Come suo padre, anche Lorenzo Rossi, ha lavorato a Punto Radio, l’emittente fondata da Vasco a Zocca negli Anni 70. «Facevo un programma di attualità e musica, Punto Rossi, puro intrattenimento dove mettevo i miei gusti musicali, dal punk al rock agli italiani, compreso mio padre».
I ricordi
A La Stampa Lorenzo racconta di aver sempre saputo di essere figlio di Vasco. Sua madre Maria Gabriella “Gabry” Sturani non glielo ha mai nascosto: «Sì, sono cresciuto sapendolo, mia mamma me l’ha detto fin da piccolo. A 14 anni vidi una sua canzone su Mtv e chiesi a mia madre se potessi conoscerlo. Mia madre, che era in contatto con lui, pochi giorni dopo organizzò l’incontro e ci vedemmo nell’ufficio di Vasco a Bologna».
Si ricorda tutto: «Ricordo che entrò dicendo: “Buongiorno figliolo”. È vero che è un timido, ma quando ti guarda con quegli occhioni color ghiaccio diventi timido anche tu. Lui era emozionato e lo ero anch’io».
«Forse già dal giorno dopo si pose la questione del riconoscimento da parte sua, il che non era per niente ovvio, ecco perché è stata una bella cosa. Il tempo di fare l’esame del Dna e il riconoscimento è stato avviato».
Il rapporto
Da quel momento lì forse la sopresa più grande. Non solo per Lorenzo. «Tra di noi si è creato un rapporto forte, spontaneo, sincero. Vasco è riuscito a darmi tanto. Andavo poco e male a scuola, ero un ragazzo di 14 anni sbandato che era rimasto indietro di tre anni negli studi, ma lui mi ha dato sprone e un obiettivo col metodo del bastone e della carota. Si vedeva che ci teneva a me, mi stava dietro, tutto questo nonostante avesse una sua famiglia. Mi ha dato la possibilità di recuperare gli anni persi a scuola: mi sono diplomato e laureato, in Scienze della Comunicazione. A quell’età è fondamentale una figura che ti dica dove puoi arrivare e lui c’era, con le parole e con i gesti».
Bastone e carota? «Faccio un esempio, quando mi diplomai mi chiese cosa volevo come regalo e io gli risposi che mi serviva la lavastoviglie. Lui invece mi regalò una macchina nuova, un’Audi 3 che sostituì la Stilo usata che avevo e che mi aveva regalato sempre lui. Allo stesso tempo mi procurò una casa, ma l’affitto lo pagavo io. Mi ha insegnato anche a gestire i soldi».
Le sue canzoni? «Mi hanno aiutato per ogni situazione. Ce n’è una che ti fa stare meglio se la fidanzata ti lascia, se hai problemi personali o con gli altri. È un pugno nello stomaco che ti aiuta. Inconsapevolmente è stato uno psicologo per me e per molti altri che l’hanno ascoltato». Anche Gabri lo ha aiutato a crescere: «Gabry la canto sorridendo, è una bella emozione anche per me, è dolce ma straziante, con quel grido del soprannome di mia madre, ma forse è più significativa proprio per lei, Gabry».
E a proposito di sua madre: «È un’eterna Peter Pan, sarà sempre platonicamente innamorata di Vasco, ma non so veramente che effetto le fa. Ricordo che una volta si è commossa quando al ristorante misero su la sua canzone».
Oggi Lorenzo lavora nell'ambito musicale, ha due figlie. E una, di sei anni e mezzo l'ha portata al concerto di Bologna. «Quando vasco ha visto mia figlia e si è sdraiato sul palco per avvicinarsi il più possibile a salutarla». Beata lei...
«Ora il mio sogno è scrivere questa storia, che è una bellissima storia, perché c’è un ragazzo solo e un uomo che ha deciso di essere un bravo papà, a differenza di altri. Se potesse aiutare anche una persona su mille a far sì che un padre voglia bene a suo figlio…».