In gergo golfistico, quello dell’Europa sui dazi è stato fino ad oggi un “long game”, un gioco fatto di attese e improntato al risultato finale. Tra i campi da golf del resort di Donald Trump, a Turnberry, in Scozia, toccherà a Ursula von der Leyen, questo pomeriggio, provare a mandare in buca la prima palla: un accordo quadro con gli Usa che scongiuri la guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico. Per riuscire a portare a casa l’intesa, che per il tycoon ha il 50% di possibilità di essere raggiunta, Bruxelles è pronta a fare un passo indietro anche sulla digital tax europea.
LO STOP PRO BIG TECH
È questa l’indiscrezione che si è fatta largo ieri, mentre il numero uno della Casa Bianca trascorreva la giornata a giocare a golf, in compagnia del figlio Eric e dell'ambasciatore statunitense in Gran Bretagna, Warren Stephens, in uno dei campi storici acquisito dalla società di famiglia nel 2008. La decisione di mettere in stand-by la tassa per i colossi digitali invocata da Francia e Austria - spigano fonti europee vicine al dossier - sarebbe la conseguenza del pressing di Washington a tutela delle Big Tech. Una mossa - per certi versi anticipata all’interno della proposta di bilancio Ue 2028-2034 che non ha incluso la digital tax - che non avrà ricadute sul Digital services act e sul Digital markets act (Dsa-Dma), i due pilastri normativi che impongono regole più severe su contenuti, trasparenza e concorrenza per le piattaforme, e a cui l’Ue non intende metter mano nonostante il malcontento degli States. La strategia, messa in campo dai negoziatori europei, ricorda il lobster deal del 2020, quando Bruxelles azzerò i dazi sulle aragoste americane ottenendo in cambio riduzioni su accendini, detergenti e cristalleria continentale.
LA TRATTATIVA
Dopo il fallimento delle trattative sullo “zero-zero” - per annullare le imposizioni reciproche, e la doccia fredda di possibili dazi al 30% a partire dal 1 agosto, l’Unione europea lavora per strappare un accordo generalizzato al 15%. Una cifra“digeribile” per Bruxelles, se si considera che il 10% è stato applicato a livello universale a partire dalla tregua di aprile e i balzelli al 5% erano già in vigore prima dell’insediamento di Trump. Se sulla possibilità di un accordo di massima si respira ottimismo - per mesi si è detto che l’incontro tra i vertici sarebbe avvenuto solo al raggiungimento di un compromesso da ratificare politicamente - tutta da giocare sarà la partita sui specifici settori da esentare (si ragiona su farmaci, superalcolici, aeromobili) e quelli su cui strappare qualche concessione. Come i metalli - acciaio e alluminio, oggi tassati al 50%, e l’automotive, colpito da dazi al 25%.
Nel faccia a faccia di oggi pomeriggio, nel quale von der Leyen sarà accompagnata dal commissario al Commercio, Maros Sefcovic, è probabile che il tycoon chieda garanzie aggiuntive. Su tutte, maggiori acquisti energetici (gas liquido e petrolio in testa) e investimenti Ue in infrastrutture Usa. D'altronde è stato lui stesso, appena atterrato dal suo Air Force One, all’aeroporto di Prestwick, a dire che «i punti critici sono forse una ventina. Non è il caso di elencarli tutti». Dopo l’incontro con la numero uno dell’esecutivo Ue, domani il presidente americano si sposterà in un’altra proprietà, sempre con campi da golf annessi - quella di Aberdeen - dove incontrerà Keir Starmer. Il premier britannico, primo a siglare un’intesa con gli States, punta a perfezionare l’accordo sulla parte riguardante alluminio e acciaio. Nonostante su questo punto lo stesso Trump abbia detto che esiste «poco spazio» per trattative: i metalli britannici godono già di dazi ribassati rispetto al resto dei paesi (il 25% contro il 50% globale).
L’ATTESA
Gli occhi dei 27 governi Ue, per ora, restano puntati, su questo fazzoletto di terra nel Sud-ovest della Scozia, dove il tycoon è stato per l’ultima volta nove anni fa, da sostenitore della Brexit, alla vigilia della sua prima elezione alla Casa Bianca. Il suo ritorno è stato accompagnato da proteste di fronte al Consolato Usa, a Edimburgo, dove si sono radunati centinaia di manifestanti con striscioni contro le politiche dell’amministrazione americana. Da Turnberry passa la trattativa sui dazi e il futuro delle relazioni tra Stati Uniti e Unione europea. La partita più importante, almeno oggi, sarà fuori dai campi da golf.