Riforma scaglioni Irpef, si passa da 4 a 3 aliquote: chi ci guadagna (e quanto). Meno sconti per i redditi sopra i 100mila euro

Il governo vuole ridurre da quattro a tre le aliquote Irpef, ma con un tetto agli sconti oltre una certa soglia. Non solo, chi guadagna oltre 100mila euro potrebbe avere dei vantaggi ridotti su altre voci fiscali

Martedì 3 Ottobre 2023 di Giacomo Andreoli
I punti della riforma fiscale, di cui si attendono i primi decreti attuativi nei prossimi mesi

Riforma fiscale sì, ma non per tutti allo stesso modo. Il governo sta pensando di introdurre vantaggi limitati per i redditi sopra una certa soglia di reddito. Insomma, mettere una sorta di tetto agli sconti, così da risparmiare fondi pubblici, realizzare subito parte della riforma e non favorire troppo i più abbienti. Per la riforma dell'Irpef, che prevede il passaggio da quattro a tre aliquote nel 2024, l'idea è doppia. La prima, nota da tempo, è agire sulle aliquote più basse e far sì che sopra i 28mila euro lo sconto sia fisso per tutti: 260 euro annui.

Per i redditi sopra i 100mila euro, poi, si ragiona su un taglio degli sconti fiscali sulle spese legate alle assicurazioni, allo sport e alle erogazioni liberali, ovvero le donazioni in denaro a favore del settore pubblico o del settore privato no profit.

La legge di Bilancio 2020 ha introdotto il décalage si questi sconti partire da 120 mila euro, per azzerarsi arrivati a 240 mila euro. Si tratterebbe quindi di abbassare le soglie. Non verrebbero però toccati gli sconti legati a sanità, casa, famiglia ed efficientamento energetico. Vediamo quindi nel dettaglio come funzionerebbe la riforma.

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Riforma dell'Irpef: quanto si guadagna in busta paga

Le risorse a disposizione non sono molte, motivo per cui l'opzione più probabile è un primo accorpamento delle prime due aliquote. Attualmente si paga il 23% su quello che arriva a 15 mila euro l’anno e il 25 da questa soglia fino a quella dei 28 mila euro. Estendendo l’aliquota più bassa, resterebbero comunque ferme le successive due (35% fino a 50 mila euro e 43% al di sopra di questo importo).

Il numero di aliquote scenderebbe così da quattro a tre. In base alle statistiche sulle dichiarazioni fiscali i contribuenti con un reddito tra 15 mila e 28 mila euro sono quasi 14 milioni (inclusi come già accennato pensionati e lavoratori autonomi) ma il taglio di due punti percentuali riguarderebbe tutti gli scaglioni.

In concreto significherebbe: 60 euro in meno di tasse all’anno per chi guadagna 15 mila euro, 100 euro in meno per chi guadagna fino a 20 mila euro e un beneficio fisso pari a 260 euro l’anno per coloro che sono al di sopra della soglia dei 28 mila euro di reddito.

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L'effetto complessivo per i lavoratori

Se nel 2024 arrivasse il taglio dell'Irpef assieme alla conferma della sforbiciata sul cuneo fiscale e la detassazione al 15% delle tredicesime (per i redditi fino a 35mila euro), si potrebbe verificare un effetto cumulo molto interessante per i lavoratori. Con uno stipendio lordo mensile da 1150 euro al mese (15mila annui), si potrebbero guadagnare in un anno circa 600 euro netti in più rispetto a giugno di quest'anno, mentre per chi ha un reddito da 35mila euro annui (fino a 2692 al mese per tredici mensilità), il beneficio complessivo arriverebbe a circa 1650 euro netti.

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Il taglio degli sconti per i redditi alti

In generale, poi, nel mirino del governo ci sono tanti sconti fiscali per chi ha redditi sopra i 100mila euro. Tra le detrazioni a rischio ci sono quelle relative alle spese per assicurazioni, sport, scuola e università. Potrebbero essere interessate anche le erogazioni liberali, tra cui le donazioni ai partiti. Non verrebbero toccate invece quelle legati a sanità, casa, famiglia ed efficientamento energetico. Del resto, il nuovo rapporto sulle “spese fiscali” allegato alla Nadef, le voci quest’anno sono salite a 626, 34 in più rispetto all’anno scorso, per un costo totale di 82 miliardi di euro, il 5% in più rispetto al 2022.

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Ultimo aggiornamento: 5 Ottobre, 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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