Stipendi Rai, 94 oltre 200 mila euro. I vertici: no al tetto, siamo sul mercato

Martedì 26 Luglio 2016 di Claudio Marincola
Stipendi Rai, 94 oltre 200 mila euro. I vertici: no al tetto, siamo sul mercato
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Nessun tetto per i megastipendi dei dirigenti Rai ma un codice di «autoregolamentazione etica» per evitare che in futuro si ripetano privilegi e sprechi. Il cda di viale Mazzini al termine di un dibattito fiume (oltre 6 ore) vota all'unanimità un documento che ricalca la linea dell'ad Antonio Campo Dall'Orto e della presidente Monica Maggioni. Al tempo stesso fissa però linee di indirizzo e paletti che c'erano ma venivano facilmente ignorati. I contratti dovranno passare all'esame del consiglio di amministrazione che valuterà i profili e la congruità dei compensi. Alcune posizioni considerate anomale dovranno essere riviste e chiarite. Insomma il cda avrà un peso diverso e non farà solo da spettatore.

 

È il prezzo che l'ad dovrà pagare alle polemiche scatenate dall'operazione-trasparenza. Un'operazione che ha reso pubblici sul sito aziendale i megastipendi dei dirigenti - in 94 superano abbondantemente i 200 mila euro - esponendo il Pd agli attacchi feroci di Beppe Grillo e dei 5Stelle (tornati alla carica anche ieri sul blog).
 
GLI ARRABBIATI
Risultato: fibrillazione a Saxa Rubra con i dipendenti intenti ancora a tarda sera a smanettare compulsivi sul sito per conoscere i compensi dei colleghi più fortunati. Incavolati i grillini, aggressivi i renziani, irritato il premier. E ancora: il Codacons sul piede di guerra, l'Anac, l'Autorità nazionale anticorruzione decisa a convocare l'ad e la presidente. E l'Usigrai, il sindacato interno dei giornalisti pronto a presentare ricorso alla Corte dei conti per le assunzioni a tempo indeterminato di 15 esterni. Alla fine il vertice di viale Mazzini deve essersi sentito accerchiato. Tanto che il documento finale lo hanno votato anche Carlo Freccero e Arturo Diaconale che pure rappresentano l'opposizione. «Potevamo anche noi gridare allo scandalo - spiega Diaconale - ma chi ci avrebbe rimesso sarebbe stata solo l'azienda. Penso che la trasparenza - continua - sia come una Tac, mette in luce problemi che noi dobbiamo provare a risolvere». E i compensi d'oro? «Se la Rai vuole diventare una media company dovrà stare sul mercato. Parlare di stipendi calmierati e di tetti alle retribuzioni perciò non ha senso. Ha senso invece affrontare il tema etico dandosi un codice interno riportando le retribuzioni entro limiti più adeguati». Si è molto discusso del contratto del direttore editoriale Carlo Verdelli (320 mila euro) che dovrà riferire sulla riforma dei Tg ferma al palo, ma c'è stato un chiarimento anche sul ruolo di Carlo Conti che ha firmato un accordo come direttore artistico.

IL CASO MERLO
Franco Siddi, ha chiesto poi delucidazioni sul contratto di consulenza del giornalista Francesco Merlo. «Non ho nulla contro i pensionati e non discuto il valore del collega - ha chiarito Siddi - ma il suo contratto, un contratto da 240 mila euro l'anno che non prevede l'esclusiva, va rivisto e giustificato».
E il tetto? «Dobbiamo darci da soli una linea di indirizzo per un tetto agli stipendi di manager e direttori tra i 240 e i 250 mila euro, avendo l'accortezza di non farne una questione ideologica». La Rai, si legge nel documento approvato dal cda, è impresa pubblica che opera in un mercato fortemente concorrenziale in cui le retribuzioni delle figure apicali non sono affatto anomale nel raffronto con il mercato, anzi mediamente inferiori e fondamentali per assicurare al servizio pubblico le necessarie professionalità». Tradotto vuol dire niente tetti, ma intervenire prima che lo faccia il governo con la legge di Stabilità.

Ultimo aggiornamento: 27 Luglio, 15:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA