Dare un sostegno fiscale alla natalità.
LA LEVA
Giorgetti e i tecnici del ministero dell’Economia sono convinti che la via migliore sia quella fiscale. A Via XX Settembre sono al lavoro per preparare un documento con una proposta che potrebbe essere sintetizzata così: “tasse azzerate” per chi ha almeno due figli. Già, ma in che modo? Al ministero si stanno effettuando una serie di simulazioni per valutare le compatibilità economiche. Giorgetti, comunque, avrebbe già dato un’indicazione chiara: la misura deve andare incontro alla classe media, quella che oggi ha rinunciato a mettere al mondo figli. Dal punto di vista tecnico le possibilità sono diverse. Una l’hanno lanciata ieri il sottosegretario al Made in Italy, Massimo Bitonci, e il presidente della Commissione Bilancio e Finanze del Senato Massimo Garavaglia. Due leghisti, come Giorgetti, e considerati molto vicini al ministro. L’idea sarebbe quella di “reintrodurre” nel sistema fiscale italiano la deduzione per i figli a carico cancellata con l’introduzione dell’assegno unico. Nel vecchio sistema questo “sconto” era di 1.220 euro per i minori di tre anni e di 950 euro per gli altri (decrescente in base al reddito). La proposta lanciata da Bitonci e Garavaglia, invece, prevede una deduzione dal reddito imponibile di ben 10 mila euro a figlio e a prescindere dal livello della dichiarazione dei redditi, uguale per tutti.
Questa deduzione (se sommata ad altre detrazioni come quelle sui mutui o sulle ristrutturazioni) potrebbe azzerare le tasse per i redditi fino a circa 35 mila euro. Uno dei problemi è che i redditi più bassi non ne potrebbero usufruire perché già oggi versano zero Irpef allo Stato. Ma per loro ci sarebbe comunque lo strumento dell’assegno unico che, invece, è parametrato sull’Isee e dunque è più sostanzioso per chi guadagna di meno.
IL MECCANISMO
L’altro nodo da sciogliere è se lo sconto andrà a uno solo dei genitori, a entrambi (magari al 50%). Se uno degli obiettivi è anche incentivare il ritorno al lavoro delle madri, potrebbero essere queste ultime le beneficiarie della misura.
L’altra strada possibile sarebbe quella non di una deduzione dal reddito (che si sottrae dall’imponibile su cui poi si calcola l’imposta), ma di una detrazione (che invece si sottrae direttamente dall’imposta). In questo caso riconoscere uno sconto di 10 mila euro a figlio avrebbe dei costi molto alti. I minori di 18 anni in Italia sono 9 milioni, e riconoscere a tutti la detrazione costerebbe 90 miliardi. Limitarsi ai soli nuovi nati avrebbe comporterebbe una spesa invece di 4 miliardi (calcolando 400 mila nascite). Il tema dei costi è dirimente. Nel Def non ci sono molte risorse. Per quest’anno, al momento, sono disponibili 3,4 miliardi che lo stesso Giorgetti aveva promesso che sarebbero andati ad abbattere il cuneo fiscale. Ma si tratterebbe di un intervento che porterebbe solo pochi euro nelle tasche dei lavoratori. Allora si starebbe ragionando se non avviare il “progetto natalità” immediatamente, cominciando sin da subito a destinare tutte le risorse disponibili verso questo nuovo capitolo.
In Francia grazie al quoziente familiare, il meccanismo che permette di pagare le tasse non su base personale ma in base alle persone che compongono la famiglia, ha fatto riempire le culle. In Italia questo sistema è difficile da introdurre per una vecchia sentenza degli anni ‘70 della Corte Costituzionale. Erano altri tempi, e il crollo demografico non era ancora all’orizzonte. Ora invertire la tendenza è diventata la priorità assoluta per la tenuta del sistema previdenziale e per la sostenibiltà dello stesso debito pubblico.