Alitalia, la compagnia punta su una guida italiana

Sabato 15 Aprile 2017 di Andrea Bassi
Alitalia, la compagnia punta su una guida italiana

Alitalia torna all'anno zero. Per l'ennesima volta. Se il «sì» prevarrà al referendum tra i lavoratori sull'intesa raggiunta tra sindacati e azienda, la sfida che si aprirà sarà di nuovo quella di far volare gli aerei senza perdere quasi due milioni al giorno. Il socio arabo di Etihad ha profuso un grande impegno nella compagnia, sia finanziario che manageriale. Ma i risultati fino ad oggi non sono arrivati.

GLI ERRORI
Alcuni errori di valutazione sono stati fatti. Quando è stato raggiunto il primo accordo di salvataggio nel 2014, probabilmente i soci arabi avrebbero potuto e dovuto chiedere qualcosa in più al governo che, altrettanto probabilmente l'avrebbe concessa. Un maggiore impegno nel freno alle compagnie low-cost, per esempio. Che, seppur promesso, non c'è stato. Ma un errore è stato anche l'aver pensato di guidare Alitalia da Abu Dhabi, con le prime linee della società riempite di manager Etihad. Una delle discontinuità che si registreranno probabilmente nelle prossime settimane, sarà proprio su questo fronte. Non appena il nuovo presidente esecutivo designato, Luigi Gubitosi, entrerà in carica, molto potrebbe cambiare anche nel management della compagnia, dove la presenza italiana dovrebbe tornare ad essere preponderante. Un segno di discontinuità. Il piano predisposto dall'amministratore delegato Cramer Ball è, del resto, molto sfidante. I ricavi dovrebbero salire del 30% nei prossimi tre anni. E questo grazie a biglietti meno cari per fare concorrenza serrata proprio alle low cost. Meno aerei ma più produttivi, in grado cioè di trasportare lo stesso numero di viaggiatori allungando l'orario di lavoro di almeno un paio d'ore. Infine, la densificazione, ovvero l'aumento dei posti a sedere su ogni velivolo per trasportare più persone e incrementare i guadagni. La flotta, a partire dal 2018, dovrebbe essere molto più efficiente, in linea cioè proprio con il modello low cost, che sfrutta al massimo e quasi sempre a pieno carico i propri aerei.

L'OBIETTIVO
L'obiettivo è proprio quello di marcare stretto i temibili concorrenti o quanto meno di ridurre le distanze. Ma anche di recuperare terreno sulle rotte lunghe, quelle più remunerative. Ieri Gubitosi ha spiegato che ha già chiesto ai suoi collaboratori di studiare anche una nuova rotta sul lungo raggio che sarà annunciata a breve. E dopo aver presentato l'accordo al consiglio di amministrazione ha sottolineato che «il board è stato ragionevole». Il piano prevede di portare da 7 a 14 euro gli introiti per passeggero. C'è poi il taglio dei costi, che nelle intenzioni della compagnia doveva arrivare quasi a 164 milioni, ma che è stato ridotto dal pre-accordo sindacale che ha limitato gli esuberi e ridotto il taglio degli stipendi dal 28-30% solo all'8%. Chi conosce i numeri, spiega che con le nuove cifre il piano continua a funzionare, anche se si cammina, ancora una volta, sul filo di un rasoio. Tutti però, per ora hanno fatto la loro parte. I soci, le banche che sono pronte a convertire prestiti in capitale e a erogare nuovi finanziamenti, il governo che ha concesso una garanzia statale alla compagnia tramite Invitalia nonostante la società non sia pubblica. Il rafforzamento patrimoniale vale quasi 2 miliardi di euro, con 900 milioni di nuova liquidità, compreso un cuscinetto di 400 milioni, 200 dei quali finanziati da Etihad, nel caso in cui il piano non dovesse restituire i risultati attesi.

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Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 00:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA