Affitti brevi, l'accordo blinda la Manovra. Meloni agli alleati: «Nessun emendamento». Il vertice a Palazzo Chigi

C’è l’impegno della maggioranza a non chiedere modifiche in Parlamento

Martedì 31 Ottobre 2023 di Andrea Bulleri
Affitti brevi, l'accordo blinda la Manovra. Meloni agli alleati: «Nessun emendamento». Il vertice a Palazzo Chigi

L’intesa viene siglata dopo un’ora di vertice a Palazzo Chigi. Trascorsa la quale, ciascuno dei partiti di maggioranza può rivendicare di aver portato a casa il risultato. Dalle pensioni, con il ritorno di Quota 103 caro alla Lega di Matteo Salvini, fino al contestato (da Forza Italia) ritocco alle aliquote della cedolare secca sugli affitti brevi: scatterà solo a partire dalla seconda casa messa in locazione, così da tutelare i “piccoli” proprietari di immobili. E si accompagnerà a un codice identificativo per chi affitta, con l’obiettivo di far emergere gli abusivi. E se il nodo Rai viene rinviato ad altra sede, l’Iva sui pannolini, che sarebbe dovuta tornare al 22% dall’attuale 5, si ferma invece al 10. Mentre Fratelli d’Italia incassa dagli alleati l’impegno a non presentare emendamenti al testo, per un percorso spedito alla legge di bilancio. Una richiesta su cui Giorgia Meloni era stata netta, con i partner di governo.

Obiettivo: chiudere in tempi record. E dare un segnale di compattezza, troncando sul nascere ogni tentazione di assalto alla diligenza. 

Codice identificativo affitti brevi: cosa è, come si ottiene, dove si trova e quando è obbligatorio (per evitare multe)

Un messaggio che la premier, che ha subìto con qualche fastidio le critiche agli accordi già chiusi arrivate nei giorni scorsi da alcuni esponenti della maggioranza, ha ribadito durante il vertice convocato all’ora di pranzo. Al tavolo i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, i ministri dell’Economia e dei Rapporti col Parlamento Giancarlo Giorgetti e Luca Ciriani, e i centristi Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa. «Teniamo una linea comune ed evitiamo di prestare il fianco a divisioni», il senso dell’avviso con cui la leader di FdI redarguisce gli alleati. Del resto la roadmap era stata condivisa da tutti, e «quando si decide insieme di fare un percorso, non capisco le polemiche». Tanto più che il nodo delle risorse scarse era ben noto fin dall’inizio: «Questi erano i fondi, abbiamo fatto il possibile». Con una manovra che va incontro – ha aggiunto Giorgetti – alle aspettative dei mercati e alle richieste dell’Ue.

Ma alla fine l’esito del tavolo è di «grande compattezza e determinazione», recita una nota di Palazzo Chigi, con una manovra «improntata alla serietà e alla solidità dei conti pubblici». Finanziaria che, dopo la bollinatura della Ragioneria e il passaggio al Colle, è approdato in serata in Senato per cominciare l’iter parlamentare, da chiudere entro il 31 dicembre. E se l’impegno di azzerare gli emendamenti verrà mantenuto, sarebbe una prima assoluta.

LE NOVITÀ
Archiviati, insomma, gli attriti sulle pensioni (si torna a quota 103, con il ricalcolo contributivo dei versamenti per chi ha iniziato a lavorare prima del 1995), ma anche sull’aumento della tassazione sugli affitti brevi che aveva fatto nascere più di un mal di pancia dentro FI. Per le locazioni sotto ai 30 giorni, infatti, l’aliquota passerà sì dal 21 al 26%, ma solo a partire dalla seconda casa in locazione (e fino alla quarta). «Averlo messo nero su bianco risolve il problema – esultano gli azzurri – perché la maggior parte degli italiani è proprietaria di una sola abitazione». L’altra novità su questo fronte è il Cin, il Codice identificativo nazionale per le locazioni brevi. Una misura proposta da forzisti (e caldeggiata dai meloniani), che arriverà con un emendamento al decreto anticipi collegato alla manovra. E che, secondo i calcoli, permetterà di stanare gli abusivi e incassare fino a un miliardo di euro in più. Soldi che verranno destinati al Fondo per la riduzione della pressione fiscale. «Tutto si è risolto nel modo migliore», ha commentato Tajani lasciando Palazzo Chigi. Altro tema su cui gli azzurri avevano chiesto un supplemento di riflessione era il ritorno dell’Iva al 22% per i pannolini. Pericolo scongiurato: la tassa, dall’attuale 5%, salirà solo al dieci. 

Il capitolo che invece avrà bisogno di ulteriori limature è quello della Rai. La preoccupazione dei forzisti riguarda il taglio del canone da 90 a 70 euro (voluto da Salvini), che – è il timore – potrebbe causare un ammanco alle casse della tv pubblica. Da coprire, forse, con un innalzamento del tetto pubblicitario (di cui però non si sarebbe parlato). Dal vertice di ieri è uscito l’impegno ad approfondire il tema, anche convocando i vertici di viale Mazzini. E il partito di Tajani si mostra soddisfatto. «Liti sulla Rai? – commentano gli azzurri a taccuini chiusi – Neanche l’ombra». 
 

Ultimo aggiornamento: 09:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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