Pensioni, un superbonus per chi smette di lavorare a 71 anni: l'idea per "salvare" il sistema previdenziale italiano

Itinerari previdenziali il sistema previdenziale sarà sostenibile nei prossimi anni solo con 1,44 lavoratori per ogni pensionato, ma servirà fare scelte oculate da qui al 2035 e lancia l'idea di un superbonus per chi smette di lavorare a 71 anni

Mercoledì 17 Gennaio 2024 di Giacomo Andreoli e Andrea Bassi
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Il sistema pensionistico italiano non è ancora in crisi, ma potrebbe finirci nei prossimi anni. Il numero dei pensionati continua infatti ad aumentare, mentre i lavoratori versano sempre meno contributi, soprattutto i più giovani, con carriere discontinue e stipendi bassi. Ad oggi la spesa per le pensioni è, tutto sommato, in equilibrio. E sostenibile. Quella per l’assistenza è invece fuori controllo. Se la prima è cresciuta in un decennio solo del 17%, la seconda nello stesso arco di tempo è balzata del 126%, da 89 miliardi a 157.

Ma sia la spesa per la previdenza che quella per l’assistenza, finiscono in un “calderone” unico quando si tratta di verificare l’equilibrio complessivo del sistema.

Insomma, l’esercizio di calcolo, come ha spiegato Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, nel corso della presentazione dell’undicesimo Rapporto sul Bilancio previdenziale italiano da dove sono emersi questi dati, «è tutt’altro che sterile se si considera che la corretta determinazione di questi dati è fondamentale per evitare che eccessive sovrastime convincano l’Europa a imporre tagli alle pensioni che, come evidenziano questi numeri, presentano invece una spesa tutto sommato sotto controllo». Per "preservare il sistema", salvandolo dalle sue possibili difficoltà future, ltinerari previdenziali lancia quindi diverse proposte, tra cui quella, già di un superbonus in busta paga per chi lascia il lavoro a 71 anni.

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I dati della spesa previdenziale italiana, insomma, sono distorti dalla presenza di quasi quattro milioni di pensionati totalmente “assistiti”, e altri tre milioni e passa parzialmente assistiti, più di sei milioni e mezzo in tutto, il 41% di coloro che percepiscono un assegno dall’Inps. In Italia vengono pagate oltre un milione di pensioni di invalidità civile.

Ci sono più di 2,2 milioni di persone che percepiscono una indennità di accompagnamento. Altre 817 mila che hanno un assegno o una pensione sociale. E vengono persino pagate ancora 111 mila pensioni di guerra. E poi ci sono 2,3 milioni di integrazioni al minimo, persone cioè, che non hanno versato abbastanza contributi per maturare un importo di almeno 600 euro circa, e per questo lo Stato ci mette la differenza. Un altro milione e passa di persone beneficia poi di maggiorazioni sociali. Insomma, dice il Rapporto, stupiscono i dati comunicati dalle nostre istituzioni in sede europea, con le prime stime Eurostat sul 2022 relative a pensioni di vecchiaia, anticipate e superstiti che ammontano per l’Italia al 16,7%, contro il 12,6% della media Ue.

La spesa pensionistica di natura previdenziale comprensiva delle prestazioni Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti) è stata nel 2022 pari a 247,6 miliardi, per un’incidenza sul Pil del 12,97%, in riduzione rispetto al 13,42% dello scorso anno. Se si escludono anche gli oneri assistenziali per maggiorazioni sociali, integrazioni al minimo, dice il Rapporto, l’incidenza scende al 11,72%, dato più che in linea con la media Eurostat. La percentuale cala addirittura all’8,64% escludendo anche i circa 59 miliardi di imposte (Irpef) che in molti Paesi dell’Unione o di area Ocse sono molto più basse, quando non del tutto assenti, sulle pensioni. Anche il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, ha chiesto «un’operazione verità» tra spesa per assistenza e per previdenza. Secondo Itinerari previdenziali c'è necessità di separare le due spese, contenendo maggiormente quella per l'assistenza.

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Gli allarmi per la tenuta del sistema previdenziale italiano insomma, non sarebbero del tutto giustificati. Anzi. Grazie a un’occupazione in ripresa seppur distante dai livelli europei, spiega ancora l’analisi di Itinerari Previdenziali, continua a migliorare il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati. Si tratta di un fondamentale indicatore di tenuta della previdenza italiana: nel 2022 il valore si è attestato a quota 1,4443. La “soglia della semi-sicurezza” è considerata quella di 1,5 lavoratori per ogni pensionato. Una soglia, dice il Rapporto, ancora lontana ma, nel complesso, il sistema regge e continuerà a farlo, a patto di saper compiere - in un Paese che invecchia - scelte oculate su politiche attive per il lavoro, anticipi ed età di pensionamento.

Proprio sulle uscite arriva il monito più importante. L’età “legale” di pensionamento in Italia è di 67 anni, ma quella effettiva è di 63 anni. Questo dato, tra i più bassi d’Europa, dovrà salire se si vuol mantenere il sottile equilibrio nel sistema previdenziale italiano. Dunque basta scivoli e anticipi. Un monito anche per il governo che si appresta a riaprire il tavolo delle trattative con i sindacati per la riforma delle pensioni e al quale si discuterà della proposta “rivisitata” della Lega: il pensionamento con 41 anni di età, ma con un ricalcolo contributivo dell’assegno. Il cantiere delle pensioni è sempre aperto.

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Secondo Brambilla bisogna darsi regole certe per i prossimi dieci anni. Sono quindi tre le proposte di Itinerari previdenziali:

1) Limitare, come detto, le numerose forme di anticipazione a pochi ma efficaci strumenti, come fondi esubero, isopensione e contratti di solidarietà (riportando però l'anticipo a un massimo di 5 anni);

2) Bloccare l'anzianità contributiva agli attuali 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 per le donne, con riduzioni per donne madri e precoci, così come previsto dalla riforma Dini, e una sorta di Superbonus, cioè più soldi in busta paga (con la quantità da stabilire), per quanti scelgono di restare al lavoro fino ai 71 anni di età;

3) Equiparare le (poco eque) regole di pensionamento dei cosiddetti contributivi puri a quelle degli altri lavoratori.

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Ultimo aggiornamento: 18 Gennaio, 14:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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