Pensioni, Quota 103: come lasciare prima il lavoro con la nuova formula (e a quanto ammonterà l'assegno)

Permette di maturare il diritto all'uscita con 62 anni di età e 41 di versamenti contributivi

Giovedì 19 Gennaio 2023
Pensioni, Quota 103: ecco come lasciare prima il lavoro con la nuova formula

In attesa delle eventuali riforme future, di cui si è inziato a discutere al tavolo tra governo e sindacati, nel 2023 sono disponibili diversi "canali" per lasciare il lavoro, con requisiti particolari e variabili. Vediamo i principali. Le vie ordinarie - per tutti -  sono quelle della pensione di vecchiaia (il diritto scatta a 67 anni di età a condizione di averne 20 di contributi) e della pensione anticipata così come delineata dalla riforma Fornero (attualmente servono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne, senza vincoli sull'età.

Autonomia, tutte le falle della riforma: la legge quadro riporta in vita le vecchie intese

Come funziona Quota 103

La legge di Bilancio ha poi istituito solo per quest'anno una nuova formula, la cosiddetta Quota 103.

Permette di maturare il diritto all'uscita con 62 anni di età e 41 di versamenti contributivi. Per lasciare effettivamente il lavoro bisognerà però attendere la cosiddetta "finestra mobile", tre mesi per i dipendenti privati e sei per i pubblici. Inoltre il trattamento erogato non potrà essere superiore a 2.818,65 euro mensili (cinque volte il minimo Inps). Con la manovra è stata prevista anche la proroga di Ape sociale, una sorta di indennità-ponte in vista della pensione vera e propria che spetta a 63 anni a determinate categorie: disoccupati di lungo corso, invalidi (almeno il 74%) lavoratori impegnati nella cura di parenti (caregivers) o che svolgono mansioni gravose. Nei primi tre casi l'anzianità contributiva richiesta è di 30 anni, nell'ultimo di 36.

Le modifiche a Opzione donna

Ha subito invece un drastico ridimensionamento la formula riservata alle lavoratrici, "Opzione donna", che consentiva finora l'uscita con notevole anticipo in cambio di un assegno calcolato con il sistema contributivo e dunque generalmente meno favorevole. Nel 2023 potranno sfruttarla le lavoratrici di 58 anni se hanno almeno due figli, di 59 con un figlio e di 60 in assenza di prole. Sono richiesti comunque 35 anni di contributi ma l'opzione da gennaio è riservata a disabili, caregivers o dipendenti licenziate oppure impiegate in aziende in crisi.

Le disposizioni per i lavoratori precoci

Restano poi in vigore le disposizioni per i cosiddetti lavoratori precoci: chi ha lavorato per almeno dodici mesi prima del diciannovesimo anno di età potrà andare in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall'età. Ugualmente quelle per i lavori usuranti, riservate a coloro che svolgono attività particolarmente faticose come quelle in miniera oppure che si svolgono in orario notturno. Per loro resta possibile maturare la pensione in anticipo (tra i 61 e i 64 anni) avendone 35 di contributi.

Contratto di espansione o dell'isopensione

Soprattutto nelle grandi aziende è disponibile pure la via del contratto di espansione o dell'isopensione: sostanzialmente si tratta di "scivoli" di 5-7 anni in vista del pensionamento, a carico del datore di lavoro. Infine chi ha iniziato a lavorare dal 1996 in poi, oppure ha fatto specifica opzione, potrà sfruttare anche la pensione anticipata del sistema contributivo: servono 64 anni di età, almeno 20 di contributi e un importo maturato pari a poco più di 1.300 euro mensili.

Ultimo aggiornamento: 20 Gennaio, 16:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci