalfo propone una soglia minima di 9 euro lordi l’ora.
L’asticella
Dove far fermare l’asticella del minimo, d’altronde, è da anni il fulcro delle polemiche. Se troppo alta gli effetti collaterali negativi potrebbero essere molti, a cominciare dall’incremento del lavoro nero. Lo ha riconosciuto anche l’Istat: «Un salario minimo troppo alto potrebbe scoraggiare la domanda di lavoro o costituire incentivo al lavoro irregolare». D’altronde - ha aggiunto l’Istat - un salario minimo «troppo basso potrebbe non garantire condizioni di vita dignitose». E allora ecco il punto (casomai i partiti dovessero trovare un accordo sul principio del salario minimo per legge): dove fermare l’asticella? Nel 2019 l’Ocse, in audizione parlamentare, fece notare che un minimo a 9 euro l’ora sarebbe stato tra i paesi Ocse il livello più alto rapportato al potere d’acquisto, al pari del Lussemburgo. Ed è in quest’ottica - quella del costo della vita - che bisognerebbe valutare anche la nuova norma approvata in Germania che dal primo ottobre prossimo porta il salario minimo a 12 euro l’ora.
L’Italia è uno dei pochi Paesi Ue a non avere una legge sul salario minimo, in compagnia di Austria, Finlandia, Svezia e Danimarca e, parzialmente, Cipro (dove è in vigore solo per alcune categorie). Sono invece 21 i Paesi che hanno un salario minimo nazionale, fissato in proporzione al costo della vita: si va così da 1,87 euro all’ora della Bulgaria a 12,38 euro del Lussemburgo. Alle spalle del Granducato si piazzano Francia, Olanda e Irlanda poco sopra i 10 euro l’ora, la Germania a 9,82 (da luglio prossimo passa a 10,45 e poi da ottobre a 12 euro), il Belgio a 9,66 e poi la Spagna a 5,76. Nel frattempo lunedì a Strasburgo si tenterà la stretta per arrivare a un accordo tra i Ventisette sul salario minimo. Non si punta ad una soglia uguale per tutti, ma al varo di una cornice che porti a salari minimi adeguati nei vari Stati membri, tenendo conto delle differenti situazioni e tradizioni e della contrattazione collettiva esistente.