Pensioni più basse per i dipendenti pubblici e tagli fino a 475 euro al mese per chi esce con Quota 103. Le simulazioni

Martedì 31 Ottobre 2023
Pensioni più basse per i dipendenti pubblici e tagli fino a 475 euro al mese per chi esce con Quota 103. Le simulazioni

Saranno oltre 700mila i dipendenti pubblici che nei prossimi 20 anni si vedranno decurtata la pensione con la norma inserita in legge di bilancio che rivede le aliquote di rendimento della quota retributiva per i dipendenti degli enti locali, i sanitari, gli insegnanti delle primarie e degli asili e gli ufficiali giudiziari.

La Relazione tecnica alla legge di bilancio chiarisce che gli interessati sono 31.500 nel 2024, ma salgono a 81.500 nel 2025 per raggiungere quota 732.300 nel 2043.

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Quota 103

Saranno invece molti meno quelli che potranno approfittare il prossimo anno della possibilità di andare in pensione con Quota 103. I conti della relazione tecnica spiegano che nel 2024 la platea si limiterà a 17mila unità. Ci si aspetta una minore richiesta perché chi sceglie questo canale sarà scoraggiato dall'introduzione del calcolo interamente contributivo per chi decidere di uscire in anticipo rispetto all'età di vecchiaia e dall'allungamento delle finestre.

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Le simulazioni

A fare i conti in questo caso è la Cgil, che porta due esempi: chi guadagnava 25.000 euro avrebbe avuto una pensione di 1.750 euro con quota 103, con l'attuale ricalcolo scende a 1.570 euro, ne perde circa il 10%, pari 180 euro mensili (che in 22 anni di pensione stimati valgono oltre 51mila euro). Un'altra stima - retribuzioni da 50.000 euro - la penalizzazione tra con la nuova quota 103 diventa di 475 euro (con un calo del 17,2% rispetto alla attuale quota 103 con sistema misto).

Di certo è sulle pensioni dei dipendenti pubblici si rischia di consumare la battaglia più dura con il Governo che spiega che con l'adeguamento delle aliquote si è sanata una stortura che avvantaggiava alcune casse dei dipendenti pubblici rispetto alle altre. In pratica i dipendenti di queste casse avevano fino al 2023 un'aliquota maggiorata per il primo anno di calcolo retributivo con aliquote poi man mano decrescenti mentre con la nuova norma l'aliquota è la stessa per tutti gli anni.

 

I tagli nei prossimi anni

Ci perderanno quindi dal 2024 i lavoratori che vanno in pensione con pochi anni di anzianità retributiva mentre lo svantaggio diminuirà man mano che si si avvicina ai 15 anni di contribuzione calcolata con il retributivo. Per i lavoratori che andranno in pensione anticipata nel 2024 lo svantaggio rispetto alla norma attuale sarà minimo (hanno cominciato a lavorare almeno nel 1983 e quindi hanno almeno 12 anni di quota retributiva) mentre sarà via via più significativo per quelli che andranno in pensione nei prossimi anni.

Potrà essere significativo già dai prossimi anni per chi va in pensione di vecchiaia con una minima parte retributiva. I conti sui risparmi che progressivamente saranno in salita, del resto, l'ha fatta lo stesso governo, nella tabella della relazione tecnica. Il minor esborso dello Stato sarà di 11,5 milioni al netto del fisco nel 2024 e poi salirà velocemente per essere pari a oltre 2,27 miliardi, sempre al netto del fisco, nel 2043.

La stretta

La stretta della manovra comunque non riguarda solo gli assegni dei dipendenti pubblici. Per mantenere Quota 103 (62 anni di età e 41 di contributi) si è decisa l'introduzione del metodo interamente contributivo per questi lavoratori e un allungamento delle finestre da tre a sette mesi per il privato e da sei a nove per il pubblico. La Relazione alla legge di Bilancio stima una platea di 17mila persone per una spesa complessiva compreso il Tfr al netto degli effetti fiscali di 149 milioni. Le persone interessate nel 2025 saranno 25mila con una spesa che sale a 835 milioni.

Numeri contenuti per le uscite sono previsti anche per l'Ape sociale grazie all'aumento del requisito anagrafico da 63 anni a 63 anni e cinque mesi con 12.500 persone e una spesa di 85 milioni nel 2024 e per Opzione donna. Potranno uscire infatti solo le lavoratrici con almeno 61 anni di età (60 fino al 2023) in situazione di svantaggio con uno sconto di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due.

A questo andrà aggiunto un anno di finestra mobile per le dipendenti e 18 mesi per le autonome oltre al ricalcolo dell'assegno con il metodo contributivo. Ci si attende che nel 2024 escano con questa misura solo 2.200 persone per 16,1 milioni di spesa. Nel 2025 si attendono 3mila uscite per 44,9 milioni di spesa. Nei primi 9 mesi del 2023 le uscite con Opzione donna sono state 2.228.

Ultimo aggiornamento: 1 Novembre, 00:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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