Stipendi Rai, sì del Senato al tetto

Giovedì 15 Settembre 2016
Stipendi Rai, sì del Senato al tetto

Un tetto di 240 mila euro agli stipendi della Rai, sia quelli dei giornalisti, ma anche del personale, degli amministratori (dunque anche del presidente e dell'amministratore delegato) e dei consulenti. E la stessa soglia sarà applicata anche a tutti i dipendenti e gli amministratori delle case editrici che vorranno avere accesso pieno al fondo a sostegno dell'editoria, le risorse messe a disposizione del governo per sostenere le società editoriali. Le novità sono state introdotta ieri con diversi emendamenti alla legge delega sul settore in discussione in seconda lettura al Senato. Sul tetto agli stipendi della Rai, il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ha dato parere favorevole a nome del governo, invitando la Rai a provvedere velocemente. A firmare la proposta di limite ai compensi per le case editrici, invece, è stato il leghista Roberto Calderoli. Nella sua prima versione, in realtà, la proposta dell'ex ministro delle riforme del governo Berlusconi, era stata presentata in una veste ancora più stringente. La norma prevedeva infatti, l'esclusione totale dall'accesso ai fondi per gli ammortizzatori sociali per le testate i cui giornalisti, dipendenti o consulenti, guadagnassero più dello stipendio del Presidente della Repubblica, ossia 240 mila euro. Il relatore del provvedimento, il Dem Roberto Cociancich, aveva dato parere favorevole, rimettendosi all'aula, come del resto aveva fatto lo stesso governo. È stata la presidente della Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro, a chiedere che il testo dell'emendamento Calderoli fosse accantonato per una riflessione supplementare. Una richiesta accolta dal presidente di turno dell'assemblea, Valeria Fedeli.

LE ALTRE NOVITÀ
Dopo una trattativa l'emendamento Calderoli è stato riformulato. Nella versione finale approvata dall'aula non si parla più di esclusione dall'accesso ai fondi, ma di semplice «riduzione». Inoltre è scomparso il riferimento ai «consulenti» ed è stato introdotto quello agli «amministratori». Una soluzione di compromesso che ha sollevato le critiche di parte dell'opposizione. Forza Italia ha chiesto che la riduzione venga comunque quantificata. Su una linea simile anche i Cinque Stelle.

Un'altra novità approvata ieri con un emendamento, riguarda la definizione di quotidiano on line. Per quest'ultimo si intende quella testata giornalistica «regolarmente registrata presso una cancelleria di tribunale, il cui direttore responsabile sia iscritto all'Ordine dei giornalisti, nell'elenco dei pubblicisti ovvero dei professionisti, che pubblica i propri contenuti giornalistici prevalentemente online, che non sia una mera trasposizione telematica di una testata cartacea». E ancora: «Che produca principalmente informazione; che abbia una frequenza di aggiornamento almeno quotidiano, che non si configuri esclusivamente come aggregatore di notizie». L'intento della proposta, hanno spiegato all'agenzia Public Policy i proponenti, «è la definizione dei confini del concetto di quotidiano online, al fine di limitare solo a tali fattispecie di siti internet, gli obblighi di carattere giornalistico. In questo modo liberando da oneri, a volte impropriamente applicati, i blog e altri siti internet».

 

Ultimo aggiornamento: 19:26