Recovery plan, il manifesto per il Sud: «Una regia sui fondi»

Venerdì 31 Luglio 2020 di Andrea Bassi
Recovery plan, il manifesto per il Sud: «Una regia sui fondi»

Prima gli scambi di idee. Poi le riunioni rigorosamente a distanza, su zoom. Infine la decisione di mettere nero su bianco quello che si potrebbe definire una sorta di “manifesto” per fare in modo che l’occasione storica del Recovery fund, i 209 miliardi che nei prossimi anni l’Europa verserà all’Italia, non siano dispersi e possano essere invece utilizzati per «ricostruire» il Paese. Una ricostruzione che, spiegano i 29 firmatari del documento, tra i quali spiccano docenti come Gianfranco Viesti e Guido Pellegrini, economisti come il direttore della Svimez Luca Bianchi, editori come Alessandro Laterza e Carmine Donzelli, personalità come Marco-Rossi Doria, ex ministri come Carlo Trigilia, non può che partire dal Mezzogiorno. Una intenzione resa esplicita sin dal titolo del documento: «Ricostruire l’Italia. Con il Sud». Porre il meridione d’Italia al centro del piano di Rilancio non va considerata un’idea rivendicazionista, ma piuttosto un’esigenza ineludibile. I firmatari del “manifesto” lo dicono sin da subito.

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Non ci sono solo motivi di equità, che pure non possono essere trascurati.

Ma il Sud è «la riserva di crescita dell’Italia, perché dispone delle maggiori quantità di risorse inutilizzate, in particolare umane». L’Italia, si legge nel documento, non è un treno con improbabili locomotive. È come una squadra di ciclisti: per vincere ognuno deve dare il suo contributo, nessuno deve restare indietro. Come nella logica europea alla base della “Next Generation Initiative”, si cresce se l’avanzamento di ognuno aiuta gli altri, grazie alle interdipendenze economiche».
 

IL CONTRIBUTO

Il Sud, dunque, «deve e può offrire un contributo fondamentale a questa ricostruzione; deve essere messo in grado di poterlo fornire, a vantaggio dell’intero paese». Ma cosa va fatto per attivare questo volano? Innanzitutto vanno scelte delle priorità. Non si può fare tutto e subito e, soprattutto, non si possono disperdere i soldi in mille rivoli come fatto con i fondi strutturali. Serve un piano unitario per tutto il Paese, con una forte regia centrale che stabilisca le priorità e un coinvolgimento a livello più basso dei Comuni. Tutti i fondi del Recovery vanno destinati a queste priorità, dando al Sud almeno il 34% di risorse che gli spetta e aggiungendo sugli stessi progetti i fondi della coesione. Il documento individua cinque assi prioritari sui quali investire. Il primo è quello «sociale». Ai cittadini del Sud vanno garantiti gli stessi diritti di cittadinanza che hanno i cittadini del Nord. Bisogna «costruire progressivamente le reti pubbliche dei servizi socio-sanitari territoriali, anche con un ruolo centrale del Terzo settore», si legge nel documento. Significa che non è più tollerabile, per esempio, lo stato della Sanità meridionale e l’esodo dei pazienti (con le relative risorse) verso il Nord. Il secondo asse è l’investimento nell’istruzione pubblica. «Per accrescere», dice il documento, «quantità e qualità degli apprendimenti, lungo tutta la filiera scolastica e in tutti i territori: dai servizi per l’infanzia al recupero dei vuoti didattici e di socialità causato dal Covid e dagli abbandoni».
 

IL MANIFESTO

Il sapere, aggiunge il manifesto, è l’ingrediente più importante per ricostruire l’Italia, soprattutto al Sud. Anche per evitare quell’esodo di cervelli che da anni impoverisce il Mezzogiorno e arricchisce le aree già più sviluppate del Paese. Il terzo asse sono gli investimenti sulla mobilità. Servono “grandi opere”, con effetti lontani nel tempo, ma anche e soprattutto un piano di interventi fisici puntuali di ricucitura ed efficientamento delle reti e contemporaneamente l’attivazione di servizi, anche nuovi, di trasporto urbano e di corto e medio-lungo raggio, spiega il documento. Il quarto asse sono i luoghi. Dedicare risorse alla valorizzazione della varietà territoriale e ambientale dell’Italia: sostenere le produzioni tipiche, la qualità e biodiversità agricola, i beni culturali, un turismo più sostenibile, la produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili. Poi ci sono le imprese, il quinto asse. Va rafforzato il tessuto di imprese industriali e terziarie in tutta Italia, favorendone la crescita dimensionale, una forte innovazione anche a matrice digitale, le convenienze a occupare di più anche, dice il documento, riducendo gli oneri contributivi sul lavoro e favorendo stabilmente le assunzioni di personale più qualificato, specie al Sud.

SOCIALE
Ospedali e servizi migliori
per garantire pari diritti

Investire nel sociale è una «precondizione», spiega il documento. Vanno costruite progressivamente le reti pubbliche dei servizi socio-sanitari territoriali, anche con un ruolo centrale del Terzo settore. Serve per prevenire futuri rischi sanitari e sociali, specie per i più deboli. Per puntare così ad un’Italia più giusta, nella quale siano riconosciuti a tutti i diritti di cittadinanza. Per creare occasioni per nuove occupazioni qualificate, soprattutto per i giovani e le donne. Va garantita insomma la coesione sociale indispensabile per lo sviluppo, soprattutto al Sud. Questo significa porre fine a fenomeni che da tempo hanno superato i livelli di guardia, come l’esodo degli ammalati del Mezzogiorno verso gli ospedali del Nord.

IMPRESE
Crescita dimensionale
e sgravi sulle assunzioni

Bisogna investire sulla qualità delle imprese. Va rafforzato, si legge nel manifesto, il tessuto di imprese industriali e terziarie in tutta Italia, favorendone la crescita dimensionale, una forte innovazione anche a matrice digitale, le convenienze a occupare di più (anche riducendo gli oneri contributivi sul lavoro e favorendo stabilmente le assunzioni di personale più qualificato, specie al Sud), investendo sui propri dipendenti. A stabilire legami con altre imprese e con una rete nazionale per la diffusione delle innovazioni. Il lavoro si crea con la qualità e i diritti. Uno dei temi centrali, insomma, resta la decontribuzione per le aziende che assumono nel Mezzogiorno. Una misura sulla quale da tempo ragiona anche il governo.

ISTRUZIONE
Istituti scolastici moderni
e meno tasse all’Università

Il secondo investimento considerato prioritario nel manifesto è quello sull’istruzione. Serve, c’è scritto, per accrescere quantità e qualità degli apprendimenti, lungo tutta la filiera scolastica e in tutti i territori: dai servizi per l’infanzia al recupero dei vuoti didattici e di socialità causato dal Covid e dagli abbandoni. Con investimenti strutturali nelle scuole, e la promozione di “comunità educanti” animate da istituzioni scolastiche e soggetti del privato sociale. Nell’università, per aumentare le immatricolazioni con meno tasse e più diritto allo studio, e dare prospettive a più giovani ricercatori e docenti. «Il sapere», si legge, «è l’ingrediente più importante per ricostruire l’Italia, soprattutto al Sud».

MOBILITA'
Servono grandi opere
e reti più efficienti

Uno dei cinque assi per la ricostruzione individuati nel documento, è quello sulla necessità di investire massicciamente nella mobilità. Servono, si legge nel manifesto, “grandi opere”, con effetti lontani nel tempo ma anche e soprattutto un piano di interventi fisici puntuali di ricucitura ed efficientamento delle reti e contemporaneamente l’attivazione di servizi, anche nuovi, di trasporto urbano e di corto e medio-lungo raggio. Per accrescere le “capacità” delle periferie, rivitalizzare il terziario nei centri storici, aumentare l’integrazione fra le economie urbane e i territori circostanti. Riconnettere l’Italia e in particolare il Sud e tutte le aree marginalizzate è una precondizione per lo sviluppo dell’intero paese.
 

LUOGHI
Agricoltura di qualità
e turismo sostenibile

Tra le priorità individuate c’è quella di investire sui luoghi. Vanno dedicate, si legge nel documento, risorse alla valorizzazione della varietà territoriale e ambientale dell’Italia. Vanno sostenute le produzioni tipiche, la qualità e biodiversità agricola, i beni culturali, un turismo più sostenibile, la produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili, la prevenzione e tutela del suolo, soprattutto sull’Appennino; la rigenerazione dei patrimoni immobiliari anche per accrescere l’offerta di abitazioni per le famiglie a basso reddito, le forme di auto-organizzazione sociale locale. La ricostruzione è più forte con il contributo di tutti i luoghi, in tutto il paese. Insomma, puntare sulle risorse del Mezzogiorno attraverso un cospicuo piano di investimenti.

Ultimo aggiornamento: 15:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA