Assegno unico, perché non sfonda: speso un miliardo in meno

Sabato 12 Agosto 2023 di Luca Cifoni
Assegno unico, perché non sfonda: speso un miliardo in meno

IL CASO

Da gennaio a giugno l'Inps ha versato agli italiani 8,7 miliardi per le rate dell'assegno unico e universale (Auu), lo strumento introdotto per razionalizzare e incrementare l'aiuto ai nuclei con figli. Nel 2023 gli importi mensili dell'assegno sono aumentati dell'8,1%, adeguandosi alla corsa dei prezzi, ed è stata rivista verso l'alto - quindi in senso più favorevole ai beneficiari - anche la "scaletta" dei valori Isee in base alla quale gli importi stessi sono calcolati. In aggiunta al normale recupero dell'inflazione, la legge di Bilancio ha poi previsto un aumento del 50% per i bambini di età inferiore a un anno e per i nuclei con almeno tre figli. I dati confermano però che l'adesione delle famiglie resta un po' più bassa rispetto alle stime originarie. Ed anche la spesa si mantiene leggermente al di sotto degli stanziamenti disponibili: approssimativamente di un miliardo nei primi sei mesi dell'anno.

LA MEDIA MENSILE

Nella relazione tecnica del provvedimento che istituiva l'Auu veniva ipotizzata una platea teorica di 7 milioni di famiglie, corrispondenti a 11 milioni di figli (di cui 1,4 di maggiorenni ma minori di 21 anni, destinatari di un assegno dimezzato). Per i lavoratori dipendenti si stimava un'adesione totale, per gli altri inizialmente tra il 65 e l'85 per cento e poi crescente nel tempo. Nei primi sei mesi di quest'anno le famiglie che hanno ricevuto almeno una rata sono state poco meno di 6,2 milioni; ma se si guarda alla media mensile dei nuclei beneficiari (per tener conto del normale "ricambio" tra gli interessati) il totale scende a poco meno di 5,9 milioni. Quanto al numero dei figli raggiunti, se ne trovano nel semestre 9,6 milioni, che si riducono però a poco più di 9 se li calcoliamo con il criterio della media mensile.
Insomma mancherebbero all'appello circa 1,5 milioni di bambini e ragazzi: il che naturalmente influisce sulla spesa. La stessa relazione tecnica prevedeva per il 2023 un impegno finanziario di 18,2 miliardi, escludendo le famiglie che percepiscono il reddito di cittadinanza alle quali l'assegno viene pagato separatamente come integrazione a quest'ultimo. A queste risorse la legge di bilancio ha aggiunto 409 milioni per finanziare le maggiorazioni. Si arriva così a 18,6 miliardi. In sei mesi le uscite effettive (esclusa la quota del reddito di cittadinanza) sono state di 8,3 miliardi: proiettando questo valore sull'anno la spesa finale sarebbe di 16,6 quindi due miliardi sotto le stime. Su base semestrale il risparmio virtuale è pari alla metà. È probabile che nella seconda parte dell'anno gli esborsi dell'Inps aumentino un po', ad esempio perché le famiglie che hanno presentato l'Isee aggiornato entro fine giugno si vedranno riconoscere adeguamenti ed arretrati. Ma la spesa complessiva dovrebbe comunque restare al di sotto dei livelli previsti. Già il precedente governo, in presenza di un sottoutilizzo dell'Auu, aveva ridotto la dote del 2022 di 630 milioni; lasciando però prudentemente invariata quella degli anni successivi proprio in vista della necessità di recuperare un'inflazione aggressiva.

I CONTROLLI

Resta un dubbio: perché non tutte le famiglie sfruttano il sostegno dello Stato? Certamente le prime stime erano prudenziali. Nelle anagrafi 11 milioni di under 21 non risultano nemmeno: ce ne sono 10,8 con un calo di trecentomila unità rispetto a due anni fa. Per effetto di quello stesso calo demografico che l'assegno dovrebbe contribuire a contrastare. Poi esistono i nuclei che non si sono presi il disturbo di fare la domanda: o perché avrebbero avuto diritto ad una cifra bassa o perché scoraggiati dalla necessità di presentare l'Isee. Magari per timore di controlli su questo o su altri fronti.
 
Ultimo aggiornamento: 13 Agosto, 15:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA