Ddl Capitali, via libera del Senato: cosa prevede la nuova normativa

Martedì 27 Febbraio 2024
Ddl Capitali, via libera del Senato: cosa prevede la nuova normativa

Via libera definitivo dall'Aula del Senato al ddl capitali collegato alla manovra con 80 voti favorevoli, nessun contrario e 47 astenuti.

La maggioranza ha votato a favore mentre le opposizioni hanno deciso di astenersi. Si tratta di un provvedimento per il sostegno alla competitività dei capitali.

Il suo successo si misurerà già nei èrossimi mesi, con la capacità di bloccare, se non addirittura invertire, la diaspora delle quotate che hanno abbandonato Piazza Affari verso paesi con regole meno invasive, oneri di quotazione più contenuti e regole di governance più snelle. La meta preferita è risultata l'Olanda. Solo negli ultimi cinque anni la capitalizzazione persa da piazza Affari è stata di 55 miliardi: in venti anni circa 360 quotate hanno abbandonato la piazza finanziaria italiana.

Il Ddl Capitali, licenziato dal Governo Meloni nell'aprile scorso, ha avuto una lunga gestazione e un padre putativo: il ministero dell'Economia e delle Finanze che nel Libro Verde sulla competitività dei mercati dei capitali italiani, messo a punto nel 2022, dopo aver consultato tutta l'industria finanziaria, fece emergere tutte le debolezze della piazza finanziaria italiana. Tra queste la presenza di regole più penalizzanti rispetto ad altri mercati europei concorrenti (il cosiddetto gold plating). Dal lavoro di via XX settembre arrivarono anche una serie di suggerimenti, in gran parte recepiti poi nel testo della nuova legge.

Il Ddl capitali interviene quindi su vari aspetti per rilanciare la competitività del mercato anche se l'attenzione degli addetti ai lavori, negli ultimi mesi, è stata tutta concentrata sul capitolo della lista del cda, non prevista nella proposta iniziale varata dal Governo, e introdotta dalla maggioranza in Commissione Finanze del Senato. Si tratta di un tema cruciale nel dibattito in un paese dove non c'è una tradizione di aziende a capitale diffuso ma di aziende a controllo familiare.

Un tema delicato emerso nelle cronache finanziarie con lo scontro della primavera 2022 per il rinnovo dei vertici delle Generali. Su questa norma del Ddl Capitali ha espresso la sua posizione anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, all'inizio di quest'anno. La norma, che mette una serie di 'palettì al cda uscente per la presentazione della lista, «serve a limitare il meccanismo con cui si perpetuano all'infinito i cda a prescindere dai soci» ha affermato la premier. La nuova legge introduce inoltre una serie di semplificazioni per favorire l'ammissione alla quotazione. Tra queste anche l'aumento, da tre a dieci, dei diritti di voto assegnati a ciascuna azione a voto plurimo.

Altro aspetto di rilievo della nuova legge è l'introduzione dell'educazione finanziaria nei programmi scolastici; misura apprezzata da tutti, in grado di colmare un divario nell'alfabetizzazione finanziaria che penalizza la popolazione italiana. Il dibattito che ha portato alla messa a punto della nuova legge ha poi fatto emergere la necessità di una revisione generale del Testo Unico della Finanza, noto anche come legge Draghi, introducendo una delega al Governo.

La legge presenta anche altre novità divisive. Tra queste la possibilità di chiudere definitivamente le porte delle assemblee delle quotate alla presenza dei soci, confermando la modalità del voto con il rappresentante designato che ha imperversato durante gli anni della pandemia. Si tratta di una scelta (deve essere approvata dalla società e inserita in statuto) criticata, tra gli altri, durante le audizioni in Commissione Finanze del Senato, dal presidente della Consob Paolo Savona. Il Ddl Capitali ha modificato anche la riforma Renzi sulle banche popolari raddoppiando, da 8 a 16 miliardi di attivo, il 'tettò oltre il quale è obbligatoria la trasformazione in spa

© RIPRODUZIONE RISERVATA