Pensione 2023, come andarci in base ai contributi (a prescindere dell'età): ecco le tre opzioni

La pensione anticipata Inps permette al lavoratore di tenere conto solamente degli anni di contributi per andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica

Giovedì 16 Marzo 2023 di Mario Landi
Pensione 2023, come andarci in base ai contributi (a prescindere dell'età): ecco le tre opzioni

Andare in pensione è possibile a prescindere dall'età? Sì, si può, ma bisogna tenere conto dei contributi versati. Quindi, bisogna soddisfare un requisito anagrafico e uno di tipo contributivo. Ad esempio, per accedere alla pensione di vecchiaia sono sì richiesti 20 anni di contributi ma allo stesso tempo bisogna aver compiuto almeno i 67 anni di età.

Lo stesso vale per la nuova Quota 103, con la quale viene fissata un’ulteriore condizione: la somma tra l’età anagrafica (che non può mai essere inferiore a 62 anni) e i contributi (almeno 41 anni) deve dare come risultato 103.

In alcune circostanze, infatti, si può andare in pensione indipendentemente dall’età. Non vale invece l’inverso, in quanto in ogni caso è sempre richiesto un certo numero di contributi.

La normativa fissa un certo numero di anni di contributi che a seconda dei casi è sufficiente per andare in pensione, indipendentemente dall’età. Ovviamente si tratta di un valore molto alto, superiore ai 40 anni di contributi, eccetto che nel caso dei lavoratori a cui è stata accertata un’invalidità civile, i quali possono andare in pensione con soli 5 anni di lavoro. Ecco le tre opzioni percorribili.

 

Cosa è cambiato nel 2023


Dal 1° gennaio 2023 la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione delle pensioni per il 2022 è determinata in misura pari al 7,3%.

Il disegno di legge di bilancio 2023 prevede interventi volti a rimodulare le modalità di attribuzione della rivalutazione automatica per le fasce di importo dei trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il trattamento minimo. Per evitare la corresponsione di somme potenzialmente indebite, pertanto, la rivalutazione è stata attribuita in misura pari al 100% a tutti i beneficiari il cui importo cumulato di pensione sia compreso nel limite di quattro volte il trattamento minimo in pagamento nel 2022 (pari a 2.101,52 euro). Per i pensionati il cui trattamento pensionistico cumulato è superiore a questo limite, la rivalutazione sarà attribuita sulla prima rata utile dopo l’approvazione della legge di bilancio 2023.

La circolare descrive gli indici definitivi dei trattamenti minimi di pensioni per i lavoratori dipendenti e gli assegni vitalizi per il 2022, riporta l’indice di rivalutazione provvisorio per il 2023 e la modalità di attribuzione della rivalutazione provvisoria 2023, ricordando che l’importo del trattamento minimo viene preso a base anche per l’individuazione dei limiti di riconoscimento delle prestazioni collegate al reddito.

Sono fornite, inoltre, le tabelle con gli importi del trattamento minimo, delle prestazioni assistenziali e i limiti di reddito per il diritto alle diverse prestazioni collegate al reddito, costruiti come multipli dell’importo del trattamento minimo dell’anno 2023. Per il 2023, l’età di accesso alla pensione di vecchiaia e all’assegno sociale è pari a 67 anni. Questo limite è stato applicato in sede di rinnovo alle fattispecie interessate.

I pagamenti dei trattamenti pensionistici, gli assegni, le pensioni e indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili e anche le rendite vitalizie dell'INAIL vengono effettuati il primo giorno bancabile di ciascun mese o il giorno successivo se si tratta di giornata festiva o non bancabile, con un unico mandato di pagamento, fatta eccezione per il mese di gennaio nel quale l’erogazione viene eseguita il secondo giorno bancabile. Il pagamento del mese di gennaio 2023 sarà disposto il 3 gennaio.

Per le prestazioni previdenziali e assistenziali, il certificato di pensione per il 2023 sarà pubblicato tra i servizi online disponibili sul sito istituzionale.
 

Cosa è e come funziona Quota 41

Con Quota 41 il diritto alla pensione si raggiunge con 41 anni di contribuzione. È una prestazione economica erogata, a domanda, ai lavoratori che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente al 19° anno di età; questa, quindi, è riservata ai soli lavoratori precoci. Anche il requisito contributivo - 41 anni - è bloccato fino al 31 dicembre 2026, mentre così come per la suddetta pensione anticipata è prevista una finestra mobile trimestrale.

Non è però sufficiente essere lavoratori precoci. Per accedere a Quota 41, infatti, è anche necessario far parte di una delle seguenti categorie: persone in stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale e conclusione integrale della prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi; invalidi con percentuale superiore o uguale al 74% accertata dalle competenti commissioni mediche per il riconoscimento dell’invalidità civile persone che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, legge 5 febbraio 1992, n. 104, ovvero un parente o un affine di secondo grado convivente qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto 70 anni oppure siano affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti; lavoratori che hanno svolto attività particolarmente faticose e pesanti (gravosi) ai sensi del decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67.

Per questi, il requisito contributivo di 41 anni può anche essere perfezionato cumulando i periodi accreditati su diverse gestioni assicurative.

Attenzione: Quota 41 è riservata a coloro che rientrano interamente nel regime di calcolo contributivo. Ciò significa che vi possono ricorrere solamente quei lavoratori con anzianità contributiva successiva al 1° gennaio 1996, o in alternativa coloro che possono avvalersi del computo nella Gestione separata.

Cosa è la pensione anticipata e come funziona

La pensione anticipata Inps permette al lavoratore di tenere conto solamente degli anni di contributi per andare in pensione, indipendentemente dall’età anagrafica.

Possono richiedere la pensione anticipata i soggetti in possesso del requisito contributivo di:

41 anni e 10 mesi per le donne, pari a 2.175 settimane;
42 anni e 10 mesi per gli uomini, pari a 2.227 settimane.

Secondo le norme vigenti, questo requisito è previsto fino al 31 dicembre 2026; fino a quella data, infatti, il requisito della pensione anticipata non sarà adeguato a eventuali variazioni delle aspettative di vita, come previsto dal decreto n. 4/2019.

Per il raggiungimento delle suddette settimane contributive si tiene conto della contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata; non solo, quindi, anni di lavoro, ma anche contributi da riscatto come ad esempio per gli anni di studio finalizzati al conseguimento della laurea.

Tuttavia, per i lavoratori che hanno iniziato a versare la contribuzione prima del 1° gennaio 1996, alcune gestioni a carico delle quali è liquidato il trattamento pensionistico prevedono che del suddetto requisito contributivo almeno 35 anni di contribuzione siano al netto dei periodi di malattia, disoccupazione, e/o prestazioni equivalenti.

Per coloro che invece hanno iniziato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, quindi rientrano interamente nel regime contributivo, non viene considerata la contribuzione derivante dalla prosecuzione volontaria, mentre quella accreditata per i periodi di lavoro precedenti il raggiungimento del 18° anno di età viene moltiplicata per 1,5. Quindi, a una persona che tra i 17 e i 18 anni ha lavorato per 12 mensilità gli verranno riconosciute 18 mensilità di contribuzione.
 

Quando si può andare in pensione con la pensione anticipata? La data del pensionamento dipende esclusivamente dagli anni di contributi. A seconda dei casi, quindi, si può andare in pensione anche prima dei 60 anni; ad esempio, nel caso dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare da giovani, prima della maggiore età, il diritto alla pensione anticipata potrebbe essere raggiunto alla soglia dei 59 anni.

Va detto però che la pensione anticipata prevede una finestra mobile: significa che dalla data in cui vengono maturati i requisiti richiesti a quella in cui decorre la pensione deve trascorrere un certo termine, di 3 mesi in questo specifico caso.

 

Cosa è e come funzione l'Assegno ordinario d'invalidità e pensione d'inabilità

Come anticipato, esistono poi due forme di tutela che consentono l’accesso alla pensione indipendentemente dall’età a quelle persone a cui è stata accertata una riduzione della capacità lavorativa e che hanno maturato un minimo di 5 anni di contributi.

Nel dettaglio, le possibilità sono due:

assegno ordinario d’invalidità, a cui possono accedere i lavoratori dipendenti e autonomi con infermità fisica o mentale, che determini una riduzione, superiore ai 2/3, della capacità lavorativa;

pensione d’inabilità, riservata invece a quei lavoratori dipendenti e autonomi con infermità fisica o mentale che determina la totale inabilità al lavoro.

In entrambi i casi, per avere accesso alla prestazione è necessario aver almeno 5 anni di contributi, di cui almeno 3 riferiti al quinquennio che precede la data della domanda.

Ultimo aggiornamento: 17 Marzo, 11:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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