Pensioni medici, salve se lavorano tre anni in più: dal 2028 nove mesi di attesa per lasciare l’impiego

Soldi agli enti locali e spesa rimodulata per il Ponte: la Sicilia riduce l’investimento

Mercoledì 6 Dicembre 2023 di Andrea Bassi e Michele Di Branco
Pensioni medici, salve se lavorano tre anni in più: dal 2028 nove mesi di attesa per lasciare l’impiego

Arriva il salvagente, temporaneo, sulle pensioni dei dipendenti pubblici tagliate dalla Manovra. Con una protezione in più per i medici.

Ma arrivano anche risorse per le Forze di Polizia, una rideterminazione dei fondi per la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, e alcuni aiuti agli enti locali. Il governo depositerà nelle prossime ore i primi quattro emendamenti alla manovra di Bilancio. Le correzioni sono state annunciate ieri dopo una riunione dei capigruppo a Palazzo Madama. Ma partiamo dalle pensioni. I medici, ma anche i maestri, i dipendenti comunali e gli ufficiali giudiziari, che lasceranno il lavoro una volta compiuti i 67 anni di età, avranno diritto a ricevere la pensione calcolata con i coefficienti retributivi del passato, più vantaggiosi. Chi invece lascerà il lavoro con 42 anni e 10 mesi di contributi senza aver raggiunto i 67 anni di età, subirà la tagliola del calcolo dell’assegno con i nuovi e più penalizzanti coefficienti. Ma ci sarà un’eccezione per il personale ospedaliero, medici e infermieri. I coefficienti saranno “addolciti”. Per ogni mese in più di lavoro in ospedale, il taglio sarà ridotto di un trentaseiesimo. Questo significa che lavorando per altri tre anni il taglio delle pensioni si azzererebbe. Ma per far “tornare” i conti della modifica, vengono riviste le finestre per l’uscita anticipata di medici, maestri e dipendenti locali. Chi matura i requisiti entro il prossimo anno, potrà ricevere la pensione dopo tre mesi di finestra. Chi li matura nel 2025 dovrà attendere quattro mesi, che diventeranno cinque nel 2026, sette nel 2027 e nove nel 2028. 

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L’approdo

L’approdo della Manovra al Senato, che era previsto tra il 12 e 15 dicembre, è slittato al 18 dicembre prossimo per consentire al governo di depositare, già nelle prossime ore, i testi dei quattro emendamenti. La Commissione Bilancio inizierà lunedì l’esame delle proposte di modifica. Probabile dunque che l’esame del testo alla Camera slitti ai giorni subito dopo Natale. «Il governo - ha spiegato il ministro dei rapporti con il parlamento, Luca Ciriani - ha condiviso lo spostamento per l’esame della manovra a Palazzo Madama. Gli emendamenti - ha specificato il ministro - riguardano la revisione dei criteri di calcolo delle pensioni del personale sanitario, una norma molto attesa, e la copertura dell’accordo sindacale con le forze armate e di polizia. In più il governo stanzierà un fondo aggiuntivo per le Regioni speciali che hanno avuto una penalizzazione con il rinnovo delle trattenute Irpef. Poi - ha annunciato Ciriani - ci sarà un fondo per quelle ordinarie per ristorare in tema di aumenti di costo dell’energia. Quindi è atteso un intervento sugli investimenti, con una rideterminazione dei costi del Ponte sullo Stretto, e poi in tema di strade e autostrade». 
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Un’altra novità, che non rientra tra i 4 emendamenti in arrivo, dovrebbe riguardare gli affitti brevi. La specifica che esclude la prima casa dall’aumento della cedolare secca, previsto in manovra, dovrebbe infatti concretizzarsi in settimana. «Noi già stiamo affrontando questo tema nel decreto anticipi. Certamente ci sarà, perché Forza Italia ha chiesto quella specificazione sulla prima casa», ha detto il capogruppo di Fi in Senato, Maurizio Gasparri. 

Il quadro

In questo quadro, le opposizioni incalzano il governo. «La maggioranza, che doveva essere coesa, per la terza volta consecutiva ha spostato la legge di Bilancio in aula. Siamo pronti a scommettere che verrà ulteriormente posticipata» ha commentato il capogruppo Pd al Senato, Francesco Boccia. 
Il cuore della manovra, comunque, è stabile e riguarda la conferma nel 2024 del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro, in combinato con la nuova modulazione delle aliquote Irpef che accorpa le prime due, per lasciare in busta paga circa 100 euro al mese in più ai lavoratori dipendenti. Un provvedimento che impegna quasi 11 miliardi di euro. 

Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre, 19:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA