L'Italia vuole difendere la produzione nazionale di auto. E per farlo valuta la possibilità di introdurre incentivi. Aiuti che, intanto, saranno razionalizzati grazie all'approvazione in consiglio dei ministri di una riforma complessiva, un nuovo codice, dei sostegni alle imprese. Ad annunciare nuovi sostegni sull'auto è stato il ministro del Made in Italy Adolfo Urso parlando ieri alla presentazione del rapporto di Federmanager e Aiee (l'associazione degli economisti dell'energia) sugli impatti in Italia sul settore, del piano europeo che impone il divieto dal 2035 di produrre vetture a diesel e benzina. Il governo sta valutando, ha spiegato Urso, «come, da subito, realizzare degli incentivi che in qualche misura incentivino la produzione nazionale di autovetture». Con Stellantis, l'ex gruppo Fiat, è già aperto un tavolo al ministero che si è riunito nei giorni scorsi. Urso ha già sollevato una questione. «La maggior parte degli incentivi», ha spiegato ieri, «sono andati a macchine Stellantis, ma soprattutto a macchine Stellantis realizzate all'estero». Dunque va trovato il modo di indirizzare le risorse verso le produzioni nazionali. Sul fronte elettrico, per esempio, quest'anno il gruppo dovrebbe lanciare un city car elettrica, la Topolino, che però verrebbe prodotta in Marocco sulla piattaforma della "cugina" Citroen Ami.
IL PASSAGGIO
Il governo guarda alla verifica intermedia sulla direttiva prevista per il 2026. Una finestra di opportunità che potrebbe permettere di ammorbidire l'atterraggio verso le emissioni zero. «Su due dossier, quello sull'euro 7 e quello sulla CO2, cioè sui veicoli pesanti», ha spiegato Urso, «non daremo tregua». A fare cambiamenti, ha rassicurato il ministro, sarà «la prossima Commissione, perché nel 2024 si vota e questa sempre più larga opposizione ad una visione ideologica probabilmente diventerà maggioranza». Sono temi insomma, ha aggiunto Urso, che nella verifica del 2026 potranno essere affrontati «in un contesto politico-istituzionale ben diverso da quello attuale». Intanto ieri il consiglio dei ministri ha approvato anche la delega per la riforma degli incentivi alle imprese. L'intenzione è arrivare alla razionalizzazione del numero imponente di misure agevolative (una "giungla" le ha definite Urso), prive di sistematicità o di un raccordo, oggi dirette alle imprese: 1.982 interventi agevolativi, di cui 229 delle amministrazioni centrali e 1.753 delle amministrazioni regionali. Lo scopo finale è concentrare le risorse senza più una logica di interventi a pioggia in modo anche da rispondere all'Inflaction reduction act americano.