Pensioni, stretta sull'anticipo: da Quota 103 a Opzione donna e la rivalutazione. Cosa cambia con la Manovra

Con la prossima legge di Bilancio il governo ha annunciato una stretta sull'anticipo pensionistico. Al posto di Quota 103 ci sarà Quota 104, mentre viene creato un fondo unico Ape social-Opzione donna. Ecco tutte le novità

Lunedì 16 Ottobre 2023 di Giacomo Andreoli
Veduta esterna della sede Inps in piazza della Vittoria a Genova

Addio a Quota 103 (con l'arrivo di una sorta di Quota 104) e po ridimensionamento di Opzione donna, ma anche rivalutazione all'inflazione tagliata per i redditi medio-alti e possibilità di uscita più facile con il contributivo per chi ha assegni molto bassi. A sorpresa il governo vara una piccola stretta sulle pensioni con la legge di Bilancio. La Lega e il ministero del Lavoro, guidato da Marina Calderone, sono stati in pressing per mesi sul dicastero dell'Economia, al cui timone c'è Giancarlo Giorgetti.

L'obiettivo era confermare almeno Quota 103 e provare ad allargare Opzione donna, ma non ci sarebbe stato nulla da fare.

Alla fine per far quadrare i conti, in un quadro macroeconomico e di bilancio non facile, l'esecutivo ha deciso di limitare la spesa pensionistica. I fondi a disposizione sono pochi e la volontà della maggioranza è quella di non prevedere nuovi prelievi o tasse, dopo quella sugli extraprofitti delle banche, né sui patrimoni, né sui redditi medi o alti. Nel frattempo lo Stato non ha ancora incassato circa 8 miliardi attesi dai prelievi straordinari sugli extraprofitti delle società energetiche. Nella bozza di Manovra licenziata dal Consiglio dei ministri sono ancora vacanti alcuni capitoli relativi alla materia pensionistica. Vediamo però punto per punto cosa dovrebbe cambiare sulle pensioni dal prossimo anno.

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Pensioni, addio a Quota 103: arriva Quota 104

Nel 2024 non sarà più in vigore Quota 103. A confermarlo è stato in conferenza stampa il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Per accedere a Quota 103 quest'anno si dovevano avere almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Dal prossimo ci vorranno 63 anni di età e 41 di contributi, con un corollario di incentivi per chi rimane al lavoro. Ma non sarà una Quota 104 piena: ci sarà un meccanismo di incentivi a permanere al lavoro e una penalizzazione per quelli che decidono di andare in pensione prima.

Ancora non sono chiari i meccanismi di penalizzazione. Per quanto riguarda gli incentivi, sicuramente verrà confermato lo schema attuale. Chi non va in pensione nonostante abbia tutti i requisiti potrà avere un aumento in busta paga di circa il 10%, pari ai contributi a carico del lavoratore non versati all’Inps. Non cambieranno comunque le finestre di uscita anticipata dal lavoro: 3 mesi per i privati, 6 per i pubblici.

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Opzione donna e Ape social: cosa cambia nel 2024

Nel 2024 Ape sociale e Opzione donna vengono sostituiti da un unico fondo per la flessibilità in uscita. Ancora non sono chiari i contorni di questo nuovo fondo, ma al suo interno potrebbe essere ridimensionata l'uscita anticipata delle donne. Quest'ultima era stata resa più restrittiva anche per quest’anno, con le uscite molto limitate. Ora potrebbe confluire nella nuova Ape sociale, che verrebbe confermata nella formula esistente. Varrebbero entrambi per le categorie di lavoratori gravosi o disoccupati o disabili o che svolgono attività di caregiver, con un canale a sé stanteper le lavoratrici.

Ci sarebbe la possibilità di ricevere l’indennità di accompagnamento verso la pensione a partire dai 61/62 anni invece dei 63 previsti attualmente. Come per l’ultima formulazione di Opzione donna varrebbe per le donne con una situazione di disagio, per quelle che sono state licenziate, e per le lavoratrici con invalidità almeno al 74%. Rientrerebbero nella norma anche le “care giver” e quelle impegnate in lavori gravosi. Più difficile l'ipotesi di Quota 84: la pensione anticipata per le donne a 64 anni con 20 di contributi. In pratica un anticipo di quella «Quota 84» che è una regola generale per chi si trova totalmente nel sistema contributivo.

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La rivalutazione delle pensioni e il calcolo contributivo

Per quanto riguarda la rivalutazione delle pensioni all'inflazione nel 2024 sarà al 100% per le pensioni fino a quattro volte il minimo, del 90% tra 4 e 5 volte il minimo e poi scatterà un decalage (fino ad arrivare al 32% per gli assegni superiori a 10 volte il minimo). Ci potrebbero poi essere tagli ancor più forti per le pensioni molto alte, sopra i 100 mila euro. La rivalutazione potrebbe essere completamente azzerata, o potrebbe persino tornare in vigore il contributo di solidarietà dal 15 al 40% sugli assegni più alti.

L'adeguamento all'inflazione viene invece confermato per le pensioni minime di chi ha più di 75 anni. E ancora: con la Manovra il governo ha eliminato il vincolo che impone a chi è nel contributivo di andare in pensione con l'età raggiunta solo se l'importo della sua pensione è superiore a 1,5 la pensione sociale. Quindi si potrà uscire dal lavoro una volta avuti i requisiti con qualsiasi assegno, anche i più bassi.

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L'aumento delle pensioni minime

Con la manovra ci sarà l'aumento delle pensioni minime. Si tratterà di un lieve aumento dell’assegno mensile a partire dai 65 anni di età. Gli importi inferiori o uguali al minimo Inps saliranno infatti a 618 euro dal prossimo 1° gennaio. Lo scorso anno l’ulteriore maggiorazione rispetto alla “normale” rivalutazione aveva premiato in modo particolare i beneficiari con almeno 75 anni; dunque la platea ora si allarga. Ma resta da vedere come questo intervento sarà coordinato con l’adeguamento al costo della vita previsto per la generalità dei trattamenti previdenziali, che per il 2024 dovrebbe essere applicato in misura del 5,5% circa. Insomma, a questi 618 euro si potrebbe arrivare per lo più con la rivalutazione.

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Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 06:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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