Sforbiciata da 60 euro l'anno alle pensioni medio-basse per finanziare "Quota 103"

Il governo cancella l'annunciato miglioramento della rivalutazione degli assegni da 2.000 euro netti al mese

Domenica 29 Ottobre 2023 di L. Ci.
Tabella dei tagli

ROMA - Con il ripristino di Quota 103, pur se "vincolata", il prossimo anno qualche migliaio di italiani in più potrà andare in pensione in anticipo rispetto alle norme della legge Fornero.

Ma una fetta ben più ampia di cittadini e cittadine, che in pensione già ci sono, dovrà pagare un piccolo prezzo, sotto forma di rivalutazione leggermente meno favorevole del proprio assegno. Già, perché mentre governo e maggioranza cambiano un testo che almeno sulla carta era stato approvato 13 giorni fa, i margini per modificare i relativi saldi finanziari sono molto più esigui, per non dire inesistenti. Così anche per ritocchi non particolarmente significativi occorre trovare coperture alternative all'interno degli stessi capitoli. Ecco quindi che nelle ultime bozze della legge di Bilancio, da una parte è stata reintrodotta la possibilità di lasciare il lavoro con 62 anni di età e 41 di contributi, dall'altra è scomparsa una diversa norma, che pure era stata annunciata nella conferenza stampa seguita al Consiglio dei ministri: si tratta dell'adeguamento all'inflazione dei trattamenti compresi tra quattro e cinque volte il minimo Inps, ovvero quelli che nel 2023 andavano da 2.270 a 2.840 euro lordi mensili (ovvero approssimativamente da 1.750 a 2.100 euro netti).

LA MARCIA INDIETRO
In base alle norme vigenti, questi pensionati avrebbero diritto il prossimo anno all'85 per cento del tasso di inflazione maturato nel 2023 (circa il 5,8 per cento). Era stato però deciso di portare la percentuale al 90, e il numero figurava nelle prime bozze del provvedimento. Poi è arrivata la marcia indietro, che lascia dunque gli interessati nella situazione in cui erano. Rispetto al miglioramento, promesso e poi disatteso, la differenza è contenuta ma non del tutto trascurabile: si tratta di un importo che varia dagli 86 ai 107 euro l'anno, che diventano tra 55 e 65 in termini netti considerato che sull'incremento di pensione viene comunque applicata l'Irpef. Spiccioli? Forse sì, ma la vicenda è un esempio rilevante della modalità con cui viene assemblata questa manovra. C'è la necessità politica di garantire ai partiti qualche misura simbolica da esibire ai rispettivi elettorati: è quel che avvenuto con Quota 103 rispetto alle richieste della Lega. Allo stesso tempo però ancor prima dell'avvio del dibattito parlamentare non si può andare oltre i confini finanziari già fissati, ovvero 15,7 miliardi di maggior disavanzo e poco più di 12 da compensare con misure di segno opposto: maggiori entrate oppure minori spese. Il capitolo previdenza è particolarmente significativo, perché non andrà a incrementare la spesa ed anzi nel suo complesso porterà allo Stato risparmi per oltre un miliardo.

IL TAGLIO
Nel testo non ha trovato posto, almeno per il momento, nemmeno l'ulteriore incremento dei trattamenti inferiori al minimo, che era stato richiesto da Forza Italia: gli assegni andranno sì oltre la soglia dei 600 euro mensili, ma questo in forza delle norme già in vigore e dell'inflazione 2023 ancora intensa. C'è invece - e pare destinato a restare - il taglio delle pensioni di alcune categorie di dipendenti pubblici (maestri, medici e infermieri, dipendenti comunali, ufficiali giudiziari) che ha scatenato le proteste dei sindacati. Poi si torna, è vero, da Quota 104 a 103 ma la portata di questa forma di uscita flessibile è limitata dai "paletti" introdotti: ricalcolo contributivo dell'assegno, tetto a quattro volte il trattamento minimo Inps e "finestra" (ovvero periodo ulteriore di attesa prima del pensionamento effettivo) di sette-nove mesi. In ogni caso, come abbiamo visto, gli eventuali maggiori costi saranno compensati dall'aggiustamento sulle rivalutazioni. Anche la misura più controversa in tema di lotta all'evasione fiscale, cioè la velocizzazione della procedura di pignoramento del conto corrente in caso di cartelle scadute e non pagate, è stata rimossa nella sua versione esplicita, ma sostituita da un paio di commi di carattere generale che comunque puntano sostanzialmente allo stesso obiettivo, citando un principio presente nella legge delega approvata la scorsa estate dalle Camere; tuttavia le modalità precise di intervento dovranno essere definite in un secondo momento con decreto del ministero dell'Economia e delle Finanze, sentito il Garante per la protezione dei dati personali.
 

Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 07:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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